Ma qualcuno è allergico all'Esordiente di Augusto Minzolini

LA PROVOCAZIONE : itili SUL VERTICE Ma qualcuno è allergico all'Esordiente Marini: non abbiate paura, tanto quello si sgonfia AROMA Montecitorio, nel corpaccione. del centro-sinistra, l'allergia verso la candidatura Di Pietro non guarisce. Ciriaco De Mita continua a lanciare scomuniche a getto continuo contro quell'operazione che definisce «vergognosa». «Marini - racconta - mi ha chiesto di accompagnarlo all'incontro di oggi con Di Pietro. Gli ho risposto: non ci vengo neppure con un mandato di comparizione». A Largo del Brazzà, sede dell'Ulivo e luogo del primo incontro tra il vertice del centro-sinistra e il candidato Di Pietro, la portiera dello stabile racconta la breve storia passata dei rapporti tra l'ex pm e l'Ulivo. «E' uno che non saluta mai - si sfoga -. Ha sempre fatto così, anche quando veniva prima di fare il presidente (il ministro, ndr). Da allora non si è visto più, ma oggi che è tornato non ha perso il vizio». Eppure ieri il candidato Di Pietro, appena salite le scale, per essere gradito ai nuovi compagni di schieramento ha salutato tutti quelli che ha incontrato, senza distinzioni di gradi e di mansioni: dall'uomo che faceva le fotocopie, alla segretaria, al commesso. Un «piacere Di Pietro», accompagnato da un sorriso a trantadue denti, che in questi casi non guasta mai. Dentro quella breve riunione, organizzata ad uso dei fotografi e delle televisioni, l'ex pm si è sforzato per essere accettato. Ha detto ai suoi interlocutori esattamente ciò che quelli volevano sentirgli dire. Insomma, ha recitato umilmente la sua parte per piacere ai nuovi padroni di casa, quelli che lo ospiteranno d'ora in poi. Niente proclami, parole forti o editti. Magari all'ex pm è rimasto in bocca qualche «io» di troppo, ma quello non va via facilmente come le macchie di grasso su una camicia bianca. Questa volta, però, Di Pietro ha avuto l'accortezza di non usare quell'«io» spropositato per dire che vuole rimettere a posto da solo l'Italia. No, lo ha tirato fuori non si sa quante volte ma per ben altro: «Io ha ripetuto fino alla noia - andrò a raccogliere i consensi nel collegio bussando casa per casa». E il politico-Di Pietro? Esattamente l'opposto di quello che il Masaniello-Di Pietro gridava fino a ieri. L'ex magistrato aveva davanti a sé il consigliere politico di Prodi, Arturo Parisi, e la coordinatrice dell'Ulivo, Marina Magistrelli, che volevano sentirlo parlare di Ulivo, e lui li ha accontentati. «Io sarò - ha spiegato - un candidato dell'Ulivo, un indipendente dell'Ulivo. Dico indipendente perché mi colloco nell'ala moderata dell'Ulivo anche se non mi riconosco in nessuno dei partiti che lo compongono». Ed ancora. Di Pietro doveva vedersela con un Marini che guarda con paura all'idea che un giorno o l'altro l'ex pm fondi un suo movimento autonomo, tanto da chiederglielo apertamente nella riunione. Ebbene, lui ha strarassicurato il suo interlocutore: «Io - ha spiegato non farò mai nessun movimento autonomo o gruppo indipendente. Non state a sentire quelli che parlano a mio nome, quelli che dicono di essere i miei portavoce. Con me c'entrano poco. Del resto li avete eletti voi...». Così per piacere a Marini, l'ex magistrato ha dimenticato da un momento all'altro i vari Veltri e Scozzari. Ma appena uscito da quella riunione davanti a quella droga che sono per lui le telecamere, Di Pietro ha rispolverato il suo vecchio progetto: «...ho intenzione in prospettiva di fare un movimento in un'area moderata all'interno dell'Ulivo». Mah... E D'Alema? Ieri anche il segretario del pds ha avuto il suo bel regalo, «voglio fare politica in Parlamento - ha spiegato l'ex fustigatore di deputati e senatori - per dare il mio contributo alla stabilità, per aiutare a governare il Paese, per le riforme». Eh sì, proprio per garantire l'esito felice a quelle proposte della Bicamerale che aveva seppellito sotto un mare di critiche neanche un mese fa. C'è da fidarsi della repentina conversione dipietrista? Ieri quelle due vecchie volpi di Marini e D'Alema hanno ricambiato con gli interessi i sorrisi. Di Pietro ha annunciato che vuole incontrare i Verdi, che vuole tutto l'Ulivo dalla sua parte. D'Alema ha annuito con soddisfazione ma, nel contempo, ha voluto a tutti i costi rassicurarlo offrendogli sin d'ora tutta la sua complicità: «Guarda che per darti il simbolo bastiamo io e Marini che siamo due terzi dell'Ulivo...». Il segretario del ppi, invece, dopo aver coperto l'expm di elogi, gli ha fatto subito una richiesta: «Devi accettare pubblicamente il programma dell'Ulivo». Insomma, qualche condizione (ad esempio, quella di partecipare alla campagna dell'Ulivo nelle prossime elezioni amministrative per le grandi città) e tanta amicizia. Tutto vero? Certo, per una sognatrice come la Magistrelli sì. Ieri grazie alla litania di Di Pietro sull'Ulivo, la «pasionaria» di Prodi ha dato il via alla riscossa del movimento sui partiti. «Lui rafforza - ha osservato - l'anima non politica dell'Ulivo rispetto a quella partitica». Né la Magistrelli è stata sfiorata dal sospetto che l'arrivo di Di Pietro possa mettere in ambasce la leadership di Prodi: «Il professore è ben saldo». Ma l'interessato, cioè l'inquilino di Palazzo Chigi, che è volpe anche lui, ancora ieri gettava acqua sui facili entusiasmi: «Inutile porsi il problema di Di Pietro, è lui che si è offerto e noi non potevamo dirgli di no». Con i piedi di piombo ci vanno anche Marini e lo stesso D'Alema. Entrambi, però, sono convinti che l'Ulivo per Di Pietro è l'ultima chance, che l'ex pm non potrà avere altri approdi. «E dove va?», continua a ripetere il segretario del pds ai suoi collaboratori. Mentre subito dopo il vertice Marini ha riunito la segreteria del ppi per dire: «Di Pietro assidua che a livello nazionale e a livello locale vuole raccordarsi con il ppi. Sarà, ma non abbiate paura, tanto quello fra due mesi si sgonfia...». Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Augusto Minzolini

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