D'Adamo-Pacini verità a confronto

Oggi toccherà al banchiere ginevrino. Ronfigli in Irlanda sulle tracce di finanziarie sospette Oggi toccherà al banchiere ginevrino. Ronfigli in Irlanda sulle tracce di finanziarie sospette D'Adamo-Paciiu, verità a confronto II costruttore altre 9 ore dai giudici MILANO. Con il tradizionale «non possiamo dire niente», alle sei e un quarto del pomeriggio Antonio D'Adamo e il suo avvocato lasciano la procura della Repubblica di Brescia. A sorpresa, ieri, terzo interrogatorio per l'ingegnere che fu amico dell'ex pubblico ministero Antonio Di Pietro ed era in affari con il banchiere italosvizzero Pierfrancesco Pacini Battaglia, detto «Chicchi». Nove ore. Sommate alle 27 dei due precedenti interrogatori, l'ingegnere arriva a 36 ore, un record. Oggi, poi, è previsto un terzo interrogatorio proprio per Pacini Battaglia. Segno che i magistrati bresciani vogliono accorciare i tempi, impedire fughe di notizie dai verbali secretati e incrociare le risposte. Silvio Bonfigli, uno dei pm, è volato in Irlanda e da martedì sta seguendo gli accertamenti presso alcune società finanziarie collegabili sia a Pacini che a D'Adamo. L'interrogatorio a sorpresa di ieri era stato deciso mercoledì sera. Interrotte soltanto dall'arrivo del barman con 7 caffè, le nove ore dell'ingegnere sarebbero state dedicate al. ruolo dell'avvocato Giuseppe Lucibello, già difensore di D'Adamo, Pacini Battaglia, altri big di Tangentopoli e, soprattutto, grande amico dell'ex pubblico ministero Antonio Di Pietro. Nelle intercettazioni telefoniche Pacini aveva parlato proprio dei due, Lucibello e Di Pietro, Geppino e Tonino: «mi hanno sbancato». Nell'inchiesta delle procura di La Spezia, Lucibello si era ritrovato nel registro degli indagati per «millantato credito», uno che spende il nome di un altro per guadagnarne qualcosa. Ma a Brescia Lucibello è sotto inchiesta per corruzione, per verificare se è vero o no che ha sbancato Pacini Battaglia. E D'Adamo, per nove ore, ha parlato dei suoi rapporti con Lucibello, dei viaggi a Ginevra per incontrare Pacini e incassare miliardi. All'ingegnere sarebbero stati chiesti infine anche lumi sulla presenza di alcuni soci libici nella Sii, la società di costruzioni alla quale era interessato Pacini, al punto - avrebbe raccontato - di versare quei famosi 12 miliardi. Miliardi che l'accusa ritiene invece fossero destinati per acquisire i favori di Di Pietro. Oggi tocca di nuovo a Pacini Battaglia. Il suo interrogatorio non durerà più di cinque ore, i by pass non lo permettono. In viaggio verso Brescia, il banchiere toscano avrà modo di leggere «Panorama» con nuovi attacchi alle sue fortune giudiziarie. Il settimanale diretto da Giuliano Ferrara se la prende con l'inchiesta sulla «Coopera- zione» e con Fausto Cardella, il sostituto procuratore di Perugia che la conduce. Inchiesta insabbiata? Per «Panorama» sì. «La prima ragione per cui a Perugia un processo molto urgente si è trasformato in un fantasma è Antonio Di Pietro. La seconda si chiama Pacini Battaglia. La terza ha le sembianze del colonnello dei carabinieri Francesco D'Agostino, legatissimo a Di Pietro. La quarta si chiama Mauro Floriani, un ex capitano della Guardia di Finanza appiccicato all'immancabile Di Pietro». Panorama ricorda i 700 milioni e i 200 milioni arrivati a D'Agostino e Floriani proprio da Pacini Battaglia: «A Perugia giace l'affaire giudiziario più dimenticato e scottante d'Italia perché lì c'è la chiave dei rapporti tra Pacini e Di Pietro». Vittorio Paraggio, ora procurartore capo a Voghera, è accusato di abuso d'ufficio perché «quand'era pm a Roma non avrebbe preso le iniziative dovute nei confronti di Pacini Battaglia». Conclusione: «Pacini uscì alla chetichella dopo aver corrotto, hanno sostenuto i magistrati di La Spezia, D'Agostino e Floriani, ma uscì soprattutto grazie alla solerte comprensione di Paraggio per il suo mito Di Pietro». Che, dall'Espresso, risponde a tutti con le 107 pagine della memoria consegnata ai magistrati bresciani: è la vecchia storia del Gico di Firenze: «Il pamphlet messo in piedi non è in realtà "originario", ma solo un maldestro assemblaggio di veleni, anonimi, falsi dossier a più mani e più scopi da parte di diversi personaggi da me a suo tempo inquisiti». A partire dallo «spregiudicato utilizzo del dossier sequestrato nel novembre '94 a Ferdinando Mach di Palmstein». [r. m.] «Il nostro modello nel rapporto con l'Ulivo è la Lega di Orlando» C'erano quasi cento militanti più i soliti parlamentari «fedelissimi» sembianze del co carabinieri Franostino, legatissimo La quarta si chialoriani, un ex capiGuardia di Finanza all'immancabile ricorda i 700 mi milioni arrivati a D'Agostino e Floriani da Pacini Battaglia: «Agiace l'affaire giudizidimenticato e scottanlia perché lì c'è la chrapporti tra Pacini e tro». Vittorio Paraggio, orrartore capo a Vogherasato di abuso d'ufficioIL PROGRAMMA Il costruttore Antonio D'Adamo