Dura da venti mesi il giallo della frase di P. Col.

Dura da venti mesi il giallo della frase II rapporto del Gico Dura da venti mesi il giallo della frase BRESCIA. C'è voluto quasi un anno e mezzo per risolvere il giallo della famosa intercettazione di Pacini Battaglia. Vero mistero di Pulcinella, tutto italiano: avrà detto «sbancato» o «sbiancato»? Si sorrideva un po' ovunque tentando di risolvere l'arduo dilemma. «Diobono, sbancato ho detto, ma si, sbancato...», ha raccontato finalmente ieri Pacini. Anche se in realtà Chicchi, più o meno negli stessi termini in cui l'ha ripetuto ai giudici bresciani, l'aveva già raccontato ai loro colleghi spezzini, nel novembre 96. L'equivoco, che lui stesso aveva generato sostenendo in un intervista a Enzo Biagi di aver detto «sbiancato», è stato dunque doppiamente risolto. Ma non gli altri interrogativi. Come se, la fatidica frase registrata dai Gico di Firenze 1*11 gennaio del '96, cambiasse davvero la sostanza dell'inchiesta bresciana, dimostrasse da sola cioè l'esistenza di quella che i pm bresciani hanno definito una concussione: di Di Pietro ai danni dell'astuto Chicchi. All'intercettazione, conclusa con un omissis, i Gico di Firenze, nel loro rapporto del 30 ottobre '96, dedicarono ben cinque pagine. Il capitoletto più noto è diventato però soltanto questo: «...A me se acchiappano che Lucibello e-Di Pietro hanno i soldi in Austria..."Io sono l'uomo più contento del mondo. Vediamo di capirsi. Io non ho sposato Di Pietro... nè Lucibello. A me Di Pietro e Lucibello mi hanno sicuramente sbancato... sbancato nei limiti che... A me se li buttan dentro tutt'e due... mi fai l'uomo più contento del mondo. Ho querelato il Giornale... Feltri... tutti, anche perchè mi hanno rotto i c... perchè ho avuto un'ottima chiacchierata, perchè tu lo sappia con il pm Salamone... che del discorso di queste e di altri due discorsi me li ha raccontati tutti... e abbiamo, insieme, notato che la cosa...» Sbancato? Di Pietro nella sua memoria difensiva al tribunale della libertà di Brescia il 23 dicembre (con cui ottenne l'annullamento delle perquisizioni subite a Curno e Castellanza), dedicò al contenuto del colloquio tra Pacini Battaglia e il suo legale romano, l'avvocato Petrelli, tre pagine. Scrivendo: «Si provi a leggere con serenità e obiettività l'intera conversazione e si vedrà che Pacini si limita solo a dare alcuni consigli, da banchiere esperto qual è al giornalista Chiodi, per richiedere ipotetici conti esteri in Austria di cui egli nulla sa. E' ancora oggi un mistero la fatidica frase "...a me Di Pietro e Lucibello mi hanno sicuramente sbancato"... E' certo però che solo Pacini può sciogliere questo dubbio, e molto probabilmente deve averlo già sciolto in sede processuale, quanto meno a La Spezia, ove, stando ai resoconti giornalistici, ha escluso in modo totale ogni mio coinvolgimento. Ma di esso, ripeto non v'è traccia nella documentazione messa a disposizione del Tribunale della Libertà di Brescia». In effetti Pacini aveva già svelato al pm di La Spezia Cardino il significato di quella frase: «La parola è proprio sbancato, ma questo non vuol dire che io abbia dato o promesso soldi a Lucibello e Di Pietro. Finendo dentro Tangentopoli ho perduto i miei affari con l'Eni...». Sbancato. [p. col.]