L'indegna crociata contro lo Zio Sam

r r lettera dall'america "1 L'indegna crociata contro io Zio Som OLTO pacatamente vorrei dichiarare che amo più che mai gli Stati Uniti d'America e riconosco l'infinito debito di riconoscenza civile e morale per quel Paese. Lo so, non è il momento più popolare per fare una dichiarazione del genere, visto che va di moda correre in surf sulla nuova ondata di antiamericanismo che si spinge a definire «barbara» la più viva e vitale società democratica di tutti i tempi e di tutti i luoghi, che ha già pagato per noi, col suo sangue, il prezzo della nostra libertà. Credo che sia giusto dire che esistono italiani i quali non dimenticano quanto debbano all'America, proprio per il suo ruolo di motore civile e morale che ha portato senza chiasso alla vittoria del nostro vituperato Occidente su un Oriente oscurantista, e dopo avere ridimensionato una certa petulanza parassitaria dell'ex impero di Carlo V. Non a caso la Spagna va ormai considerata una democrazia più vicina alla Svezia che a Leoluca Orlando, il quale ha avuto l'ardire di muovere da Palermo per andare a insegnare ai selvaggi americani che cos'è la giustizia. Noto anche che finalmente, a cose fatte, si legge sulle corrispondenze di stimati colleghi, i quali fino a ieri garantivano ai loro lettori l'innocenza di O'Dell, ciò che privatamente avevano sempre ammesso: e cioè di aver ritenuto O'Dell colpevole, ma di aver preferito addomesticare le loro corrispondenze a misura del gusto di quei lettori che non chiedevano la verità, ma paramenti per celebrare il rito antiamericano. Non accadde la stessa cosa durante la guerra del Golfo? Non erano forse dalla parte di Saddam gli stessi che ieri erano per il povero O'Dell, sia detto con la massima pietà per lo sventurato morto a Greensville, allo scopo di saziare il proprio rancore personale, esistenziale, con gli Stati Uniti? E se così non fosse, come mai non li abbiamo visti né uditi protestare per le migliaia di altri morti che camminano, o che non camminano affatto, in attesa 1 del boia domani mattina, I magari sulle colline di Pe¬ chino? Lo sanno o no che in India si mettono a morte le ragazze che non hanno la dote? Sanno o non sanno quel che accade in alcuni Paesi arabi? Anch'io sono contro la pena di morte e sarei felicissimo se sparisse, perché considero sacra persino la vita dei lombrichi. E perché la pena di morte infligge un mostruoso calvario anche alla gente comune costretta a vedere e sapere. Qui da noi, nella culla del diritto, si abolisce generosamente l'ergastolo ma non si blocca la libera mattanza di camorra e mafia. Le galere sono piene in compenso di innocenti in attesa di giudizio e parecchi di loro si suicidano. Intanto gli assassini delle Brigate rosse, che sdegnosamente si sono tenuti pezzi di verità sulle loro losche malefatte, salgono in cattedra e tengono lezione di etica, magari contro gli yankees. Poco importa se le loro vittime sono costrette a balbettare che non vogliono vendetta, ma almeno giustizia. Da noi il ruolo di vittima non è stimabile né stimato come negli Stati Uniti, questo è vero. Da noi devi stare attento a non far vacillare i due pilastri della saggezza e dell'opportunismo. Primo pilastro: chi muore giace e chi resta si dà pace. Secondo: chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Questa l'etica nostrana. Quanto al pedigree storico, il papato di Roma ha seguitato a tagliare con la ghigliottina teste di dissidenti e delinquenti a piazza del Popolo, finché ha potuto farlo. E' vero: gli americani hanno l'imbarazzante abitudine di prendere un assassino su cento e spedirlo al Creatore. Non ci fa piacere. Ma non è davvero dai nostri pulpiti che possono partire prediche tanto supponenti e tracotanti. Paolo Guzzanti urti I

Persone citate: Leoluca Orlando, Paolo Guzzanti

Luoghi citati: America, India, Palermo, Roma, Spagna, Stati Uniti, Stati Uniti D'america, Svezia