la Svìzzera «cede» le carte di Squillante

Sono i primi documenti, finora l'opposizione degli indagati ne aveva impedito l'arrivo Sono i primi documenti, finora l'opposizione degli indagati ne aveva impedito l'arrivo la Svìzzera «cede» le carte di Squillante Boccassini e Greco dalla Del Ponte per i conti dell'ex gip MILANO. Si chiamano «Rowena», «Forelia», «Alvenau», «Quasar)», «Tempelof», «Pavone», «Cammeo». Oppure si nascondono dietro un semplice numero, «136.183 ML», o una sigla, «Emco», o una società. Conti correnti aperti negli anni scorsi e gestiti fino al '96, presso le banche svizzere per raccogliere miliardi in arrivo dal Lussemburgo, dal Liechtenstein, dal Regno Unito, dal Principato di Monaco. Un tesoro immenso, descritto in centinaia di documenti da ieri nelle mani dei pubblici ministeri di Mani pulite: secondo le loro accuse, queste carte dimostrerebbero il giro di corruzione che aveva coinvolto alcuni esponenti della magistratura romana. Sono partiti presto i sostituti IIda Boccassini e Francesco Greco: con un aereo decollato da Linate alle 8 del mattino, per arrivare a Berna un'ora e mezzo dopo e ricevere dal procuratore federale elvetico Carla Del Ponte la documentazione cercata fin dall'inizio delle indagini. Martedì scorso, dopo aver respinto l'ultimo gruppo di 10 ricorsi presentati da Renato Squillante, l'ex capo dei gip di Roma inquisito per corruzione, la corte d'appello del tribunale federale di Berna aveva deciso infatti di dare il via libera alla procura di Milano. Era durata un anno e mezzo l'opposizione dei legali svizzeri alla trasmissione in Italia dei documenti per l'inchiesta sulla corruzione dei magistrati e, in un secondo tempo, anche per la presunta maxi-tangente di 67 miliardi versati per il processo Imi-Sir, che si concluse con un esborso p°r lo Stato di 1000 miliardi a favore degli eredi di Nino Rovelli. Due indagini che si sono presto collegate snodandosi dalle presunte tangenti ricevute da Renato Squillante (conti Forelia, Rowena, Quasar, Tempelof, e prima ancora Cammeo, chiusi tutti, emergerebbe dalle carte, due mesi prima del suo arresto con un trasferimento di oltre 6 miliardi a Vaduz e Panama) fino a tocca- re personaggi come il senatore Cesare Previti (conto 136.183 ML, riferimento «Filippo», presso la Sbs di Ginevra, circa 18 milioni di franchi svizzeri), l'avvocato Attilio Pacifico (conti ((Alvenau Anstalt» e «Pavone», presso Sbt di Bellinzona, più altri, per un totale di oltre 16 milioni di franchi svizzeri), l'avvocato Giovanni Acampora, beneficiario di una sostanziosa parte della presunta tangente ImiSir e i cui conti, secondo gli investigatori, sarebbero da tempo in Inghilterra. Non solo, Dalle carte svizzere emergerebbero anche i conti dell'ex capo di gabinetto del ministero di Grazia e Giustizia, Filippo Verde (sigla Master, 700 mila fran¬ chi svizzeri su un conto aperto da Pacifico) e dell'ex giudice della corte d'appello di Roma, Vittorio Metta, che nel '90 fu relatore nel processo di secondo grado della causa Imi-Sir, beneficiario di una controversa «eredità» di 2 milioni e mezzo di dollari, finiti presso la Zurcher Kantonalbank di Zurigo a nome della società Palomar Over- seas Corp. Molti di questi conti nei mesi scorsi sono stati messi sotto sequestro. Il pool ha dunque in mano carte decisive per le indagini? Non è di questo parere il legale svizzero di Pacifico e Previti. «Non è una sorpresa», ha commentato l'avvocato Carlo Lombardini, «e in ogni caso i documenti non rivelano assolutamente cose spaventose, per quanto riguarda i nostri clienti. L'importante è ora sapere che utilizzo verrà fatto di questi documenti in Italia». Secondo il legale, infine, la decisione importante non è questa, «ma quella dello scorso gennaio, quando il tribunale si pronunciò sull'ammissibilità delle rogatorie». In quel caso il tribunale ammise solo parzialmente le richieste dei magistrati milanesi, definendo «la causale dei versamenti indicata dagli mquirenti italiani», e cioè le tangenti ai magistrati corrotti, «semplici congetture che lasciano spazio al dubbio». Contro questa decisione aveva fat¬ to ricorso la procura generale. E martedì scorso la Corte d'appello federale ha emesso la sua sentenza, dando ragione ai magistrati. L'acquisizione delle carte, che dovranno passare ora a un nuovo vaglio della procura milanese, non è stato l'unico evento rilevante in Svizzera. Sullo stesso aereo dei pm Boccassini e Greco, viaggiava infatti anche il loro collega Fabio De Pasquale, titolare dell'inchiesta sulle società e i documenti di Francesco Patini Battaglia, centinaia di faldoni giunti nelle scorse settimane a Milano che nasconderebbero altri conti e i nomi dei loro beneficiari, alcuni coincidenti, e se l'ipotesi venisse confermata sarebbe clamorosa, con gli indagati di Mani pulite per l'inchiesta sui magistrati. De Pasquale si è recato a Ginevra per interrogare Joseph Pappalardo, direttore dell'ex Karfinco e braccio destro del banchiere tosco-svizzero, forse per un'iniziale conferma di alcuni conti trovati tra i documenti svizzeri, [p.col.]