Pericu: mi farà comodo ma aspetto i programmi di Paolo Lingua
Perico: mi farà comodo ma aspetto i programmi CON TONINO? Perico: mi farà comodo ma aspetto i programmi Lm GENOVA m ULIVO, da quindici giorni, ha ufficialmente il candidato a sindaco di Genova, dopo le polemiche per il «siluramento» dell'attuale primo cittadino, Adriano Sansa. E' Giuseppe Pericu, 59 anni, genovese d'orgine sarda (il padre è un facoltoso commerciante di formaggi di Ozieri), ordinario di diritto amministrativo alla Statale di Milano, titolare di avviati studi legali a Genova, Milano e Roma. Pericu, considerato da sempre di area socialista, è stato deputato, sempre nell'ex psi, nel biennio 1994-96. Ha aderito successivamente ai laburisti, dai quali è poi uscito. Allora, Pericu, Antonio Di Pietro ha annunciato che, nella campagna elettorale d'autunno, farà un giro in tutte le città dove si vota per sostenere i candidati dell'Ulivo. E' una prospettiva che la rallegra? «La campagna elettorale non sarà semplice, né agevole. La presenza di Antonio Di Pietro mi sembra indubbiamente utile. Gliene sarò certamente grato». Gliene sarà grato sul piano politico, oppure per il richiamo che Di Pietro esercita sull'opinione pubblica? «Di Pietro, in questo momento, mi sembra che rappresenti soprattutto (vorrei quasi dire «unicamente») un simbolo, più che una realtà politica con dei contorni precisi. Comunque, se il simbolo corrisponde al concetto di «Mani pulite», credo lo si possa accettare positivamente come messaggio di correttezza e di trasparenza per chi si accinge a fare l'amministratore pubblico». Quindi per lei non esiste un Di Pietro-pensiero. Pensa anche lei come Michele Serra, che propone la «trimurti» Celentano-TombaDi Pietro? «Trovo Michele Serra molto spiritoso: ovviamente il suo è un paradosso - perché d'un paradosso si tratta - francamente eccessivo». Lei è considerato un socialista «di lungo periodo», anche se la sua attività politica è stata ristretta e limitata nel tempo: non avverte contrasti tra la sua vicenda personale e la presenza di Di Pietro come supporter? «Io credo nel socialismo riformista, anche se ovviamente è una realtà ideologica che va ammodernata ai tempi (penso a Tony Blair), ma sono un socialista al quale i magistrati non fanno venire l'orticaria. Non credo d'essere l'unico in Italia». Parlerà allora in piazza accanto al Tonino nazionale? «Certamente. Perché, in attesa di conoscere davvero il contenuto del pensiero del dottor Di Pietro, sarà una manifestazione evidente del primato della politica, che è un valore al quale io credo. Di Pietro, prima di accettare un ruolo politico a tutto tondo, ha lasciato la magistratura. Credo che questo sia corretto, nella forma e nella sostanza». Sembra di cogliere nelle sue parole una polemica indiretta nei confronti di certi giudici... «Niente affatto. Il dovere dei giudici è di servire la legge: tocca ai politici produrre la legge. Basta non confondere i ruoli». E il dottor Di Pietro non confonde? «La sua posizione personale è chiarissima. Ripeto: aspettiamo le sue proposte concrete e valuteremo la sua ideologia. Per il momento debbo ammettere, come tutti, che si tratta d'un singolare fenomeno di forte radicamento popolare. Io sono un professore universitario e un avvocato che deve uscire, in parte, dal tunnel del tecnicismo e del linguaggio elitario: quella del sindaco e un'elezione diretta, di forte segno popolare. Ho bisogno, mi si perdoni la malizia onesta, d'un sostegno popolare. Chi meglio di Di Pietro?». Paolo Lingua A sinistra Teodoro Buontempo A destra Giuseppe Pericu
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