«Proveremo ad arrivare vicino al 3 %» di Enrico Benedetto

ECONOMIA E FINANZA Parigi e l'Uem «Proveremo od arrivare vicino al 3%» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Francia ha ammesso ieri - ma per mezz'ora appena - che le sarà impossibile centrare l'obiettivo del 3%. Dovrebbe quindi essere, a rigore, esclusa dalla Moneta Unica europea. Parola del portavoce governativo Catherine Trautmann. «Proveremo ad avvicinarci il più possibile», dichiara in prima versione. Salvo rettificare poi che Parigi non derogherà dalla meta ufficiale. Già criticatissima per l'eccessiva parlantina e qualche gaffe, il sindaco di Strasburgo è forse incorsa, banalmente, in un lapsus freudiano. Ognun sa che malgrado le continue rassicurazioni, solo un miracolo potrebbe impedire alla Francia di non oltrepassare la famosa soglia. Ma la verità bisogna tacerla. In caso contrario, 1'«eccezione francese» scatenerebbe gli altri europartner nella corsa ai saldi. E visto che un decimale tira l'altro, l'Europa scivolerebbe verso il 4% sul pnl come deficit tollerabile. Di che indignare Theo Weigel, scoraggiando inoltre nazioni virtuose come il Lussemburgo e la Finlandia. La provvidenziale rettifica salva invece, almeno a titolo provvisorio, l'onore. Solo tre giorni prima - lunedì il ministro dell'Economia Dominique Strauss-Kahn si era dannato l'anima per convincere Bonn che Parigi fa sul serio. La stangatina estiva (un diecimila miliardi da spillare in larga misura alle imprese) garantirebbe sul lungo termine l'ingresso nell'euro. Per il '97 bisognerà contentarsi del 3,3%, ammonì Strauss-Kahn, ma l'anno successivo arriverà indefettibilmente la cifra tonda. Sottinteso: scusateci, meglio non possiamo fare. Da We%el, il Ratzinger dell'ortodossia maastrichtiana, arrivò uno scettico incoraggiamento. Bravi! disse, ma aggiungendo: «Ignoriamo tutti come andrà a finire». In ogni caso, la manovra finanziaria annunciata non è suscettibile di risolvere il problema. Bercy - il superministero economico creato da Jospin - finisce per ammetterlo, sia pure a mezze parole. Occorreranno ben altre misure. In autunno è attesa una recrudescenza delle tasse sulla «fortuna personale». Pagheranno insomma i ricchi, in linea con un programma gauchiste. Ma sull'«International Herald Tribune» Dominique Strauss-Kahn fa presagire riforme previdenziali per il pubblico impiego, e mutualistiche. La campagna di eurosacrifici sarebbe appena all'inizio. Pessimismo, inoltre, sul fronte occupazione. Il ministro ritiene che sviluppo o meno - i tre milioni attuali di senzalavoro non decresceranno nei prossimi 18 mesi. E la sua collega Martine Aubry (Affari Sociali) conferma indirettamente la diagnosi, guardandosi bene dall'azzardare previsioni. «Non voglio illudere nessuno», dice. Ma se la Francia claudica per sua stessa ammissione, è lungi dal credere che l'euro possa davvero essere la sua pietra d'inciampo. L'oltranzismo tedesco svanirà dinnanzi alla prospettiva che l'Europa monetaria nasca lasciando fuori Parigi. E' questa, in definitiva, l'arma su cui punterebbe il governo per non mancare lo storico rendez-vous senza incrudelire troppo le pressioni fiscali. Tra Scilla-Weigel e Cariddi-pcf (il cui sostegno è necessario per la maggioranza parlamentare, ma a prezzo di serie turbolenza) Lionel Jospin naviga in acque davvero perigliose. I Enrico Benedetto