Eltsin, anatema del Patriarca di Anna Zafesova

Elisili, anatema del Patriarca Per il veto alla legge anti-culti stranieri Elisili, anatema del Patriarca MOSCA NOSTRO SERVIZIO «Il veto presidenziale sulla legge sulle religioni può generare tensione tra la società e il potere». E' questa la reazione minacciosa del patriarca di tutte le Russie Alexij II alla decisione di Eltsin di respingere una legge che ha provocato un caso internazionale e che di fatto metterebbe al bando tutti i culti «non tradizionali». Il patriarcato ha impiegato due giorni per mandare giù lo sgarbo, dopo di che ha deciso - per la prima volta - di contrastare apertamente il Cremlino. Per Alexij II il veto è stato «una sorpresa». Il patriarca aveva esplicitamente chiesto al presidente di firmare il documento. Al monastero Danilovskij, centro della chiesa ortodossa russa, nessuno dubitava che Eltsin avrebbe seguito il consiglio: ha sempre tenuto molto all'amicizia con il patriarca, che gli portava in dono non solo l'influenza della chiesa, ma anche un'immagine di zar buono che ha a cuore la fede della Santa Russia. Invece Eltsin ha preferito prestare ascolto al Papa e soprattutto al Congresso americano che ha minacciato di interrompere l'aiuto alla Russia se la legge fosse stata approvata. Una decisione che, dice Alexij II, ha suscitato «rammarico» nel clero e nei fedeli che chiedono di fermare gli «pseudoculti distruttivi» arrivati dall'estero. Unica possibilità di redimersi: approvare la legge senza alcun emendamento. Per annunciare di essere passato all'opposizione il patriarca ha convocato una conferenza stampa. Ma all'ultimo momento ha preferito evitare un incontro con i giornalisti - quasi tutti i media russi hanno criticato duramente la legge - e si è dato malato. Al suo posto si sono presentati il metropolita Kirill, responsabile delle relazioni estere del patriarcato, che ha cercato - in modo piuttosto contraddittorio - di spiegare che la legge della discordia è in realtà «fin troppo liberale», che non bandisce e non proibisce proprio nulla. Secondo Kirill, infatti, il periodo di 15 anni di attesa prima di poter avere uno status giuridico, richiesto dalla legge a tutti i culti «nuovi», non riguarda né il cattolicesimo, né le chiese protestanti, ma solo le varie sette. Come mai allora il cattolicesimo non è stato inserito nell'elenco delle religioni «tradizionali» (Islam, ortodossia, giudaismo e buddismo)? «Il cattolicesimo è una religione di stranieri», sbotta Kirill, ma subito dopò, ricordandosi di godere fama di liberale ed ecumenista, spiega che i cattolici, pur presenti da secoli in territorio russo, non hanno contribuito a formare lo spirito del popolo. Per cui, ha concluso Kirill, «la chiesa di Mosca non scenderà a compromessi». Nemmeno con il presidente. Anna Zafesova Il presidente Boris Eltsin con il patriarca di tutte le Russie Alexij II

Persone citate: Boris Eltsin, Eltsin, Patriarca

Luoghi citati: Russia