IL MORTO CHE CAMMINA di Paolo Guzzanti

IL MORTO CHE CAMMINA IL MORTO CHE CAMMINA HEMPORIA A perso, è morto. Joseph O'Dell ha atteso fino all'ultimo istante la telefonata che avrebbe potuto fermare i pistoni del veleno, ma il governatore non ha chiamato. E cosi alle nove di sera, il primo liquido è entrato nelle vene del condannato: barbiturici, tranquillanti in dose tale da abbattere un toro. E subito dopo l'anestetico, in dose tale da fermare i polmoni. Il telefono non ha squillato, il secondo pistone ha cominciato a scendere e le palpebre del condannato a morte più famoso del mondo sono scese anch'esse. Insieme alla speranza. La morte. I testimoni osservavano, con gesti fissi, o di fastidio. Poi le cortine hanno oscurato il vetro, il sipario è calato, è rimasto un cadavere, è rimasta un'agonia durata quattordici anni. I legali del condannato che ha mobilitato l'Italia (il governatore è stato letteralmente sommerso da fax e telegrammi per il 90 per cento italiani) hanno sparato tutte le loro cartucce: hanno fatto ricorso in extremis alla Corte Suprema, hanno esibito la dichiarazione giurata d'un secondino il quale sostiene di aver ricevuto la confessione di un tale David Mark Pruett che fu giustiziato nel '93 e che gli sussurrò di essere stato lui ad uccidere la povera Helen Schartner, per la cui vita oggi O'Dell ha pagato con la propria vita. Paolo Guzzanti CONTINUA A PAG. 3 TERZA COLONNA

Persone citate: David Mark Pruett, Joseph O'dell

Luoghi citati: Italia