«Finalmente si è arreso»

«Finalmente si è arreso» «Finalmente si è arreso» Esultano i nemici dell'ex leader TIRANA DAL NOSTRO INVIATO 1 Il Presidente sta riflettendo, aveva detto in mattinata Linda Ishani, la portavoce. Il Presidente era con la sua solitudine. Aveva minacciato, o promesso, a seconda del punto di vista: «Me ne vado». E per la verità in pochi l'avevano preso in parola. Del resto, si usa così. Si dice una cosa e se ne fa un'altra: è la politica, si dice, per di più balcanica. Ma stavolta Sali Berisha aveva deciso che non gli conveniva più tirare la corda. I socialisti avevano vinto, in fondo le regole del gioco erano state quelle di sempre: un po' opache, elastiche e incerte. Ma per il momento sembrano le sole a funzionare. Così avevano vinto gli altri, e lui aveva ripetuto: «Lascio». E lo ha fatto. Almeno stavolta, Berisha è stato di parola? «Macché! Le dimissioni le aspettavamo per il momento della verifica delle nomine parlamentari», ribatte Rexhep Mejdani, il fisico che gli succederà, ha promesso Fatos Nano, premier socialista. «E poi doveva farlo prima, dimettersi, non cercar di prendere tempo». «Sì, doveva farlo molto prima», gli fa eco Luisa Hoxha, 36 anni, la piccola donna che ha fatto la rivoluzione di Valona ed è membro del Comitato per la salvezza della città, quello stesso che fu riconosciuto di fatto anche dagli italiani, tanto che la giovane economista partecipò all'incontro con i nostri politici sulla nave San Giorgio, mentre la città viveva i suoi primi giorni di tormento. «Doveva an- darsene, perché così avrebbe evitato tanti morti e tanti danni». Ora, lei che ha un nome tanto scomodo, è qui a Tirana per la cerimonia di apertura del nuovo Parlamento. Ci sono tutti, nella sala che sembra un teatro, in stile neoclassico, tranne i democratici che hanno mandato un solo rappresentante: Gene Pollo, che è considerato un fedelissimo di Berisha e un duro, e infatti subito chiede di leggere un documento, ma Dritero Agolli, lo scrittore che dal 1973 è presidente della Lega degli scrittori e degli artisti, insomma uno che Enver Hoxha il dittatore non 10 ha rinnegato, gli dice che non è 11 momento. E Gene Pollo fa un'uscita degna di Eleonora Duse. «Speriamo che non nasca un caos per quel rifiuto di Agolli, perché Pollo è rimasto molto seccato e ha fatto un gesto di stizza», ha commentato già in allarme Marcello Spatafora, ambasciatore italiano. E Marisa Lino, rappresentante Usa, indicata come la grande nemica di Berisha, ha detto che quel che si stava svolgendo era tutto «molto normale, il passaggio da un governo all'altro, come si deve. Il presidente Berisha? Lo aveva detto che avrebbe lasciato e lo ha fatto». Insomma, niente di strano, in questo Parlamento eletto con il voto protetto da mezza Europa. I socialisti le dimissioni le aspettavano da tempo, un po' speranzosi e un po' impazienti. Avevano vissuto giorni spesso convulsi, conclusi con notti al ristorante Apollonia, quello dell'Hotel Rogner, il più costoso di Tirana. Il tavolo d'angolo, il giardino, da settimane è riservato al premier Fatos Nano e al primo ministro Bashkim Fino, lui pure «dimissionato», ma contento, perché un posto in Parlamento glielo hanno dato. E attorno a quel tavolo, le guardie del corpo, con i kalashnikov e le pistole nella cintura, molte con i capelli lunghi e bisunti, le t-shirt lerce di sudore. Ora, nel caldo soffocante del Parlamento, i socialisti apparivano radiosi. E' il giorno del loro trionfo, in fondo. Nano si voltava a rispondere ai saluti e agli applausi, Fino occupava il primo posto della prima fila, Mejdani stringeva mani. I pochi presenti dell'opposizione mordevano il freno. «Ma sarà un'opposizione dura», prometteva Hysen Selfo, del Fronte Nazionale, il partito di destra. «Sorveglieremo che i socialisti e il loro governo mantengano tutte le promesse fatte all'elettorato e che hanno loro fatto guadagnare tanti voti». Anche la restituzione del denaro bruciato dalle finanziarie a piramide? «Quella è la cosa più importante». Aleksander Meksi, che fu premier, in Parlamento non c'è venuto: la lotta comincerà fra breve, assicura. Per ora osserva: «E' finita un'era, questo è il ritorno dei comunisti». [v. tess.l Mejdani, il fisico che gli succederà «La sua ostinazione è costata cara» Gli uomini del partito democratico «Adesso ritornano i comunisti» Rexhep Mejdani il fisico che secondo il riuovo premier, il socialista Fatos Nano dovrebbe succedere a Berisha come presidente

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