L'America snobba i sospetti «Questo caso è archiviato»

© L'America snobba i sospetti «Questo caso è archiviato» LNEW YORK A verità su Cunanan non interessa al Guardasigilli di Clinton, Janet Reno, che appare in tv con l'abito e l'espressione della festa e dichiara: «Giustizia è fatta». Non al capo della polizia di Miami, Richard Barreto, che si mostra rilassato tra i riflettori delle emittenti e le apparecchiature dell'Fbi e dice: «Oggi tutti possono rimettersi seduti e tirare un bel sospiro di sollievo». Ma la verità non interessa più neppure alle televisioni, e questo davvero la allontana per sempre. E' Joe Walsh, il produttore di «America's Most Wanted»,4l programma suì^ftcercati famo-'* " si, a emettere la sen- T . tenza: «ii caso è chiù- I cnmsoìn aito i calici. Fe- il delsteggia la comunità omosessuale di san passaDiego, da cui Cunanan proveniva e che si sentiva al tempo stesso accusata e minacciata. Adesso può preparare allegramente i cortei per la parata dell'orgoglio gay di domani. Esultano i venditori di vacanze a Miami: la stagione dell'incubo può ancora essere salvata e quelli che non sono venuti in luglio, per paura, verranno in agosto, per fare turismo macabro. In fondo, tutto quello che è accaduto è stato soltanto cattiva televisione. La prova vivente si chiama Marilyn Lane, abita a duecento metri dalla casa dove era nascosto l'assassino, ha guardato l'assedio in diretta tv, nel suo salotto, e poi detto a un giornalista: «Sembrava una puntata di Miami Vice, ma più lenta e il finale non si è capito bene». Benedetta Marilyn, non ha capito il finale; perché l'inizio, quello è comprensibile? L'inizio è esattamente di tre mesi fa^jgiovedì 2£.aprile, sera, San Diego, ristorante California Cuisine. Cunanan ha annunciato agli amici che intende lasciare la città e organizzato una festa d'addio con sei di loro. Mangiano ostriche e trota. Bevono champagne. Al momento del brindisi dice crueste parole: «Nessuno di voi mi conosce veramente». E' quello che ciascuno di noi potrebbe dire alle persone con cui ha diviso la vita per anni o sentirsi dire da ognuna di loro. Sarebbe una verità figlia del passato, nel caso di Cunanan è l'annuncio del futuro prossimo. Sta per cominciare il più sanguinoso viaggio da costa a costa della storia d'America. Cinque giorni dopo, a Minneapolis, uccide a martellate un conoscente. Quattro giorni più tardi, su un lago qualche chilometro a Nord, scarica il corpo trafitto da una pallottola di un ex .amante. Poi corre a Chicago per torturare e 'finire con la lama di una sega TT un miliardario, quindi Una teprosegue per Pennsvil- . v mi e sdel tele, nel New Jersey, do ve spara al custode di un cimitero. Quattro omicidi in dieci giorni. Poi si «riposa» per oltre due mesi, fino al 15 luglio quando, con tecnica da sicario, uccide Gianni Versace a Miami. Nessun assassino seriale ha mai agito così. Non c'è un filo che leghi le vittime. Le prime due le conosceva, le altre, pro- babilmente, no. Non c'è un rituale comune negli omicidi. Anche la sequenza temporale è insolita: anziché scadenze precise, in corrispondenza del bisogno di uccidere, una furia iniziale, una lunga quiete e poi un assassinio completamente diverso dai precedenti. Quanto al movente che l'ha determinato è rinchiuso nel sacco di plastica con il corpo di Cunanan. Gli psicologi e i criminologi che sfilano sugli schermi televisivi azzardano che abbia ucciso le prime due volte per vendetta, offeso dai' rifiuti subiti nella comunità gay; le due successive per provare di nuovo il pia- cere scoperto ammazzando; l'ultima, per entrare nella storia. Gianni Versace era il suo passaporto per il Paese della fama eterna, o almeno decennale, la vittima che gli permetterà di. continuare a vivere nelle enciclopedie degli assassini seriali vendute in edicola e nei periodici specchietti che i giornali dedicano ai «predecessori illustri» ogni volta che l'America partorisce un nuovo caso e poi lo chiude senza domandarsi di chi era figlio. Il padre di Cunanan era un marinaio filippino, tornato a Manila, ma lui preferiva raccontare una panzana su un miliardario israeliano. Ogni tanto si ridisegnava la vita e la dipingeva con colori sgargianti. Qualche volta c'erano una moglie ricchissima, separata e lontana, e un figlio. Qualche altra un'eredità in arrivo dalla Svizzera. Voleva entrare nel mondo degli uomini ricchi e famosi, ma non riusciva più a entrare nemmeno nei loro letti. Negli ultimi anni la sua attività di gigolò era in ribasso. Era ingrassato e per la depressione si era messo a bere. Questo l'aveva reso ancora più grasso e depresso. Nessuna via di scampo, solo un'ultima corsa da costa a costa, uccidendo fino a trovare la vittima che l'avrebbe reso famoso. E' così che è andata? E dopo, perché si è nascosto a soli quattro chilometri dalla scena dèi delitto? Perché ha sparato al custode della casa? Perché si è ucciso? Il capo della polizia dice soddisfatto: «Ha sentito la pressione, nostra e dei media. Tutta una nazione gli dava la caccia». Ah, certo. Due giorni fa un passeggero del volo NewarkHouston ha avvertito la hostess che il suo vicino di poltrona era Cunanan e un placido commesso viaggiatore si è trovato, all'arrivo, sei mitra spianati sulla scaletta. Quanto all'Fbi, non l'ha preso neppure quando lasciava nome e domicilio su una ricevuta al banco dei pegni. Poteva continuare la sua corsa, era così imprevedibile che si sarebbe smarcato ancora. Che cosa lo ha fermato? L'amica che è andata in tv con i due bambini a cui aveva fatto da padrino dicendogli: «Zio scimmiottino, è tempo di arrendersi»? 0 qualcuno che l'ha convinto con parole meno dolci e modi più rudi? 0 è successo tutto, fino all'ultimo, nella sua testa, nella testa di un uomo «che nessuno conosceva veramente», ma che voleva essere conosciuto da tutti? Interessa a qualcuno? Gabriele Romagnoli T . . • . I cnminologi: vedeva il delitto dello stilista come « < « .. \ passaporto per la celebrità TT . Una testimone.- questa stona . v « mi e sembrata una puntata del telefilm Miami Vice A sinistra, l'assalto degli agenti. A destra, il serial killer in un'immagine di alcuni anni fa. In alto, la casa galleggiante in cui si era rifugiato

Persone citate: Benedetta Marilyn, Clinton, Gabriele Romagnoli, Gianni Versace, Janet Reno, Joe Walsh, Marilyn Lane, Most, Richard Barreto