Buontempo: non ho paura Le truffe non pagano mai

Buontempo: non ho paura Le truffe non pagano mai Buontempo: non ho paura Le truffe non pagano mai OMA non c'entra nulla con Di Pietro, e Di Pietro non c'entra nulla con Roma. Faranno meglio a ricordarselo». Teodoro Buontempo, l'uomo che Pierluigi Borghini vorrebbe come vicesindaco, non crede che la carta Di Pietro possa in qualche modo cambiare la partita per il Campidoglio. «Sarà ininfluente, dice». Come sarebbe «inmfluente», onorevole? Secondo i sondaggi (e secondo D'Alema), uno come Di Pietro è un catalizzatore di voti. Sbagliano tutti? «Io credo di sì. E comunque, quando si tratta di eleggere il sindaco, i romani si muovono con motivazioni diverse da quelle che regolano il teatrino della politica nazionale. Qui si tratta di problemi reali, di sofferenze, di conquistare il futuro...». E' per questo che lei - sul «Tempo»! di oggi - chiede addirittura il voto degli elettori di Rifondazione comunista? Ci crede davvero? «Il patto tra Rifondazione e Rutelli è contro natura. In questi quattro anni più volte i consiglieri comunisti si sono trovati m disaccordo con il sindaco. Io ho solo chiesto di dimenticare gli scontri ideologici e di battersi per Un futuro migliore. E ho scritto che ogni voto preso dall'elettorato di Rifondazione per me vale doppio. E che sarei onorato di riceverli». E non pensa che invece Di Pietro possa portare a Rutelli voti che in teoria potrebbero andare a Borghini, e di conseguenza a lei? «Gliel'ho già detto: i romani sanno benissimo che il degrado della città è colpa degli amministratori del pei che l'hanno governata per decenni. E sanno anche che quasi tutti gli uomini di quel pei oggi sono finiti nel pds. Rutelli è soltanto una foglia di fico...». Sarà, ma Antonio Di Pietro come si inserisce in questo gioco? «Non si inserisce per niente. Così come non possono inserirsi tutti gli altri protagonisti della politica nazionale. Anzi, se mi permette do un consiglio a tutti quanti: restatevene a casa, che è meglio. Qui si vota per Roma, soltanto per Roma. Di Pietro, oltretutto, è un molisano, uno che non dimentica. Lo lasci dire a me, che sono abruzzese...». Che cosa vuol dire, onorevole? «Che quando il signor Antonio Di Pietro, è stato ministro - lo è stato per poco, ma abbastanza per rendersi conto di quello che faceva - ha avuto modo di osservare i programmi del sindaco sul giubileo. E un molisano come lui non può schierarsi con una superficialità e un'inconsistenza come quelle». Lui ha detto che lo farà. Che parteciperà alla campagna elettorale per le amministrative. E allora? «E allora niente. Non credo che vorrà schierarsi per una battaglia che non gli appartiene». Se è per questo, i nemici di Di Pietro sostengono che neppure la campagna al Mugello dovrebbe appartenergli. Eppure lui la fa lo stesso. O no? «Sì, ma quelle sono elezioni politiche. E, una volta a Roma, tutto finisce nel calderone, nel teatrino. Qui è diverso, qui si tratta di fatti concreti, di governare una città che ha bisogno di una svolta». Quindi, secondo lei, se Ruteni si presentasse in piazza al fianco di Di Pietro commetterebbe un errore? «Diciamo che se lo facessero dimosterebbero a tutti i romani che la loro campagna elettorale è una truffa?». E perché, scusi? «Senta, ci sono due sole possibilità: se Di Pietro parla con il cuore non può far altro che andare contro Rutelli. Se invece si schiera con il sindaco, allora vuol dire che parla per interesse. E che paura volete che faccia un Di Pietro che non parla con il cuore?». Guido Tib erga Il vice di Borghini «Per Roma servono soluzioni, il teatrino della politica nazionale non spostai voti» L'«erede di Sansa» a Genova: la battaglia è dura, se viene gliene sarò grato»

Luoghi citati: Genova, Roma