E' giallo sull'indulto

Giuliano Pisapia: «Fermi alla situazione di qualche mese fa» Giuliano Pisapia: «Fermi alla situazione di qualche mese fa» V giallo sull'indulto Smentito l'accordo raggiunto alla Camera ROMA. Pene dimezzate per gli ex terroristi, neri e rossi. Non dovranno più scontare l'ergastolo, ma al massimo vent'anni di carcere. Verranno condonate, fino a un tetto massimo di sei anni, le condanne per associazione sovversiva e banda armata. Saranno infine aboliti gli inasprimenti di pena e i cumuli nati dalla legislazione di emergenza. Sono questi i termini dell'accordo in tema di indulto che, secondo fonti parlamentari, è stato raggiunto ieri in Commissione giustizia alla Camera, durante una riunione dell'ufficio di presidenza. Ma si tratta di un accordo fantasma, perché lo stesso presidente della Commissione, Giuliano Pisapia, ha subito provveduto a smentire la notizia: «Sono stupefatto - ha dichiarato l'esponente di Rifondazione comunista -, la situazione è la stessa di qualche mese fa». L'unica cosa certa, secondo Pisapia, è che di indulto si discuterà la settimana prossima in Commissione, forse martedì. Anche i Popolari negano che sia stata raggiunta un'intesa, o perlomeno che il ppi ne sia stato partecipe. Dice infatti Antonello Soro, capo della segreteria politica del ppi: «Il nostro capogruppo in commissione, Carotti, non ha partecipato ad alcuna riunione sull'argomento». Sulla stessa linea Carlo Giovanardi del ccd: «Per quanto ci riguarda, nessuna intesa e nessun regalo ai terroristi», ha dichiarato, «continueremo a dar voce alle ragioni dei familiari delle vittime piuttosto che alle interviste fiume di Toni Negri». Ma qualcosa ieri in Commissione dev'essere realmente successo, perché altri esponenti politici sono invece scesi in campo per difendere il presunto accordo, stipulato da pds, an, Rifondazione, ppi e verdi. In particolare, Alberto Simeone, di Alleanza nazionale e membro della commissione giustizia, ha dato corpo al «giallo», confermando che nel corso di una riunione, alla quale hanno partecipato quasi tutti gli schieramenti politici, «si è arrivati ad un'ampia convergenza politica per definire i termini del provvedimento da portare all'approvazione». E il verde Paolo Cento, con tono solenne, ha ammonito che «se qualcuno si tirerà indietro dovrà renderne conto. Questo provvedimento deve avere priorità assoluta perché non è tollerabile che subisca ulteriori dilazioni. Sono giorni che se ne parla a livello politico...». La base dell'accordo dovrebbe riguardare circa 200 detenuti per reati di terrorismo, e sarebbe la sintesi di numerose proposte avanzate sia dall'Ulivo, sia dal Polo. Secondo Cento, non sarebbe molto distante dal testo elaborato da Nicky Vendola, relatore del provvedimento. Vendola, tuttavia, smorza gli entusiasmi. «Non ero in commissione - ha detto - non so se si sia discusso dell'argomento con importanti novità». Non c'era neanche Pietro Folena, responsabile del pds per la Giustizia, un fatto singolare. Rimarrebbe da chiarire, a quanto pare, la questione dei fuoriusciti per reati di terrorismo. Il Polo ritiene che possano rientrare in Italia, ma solo dopo che avranno ammesso le loro responsabilità per i reati commessi durante gli «anni di piombo». E' possibile che venga chiesto loro di consegnarsi alla giustizia italiana, come ha fatto Toni Negri. [r. r.] Giuliano Pisapia, presidente della commissione Giustizia alla Camera

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