Istat, per le famiglie un '96 «grigio»

Istat, per le famiglie un '96 «grigio» In termini reali il reddito è cresciuto dello 0,4%. Il governo: «Non basta, ma meglio del calo del '94» Istat, per le famiglie un '96 «grigio» Polo e Con/esercenti: troppo basso il potere d'acquisto ROMA. Per famiglie e imprese i conti economici del '96 si sono chiusi senza grandi entusiasmi, ma pur sempre con qualche timido segnale di miglioramento rispetto al passato. Le famiglie hanno visto aumentare in misura modesta il loro potere d'acquisto, ma frenato da una maggiore pressione fiscale. E le imprese hanno registrato incrementi della produzione minimi senza però risvolti positivi per l'occupazione. Sono questi i dati più salienti del rapporto sui conti economici delle famiglie e delle imprese diffuso ieri daU'Istat. Più precisamente, il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto del 4,8% rispetto al '95: in termini reali si traduce in un aumento dello 0,4%, che segue l'incremento dello 0,3% nel 1995 e quello negativo del '94 quando il potere di acquisto scese dello 0,4%. E' l'inizio lento, ma graduale di un'inversione di tendenza? La lettura dei dati è però controversa. Il segretario generale della Confesercenti, Marco Venturi, valuta ancora ((troppo basso» il potere d'acquisto delle famiglie italiane ((per consentire una reale e duratura ripresa dell'economia e dell'occupazione». Il responsabile economico di Forza Italia, Antonio Marzano parla di (dmpoverimento degli italiani, vero risultato dell'azione di una politica dissennata del governo Prodi». La replica del governo è all'insegna di un maggior ottimismo. La presidenza del Consiglio respinge infatti le valutazioni del Pòlo. In una nota Palazzo Chigi commenta i dati positivamente perché «il potere d'acquisto delle famiglie - spiega - malgrado l'ingente sforzo di risanamento del Paese, ha registrato un aumento reale migliore di quello del '95 e molto superiore a quello del '94 che era addirittura negativo». Un incremento, sottolinea la nota, in presenza dei sacrifici richiesti al Paese «per sanare la finanza pubblica e ridurre l'inflazione». Un dato certo è comunque l'aumento delle tasse. Nel 1996 sulle famiglie italiane la pressione fiscale e contributiva è salita dello 0,5% rispetto all'anno prima e si è portata al 26,2%. In particolare hanno subito un vistoso aumento (+7,8%) delle imposte sul reddito provocato dalla crescita del 4,8% dell'Irpef e del 18% delle ritenute sui redditi da capitale. Come se non bastasse, la situazione di calo dei rendimenti finanziari ha generato una depressione dell'1,5% nei redditi finanziari netti delle famiglie (nel '95 erano saliti del 12,3%). n bilancio tracciato dall'Istat mostra un rallentamento del reddito, in particolare per i lavoratori autonomi: sono saliti del 5,4% in terrnini nominali ma con una decelerazione di due punti percentuali rispetto alla crescita del '95.1 redditi da lavo¬ ro dipendente sono cresciuti allo stesso ritmo nominale di quelli autonomi (+5,4%) ma per la prima volta dal 1991 tornano sopra il tasso di inflazione. A controbilanciare le tasse è venuto l'aumento positivo del 7% delle prestazioni sociali, grazie sostanzialmente al notevole incremento delle pensioni (+8,3%). Sembrerebbe, a prima vista, che le famiglie abbiano frenato le loro spese, tanto che nel '96 il tasso di aumento nominale è stato pari al 5,4%, quindi con una decelerazione rispetto all'aumento del 7,2% del 1995. Ma in termini reali, cioè tenendo conto del livello di inflazione decisamente più basso, i consumi sono invece cresciuti dell' 1,1%, quasi come nel¬ l'anno precedente. Non basta per la Confesercenti, il cui segretario Venturi chiede «una robusta e diffusa politica di incentivi allo sviluppo a partire dalle piccole e medie imprese del terziario che più di altre possono rilanciare l'economia e l'occupazione», dopo che 200 mila attività commerciali hanno chiuso i battenti. Di certo, a «soffrire» dell'evoluzione economica, sembra essere il versante risparmio che tocca il minimo dal 1990, a quota 16,5%. E risultano più penalizzate le aziende private rispetto a quelle pubbliche con un rallentamento dell'attività produttiva in maniera più sensibile: nelle prime è stata dell'1,4% contro il 15,8% del '95, in quelle pubbliche è stata invece del 5,4 contro il 4%. Ma in entrambi i casi, purtroppo, l'effetto sull'occupazione è stato nullo. [st. e] La pressione fiscale salita dello 0,5% Per le imprese incrementi minimi Alberto Zuliani presidente Istat

Persone citate: Alberto Zuliani, Antonio Marzano, Marco Venturi, Venturi

Luoghi citati: Roma