Mezzogiorno di fuoco per il Polo in difficoltà

Mezzogiorno di fuoco per il Polo in difficoltà Mezzogiorno di fuoco per il Polo in difficoltà IL CASO AL SUD CRISI NELLE REGIONI Lgr roma m ESEMPIO con la' «E» maiuscola è la Calabria. Lì la mancanza di coesione del Polo è palpabile. Sette, diconsi sette, esponenti del centro destra hanno affossato la giunta presieduta dal forzitalista Nisticò, mossi dalla volontà di compiere un «ribaltone» con il pds e persino con Rifondazione (che però ha già risposto «no grazie»), in cambio di sette, diconsi sette, assessorati. Quella calabrese è la dimostrazione più evidente della situazione del Polo delle libertà in Meridione. La più evidente, non la sola. In tutto il Mezzogiorno, il centrodestra che aveva vinto, e che sperava in un analogo successo a livello nazionale, dopo che quella vittoria, il 21 aprile, non c'è stata, sembra sprofondare nelle difficoltà. In Campania e in Puglia, tra i mille tormenti, si sta andando verso un rimpasto: la rottura, in quelle due regioni, è stata scongiurata solo all'ultimo minuto. In compenso in Sicilia si avvertono le prime avvisaglie di una crisi. Nel Meridione il Polo paga pesantemente il prezzo dell'insuccesso alle elezioni politiche per diverse ragioni. Innanzitutto c'è quella palesata da Gianfranco Fini, il quale ancora ieri ha invocato le elezioni per la Calabria, sparando contro l'ipotesi del «ribaltone». Secondo il presidente di Alleanza nazionale alla base di queste crisi ci sono le aspirazioni personali di alcuni assessori, soprattutto ex democristiani, che preferirebbero governare con il centro sinistra, con uno schieramento, cioè, che ha alle spalle il governo del Paese, con tutto quel che ne consegue in termini di finanziamenti e facilitazioni. D'Alema, da Reggio Calabria, ieri sera replicava a Fini: «Non è in atto nessun complotto e nessuna manovra. In ogni caso Fini venga qui in piazza contro la mafia, ad esprimere solida: rietà al sindaco. Sarebbe un gesto molto importante. In Calabria c'è stato il clamoroso fallimento di un assemblaggio che non è classe di governo. Così come fu nei sette mesi di governo Berlusconi. In quasi tutte le regioni dove la destra ha vinto, siamo in presenza di crisi a catena. Sarebbe giusta qualche considerazione autocritica. Noi non provochiamo ribaltoni, siamo però preoccupati che le istituzioni funzionino. Decideranno, in ogni caso, i calabresi, e non deciderà Roma». Ma se i problemi fossero quelli che indica Fini, per paradossale che possa sembrare, la situazione sarebbe più facile. Il fatto è che le lacerazioni del Polo sono molto più profonde. Possono riassumersi così: nel governo delle amministrazioni locali si scontrano le due anime del centro destra. Quella ex democristiana, abituata al potere da anni e anni di gestione dello stesso, e quella di Forza Italia e di Alleanza nazionale, due partiti, cioè, che sono giunti alla ribalta della politica tutto sommato da poco. Esemplari, i casi della Campania e della Puglia. Nella prima regione ad aprire i fuochi contro An, che presiede quella giunta, sono stati i ccd, nella seconda è stato il cdu a mettere in crisi il Polo. «Il problema - spiega a questo proposito Mastella - è da ricercare nella natura stessa della nostra coalizione. Forza Italia, che è il partito di maggioranza relativa, non assolve il ruolo che dovrebbe esserle proprio: quello di equilbrare, compensare... Noi e i cdu veniamo considerati dei partiti piccoli e i nostri alleati più grandi ogni volta che avanziamo una richiesta, ce la respingono come se si trattasse di una pretesa». Quel che Mastella imputa a Forza Italia, in buona sostanza, è il non saper svolgere la stessa funzione della democrazia cristiana, che, da partito di maggioranza relativa, mediava con gli alleati minori e non lesinava sugli assessorati, pur tenendo per sé i più' importanti. Insomma, dentro il Polo, i partner si rinfacciano reciprocamente le colpe. E se Fini attribuisce la responsabilità di quel che sta succedendo nelle regioni meridionali agli ex de di ccd e cdu e alla loro propensione ad occupare posti di potere, questi ultimi tacciano Alleanza nazionale di «arroganza», parola utilizzata anche tre giorni fa dal segretario del cdu Rocco Buttiglione nel corso di un vertice del Polo in cui si è cercato di venire a capo della situazione in cui versano le giunte del centro destra nel Mezzogiorno. E ancora non è scoppiata la «grana siciliana». In quella regione sì che se ne possono vedere delle belle. Perché in Sicilia la situazione è ancor più complicata. Prima di tutto c'è l'eterno scontro tra gli ex democristiani di ccd e cdu e Forza Italia e An. A questo si aggiunge la sotterranea lotta tra gli «az- zurri» e Alleanza nazionale per il predominio. Ragion per cui, nel centro destra, molti danno per probabile l'ennesima crisi di una giunta retta da questa coalizione. Così, il Polo, che a Roma, sul piano della politica nazionale, si sta dimostrando sufficientemente compatto, nel Sud d'Italia, invece, è quanto mai disunito. [m. t. ni.] Il centrodestra paga il prezzo dell'insuccesso alle politiche Problemi in Puglia Calabria, Campania Fini: gli ex de troppo ambiziosi La Quercia: nessun complotto, fate un po' di autocritica Antonio Rastrelli (47,3%: forza Italia, an, ccd}; sconfitto Giovanni Vacca (40,2%: pd$, rifondazione, verdi, prag. democratico, patto democrati n

Persone citate: Antonio Rastrelli, Berlusconi, D'alema, Gianfranco Fini, Giovanni Vacca, Mastella, Nisticò, Rocco Buttiglione