Di Pietro: «Darò vita a un mio movimento» di Antonella Rampino

| «Siamo d'accordo su tutto e cercherò la pace con i verdi». Cresce l'irritazione dei «cespugli» «Siamo d'accordo su tutto e cercherò la pace con i verdi». Cresce l'irritazione dei «cespugli» Di Pietro; «Durò vita u un mio movimento» Dall'Ulivo via libera alla candidatura ROMA. Non è stato un vertice dell'Ulivo, quello di ieri a Largo di Brazzà. E' stato un vertice di una parte della coalizione con Antonio Di Pietro, che sarà candidato nel Mugello al posto di Arlacchi come previsto, e cioè non con un simbolo autonomo ma sotto l'egida dell'Ulivo. Come in tutti gli accordi annunciati, si trattava di stringere tempi e procedure. E si trattava anche, per Massimo D'Alema, di dare ufficialità e «democraticità» ad una candidatura decisa dal segretario del pds e dal presidente del Consiglio. Infatti ieri Prodi, che a suo tempo avrebbe voluto l'ex pm come vicepresidente del Consiglio, ha confermato: «Di Pietro l'ho scelto io». Si trattava dunque anzitutto di scegliere la sede: poiché l'incontro stavolta non doveva essere segreto, si è prima pensato alla sede dei popolari, poi al gruppo della Sinistra Democratica. Ipotesi scartate, come Botteghe Oscure, per non marcare troppo la genesi politica della scesa in campo di Di Pietro, che ha in Prodi e D'Alema i protagonisti. Finché, l'altro ieri sera alle 9, a D'Alema è venuta l'idea: «Facciamola alla sede dell'Ulivo». Bellissima sede, Largo di Brazzà 26, e poco usata. Il copione è stato rigidissimo. Consegna del silenzio per tutti, e soprattutto per Di Pietro, che ha parlato solo con il Tgl confermando il felice esito della riunione: «Siamo d'accordo su tutto». A fare da padrone di casa Arturo Parisi, sottosegretario di Prodi, che non poteva essere presente per precedenti impegni. Parisi era anche nelle vesti di ulivista doc: è l'uomo che dell'Ulivo ha materialmente steso il programma, e anche colui che tiene i rapporti tra i vari partiti che compongono la coalizione. Poi Barbara Magistrelli, coordinatrice dell'Ulivo: un altro ruolo «tecnico», e infatti con Parisi e Magistrelli l'ex pm si è trattenuto per oltre mezz'ora, dopo che Marini e D'Alema se n'erano già andati. Tema della riunione, le «technicalities» connesse alla candidatura. Anche se a Botteghe Oscure danno Di Pietro già eletto senatore, e contano anche un effetto della sua scesa in campo sulle elezioni amministrative di questo novembre. «L'ipotesi che diventi senatore dell'Ulivo ha un gradimento altissimo tra gli italiani, lo dice anche un sondaggio della Swg che L'Espresso pubblicherà venerdì mattina» ha detto D'Alema ai suoi. Ma il vertice dell'Ulivo di ieri era dimezzato: Luigi Manconi, che si era dissociato dal metodo con cui la candidatura è stata messa a punto, senza informare preventivamente le forze che compongono l'Ulivo, a Largo di Brazzà non c'era perché, è la sua spiegazione, «andarci avrebbe significato dover discutere se accettare o meno la candidatura di Di Pietro», un fatto che non era evidentemente in discussione. «Il segretario del pds non può decidere sempre tutto da solo», ha aggiunto. Enrico Boselli, invece, si era espresso in toni assai più negativi, sostenendo che la cultura dell'ex pm non ha niente a che vedere con i valori del centro-sinistra. Ma il punto è che il consenso dei «cespugli» dell'Ulivo per candidare di Pietro non serve affatto, ed essi lo sanno benissimo: esiste infatti un accordo, stipulato per le politiche del 1996, per il quale per usare il «marchio» dell'Ulivo, che è di proprietà di tutte le forze che lo compongono, sia sufficiente in caso di dissensi il consenso dei due terzi delia coalizione. Come dire che bastano i popolari e il pds. Ieri, Di Pietro ha fatto sapere che vedrà tutte le forze della coalizione, ma soprattutto i Verdi per cercare di indurli a un atteggiamento meno bellicoso. «Siamo solo all'inizio del mio lavoro nell'Ulivo». E all'uscita della riunione, mentre Parisi confermava «siamo d'accordo su tutto, Di Pietro non si presenterà col suo simbolo», l'ex pm precisava che darà vita, in seguito, ad un proprio movimento, il cui simbolo e nome è ancora tutto da decidere, ma che esso andrà a far parte della coalizione, «per rafforzarne la vocazione moderata». Dunque il cosiddetto «disinnesco» di Di Pietro, e della sua presa sugli italiani, è solo all'inizio. Antonella Rampino | Pino Arlacchi (nella foto a sinistra) Sopra Enrico Boselli Primo vertice per Antonio Di Pietro con i leader dell'Ulivo. Nella foto, a destra dell'ex pm, Massimo D'Alema, a sin. Franco Marini e Arturo Parisi. Sotto, Prodi

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