l'inchiesta su Squillante di Chiara Beria Di Argentine

l'inchiesta su Squillante l'inchiesta su Squillante Dalla Svizzera è arrivato uno scatolone di documenti MILANO. Superlavoro per i magistrati che si occupano dell'inchiesta che portò, nella primavera '96, all'arresto del capo dei gip romani, Renato Squillante accusato insieme agli avvocati Pacifico e Acampora e al senatore Previti di «aggiustare» processi. Ieri il gip Alfredo Rossato, dopo aver atteso invano per mesi una loro disponibilità a chiarire i fatti di cui sono accusati, ha dichiarato ufficialmente latitanti i figli di Squillante, Mariano e Fabio, entrambi giornalisti residenti all'estero. Nei confronti dei fratelli Squillante era stato emesso un ordine di custodia cautelare perché accusati, insieme alla madre Liliana e alla moglie di Fabio, Olga Favtchenko, di aver aiutato l'ex giudice a occultare tra 5 e 6 milioni di franchi svizzeri depositati su conti alla Società Ban- caria Ticinese di Bellinzona. Gli Squillante, primo caso di un intero nucleo familiare coinvolto in Tangentopoli, hanno chiesto al Tribunale del riesame - l'udienza è il 31 luglio - il dissequestro di alcuni conti disposto dalla Procura. Il loro destino, come quello di altri indagati, è in uno scatolone pieno di documenti preso in consegna ieri dalla GdF, in cui sono contenute le prime risposte alle decine di rogatorie sui conti esteri degli indagati consegnate giovedì a Berna dalle autorità giudiziarie elvetiche ai pm Boccassini e Greco. Risposte che i giudici aspettavano da molti mesi. Neppure il tempo di cominciare l'esame delle carte e subito i pm sono ripartiti. Destinazione: Lugano. Ad attenderli in Ticino per «atti d'inchiesta» il procuratore generale Carla Del Ponte. Perché a Lugano? Secondo alcune indiscrezioni fi i giudici avrebbero interrogato, come richiesto in una rogatoria del 17 luglio '96, uno dei personaggi chiave dell'inchiesta, Alfredo Bossert. In un'indagine della Procura di Modena sul contrabbando erano emersi infatti numerosi contatti,tra Pacifico, l'avvocato che aveva presentato ai funzionari della Sbt di Bel li zona alti magistrati come Squillante e l'ex capo di gabinetto del ministero della Giustiziai Filippo Verde, e Bossert, titolare delle società Intercambi, Okapi e Island View di Panama, Florcta e Renetta di Vaduz. Per gli mquirenti Bossert è un riciclatore di soldi della criminalità italiana e straniera che incassava il 20 % delle somme ripulite. La pista Bossert non è però l'unica che porta a Lugano. A Lugano risiede la vedova di Nino Rovelli, Primarosa Battistella, una delle protagoniste della megatangente di 67 miliardi sull'affaire Imi-Sir. A Lugano i pm italiani hanno richiesto il sequestro di documenti, titoli, conti (a partire dall'88 e solo per operazioni superiori ai dieci milioni) e anche cassette di sicurezza alla Società di Banca Svizzera di via Nassa, alla Banca del Gottardo, alla Banca Commerciale, alla Banca del Sempione. Sempre a Lugano sono stati individuati e, in alcuni casi, già interrogati non solo funzionari delle banche a conoscenza dei conti sospetti ma anche fiduciari come quel Ettore Abeltino, titolare del conto Emco alla Sbs da cui sono usciti, tra aprile e luglio '94,13 milioni e mezzo di franchi svizzeri. Una montagna di miliardi che sarebbero arrivati ai beneficiari della mega tangente Imi-Sir. Chiara Beria di Argentine