Molotov contro i marocchini

Due le piste: un episodio di razzismo o un regolamento di conti legato allo spaccio di droga Due le piste: un episodio di razzismo o un regolamento di conti legato allo spaccio di droga Molotov contro i marocchini Tre ustionati da un commando a Milano MILANO DALLA REDAZIONE Sono arrivati in frenata poco dopo mezzanotte, sullo stradone afoso, con tre scooter, e una cabriolet - in tutto sette ragazzi bianchi, dicono i testimoni hanno rallentato più o meno davanti al chiosco, dove i ragazzi neri stanno in gruppo, hanno acceso e hanno tirato. La prima molotv ha centrato Hailva Abdullah, 18 anni, marocchino, e Fasrer Hassant, 19 anni. La seconda è andata a vuoto. La terza ha sfiorato Ahamed Aouani, 23 anni. Due fiammate, le urla, gli altri che scappano. E gli scooter con l'automobile che vanno via a tutto gas. Un lampo di paura, i tre ragazzi ricoverati d'urgenza all'ospedale di Niguarda. I primi due con prognosi pesanti per le ustioni, trenta giorni, il terzo che invece se l'è cavata con poco, le mani bruciate, dieci giorni di medicazioni. «E' lui - dice un ragazzo nero - che ha soccorso i suoi due amici. E' lui che gli ha strappato i vestiti in fiamme». «Razzismo - dicevano le prime versioni - un episodio di razzismo». Ma non sembra che le cose stiano proprio così. A sentire la gente di questo quartierone della periferia meridionale di Milano (in zona Barona, proprio alle spalle del sempre animato e turbolento Giambellino) quello è un punto di spaccio, roba da fumare e roba pesante. E' un punto, in via Ettore Ponti, nel nulla di tutto questo cemento, dove di notte si concentrano contrabbandieri e sbandati, a presidiare un territorio di piccoli commerci, magari per qualche bevuta di trop¬ po, con coda di litigi e ogni tanto pure di rissa. Le gazzelle lampeggianti dei carabinieri - l'altra notte - sono arrivate a tutta velocità. C'è stato il solito fuggi fuggi. Poi le ambulanze per i feriti: tutti e tre senza permesso di soggiorno, tutti e tre senza fissa dimora. Piccoli contrabbandieri, dicono i carabinieri, che per tutto il giorno hanno cercato di verificare il movente di questo attacco. E, allo stato delle indagini, la faccenda sembra più un regolamento di conti, un contrasto di territorio appianato col fuoco, piuttosto che un episodio di intolleranza. Il colonnello Emanuele Garelli - che pure fa la premessa d'obbligo: «Stiamo seguendo tutte le piste» - precisa: «Contrariamente a quanto avviene negli attacchi razzistici, gli assalitori non hanno detto niente, non hanno lanciato slogan o insulti». E tutti quelli che hanno visto i ragazzi bianchi in azione confermano: «Non erano teste rasate». Piuttosto: randagi, guerrieri di malavita. Dice un marocchino che a metà mattina ancora transita sui marciapiedi vicino al chiosco: «Sono arrivati, hanno acceso con calma e hanno lanciato le molotov. Poi sono scappati via». Qualcuno ha visto le targhe? Non sembra. Qualcuno sarebbe in grado di riconoscerli in foto? Non sembra. Da queste parti, oltre ai casermoni popolari, ci sono parecchie aziende dismesse, parecchi capannoni abbandonati dove gli extracomunitari trovano rifugi notturni, case precarie, accampamenti semiclandestini. Eppure in questo quartiere non c'è tensione palpabile tra bianchi e neri. Non ci sono mai state denunce dei residenti. Mai state proteste di strada. E' più facile pensare a una spedizione punitiva. I tre scooter sono arrivati a luci spente e così pure l'auto, una Peugeot rossa decapotabile. «Era mezzanotte e un quarto - racconta un testimone - al chiosco c'erano una decina di marocchini». Dagli scooter le piccole fiamme dell'accensione. «Si sono fermati a una decina di metri dal chiosco e hanno lanciato». Dice ancora: «Poteva venir fuori un massacro». Vero. E che sia stato pensato e fatto per ritorsione malavitosa anziché per odio razziale - di questi tempi - fa un po' meno orrore. Le bottiglie lanciate da sette ragazzi foggiti a bordo di un'auto e tre motorini Accanto, uno dei tre extracomunitari feriti A destra, il luogo dell'agguato

Persone citate: Emanuele Garelli, Molotov

Luoghi citati: Milano