E il muratore Cruto inventò la lampadina

A PIOSSASCO A PIOSSASCO LA LUCE DEL «MATTO» E il muratore Cruto inventò la lampadina UNASCINTIUADI S®LE IN UN'AMPOLLA ALL'INIZIO ero un po' titubante. Pensare uno spettacolo teatrale dedicato all'inventore della lampadina non mi sembrava una grande idea. Oltretutto io questo Alessandro Cruto non lo avevo mai sentito nominare. E poi non era di Edison l'invenzione?. Comunque accettai di leggere la documentazione fornitami. E ne fui affascinato». Il tono si fa ora appassionato e Renzo Sicco si getta a capofitto nella narrazione delle avventure di un semplice manovale di Piossasco che sognava di scoprire un giorno la formula del diamante artificiale: «Perché questa è la cosa straordinaria: Alessandro Cruto non pensava neanche lontanamente alla lampadina. Fu in qualche modo un'applicazione secondaria di un sogno inseguito a lungo e mai raggiunto. E con i pochi mezzi a sua disposizione giunse a risultati che Edison, con tutto lo spiegamento di forze economiche che l'America gli aveva offerto, non aveva ancora ottenuto». C'è una certa continuità da parte di Assemblea Teatro nell'affrontare l'ideazione e la realizzazione di allestimenti teatrali dedicati ad awenimenti o personaggi storici che pur vicini ci sono quasi del tutto sconosciuti. E' un percorso intrapreso nel 1994 con la messa in scena di «Fuochi», pièce che affrontava l'epopea del popolo valdese, e proseguito lo scorso febbraio con «Prigionieri per una notte», ambientato nel forte di Fenestrelle. Ora, con «E il matto illuminò la notte» la Compagnia narra un'epoca in cui la vita offriva poche possibilità per chi non nasceva ricco e la scienza era vocazione, fede, fascino, mito attraverso cui dar forma ai propri sogni. La stesura del testo è stata redatta da Renzo Sicco e Fabio Arrivas, la regia è dello stesso Sicco e di Giovanni Boni, l'interpretazione è affidata a una quindicina di attori tra i quali Marco Pejrolo nel ruolo di Cruto, Luca Fagioli, Paolo Sicco, Lino Spadaro, Lola Gonzales ed Elisabetta Pogliani. Il debutto dello spettacolo avverrà venerdì 18 luglio alle 22 in piazza XX settembre a Piossasco (informazioni al 902.72.37). Per inciso: verso la fine della sua vita Cruto abbandonò la produzione di lampadine ai suoi soci e riprese a sperimentare. Accantonato definitivamente il diamante artificiale, si diede ad inseguire, usando tutta la scienza imparata in quegli anni, un nuovo sogno: intrappolare i fulmini. Monica Bonetto Quest'anno ricorre il 150° anniversario dalla nascita di due uomini straordinari, due personalità eclettiche, autodidatte. Uno nato negli Usa, l'altro a Piossasco. Thomas Alva Edison (1847-1931) dichiarò di prediligere tra le sue invenzioni quella del fonografo e all'intervistatore che gli esprimeva la sua meraviglia perché egli anteponesse il fonografo alla lampadina rispose: «Il fonografo è un'invenzione esclusivamente mia, mentre la lampadina...». Pensava a Swan, a Osram, a Siemens, a Muller e forse ad Alessandro Cruto (1847-1908, nella foto). «L'Italiano» del 10 febbraio 1942 titolava «TVecentomila dollari tolsero all'Italia l'invenzione della lampadina», erano quelli messi a disposizione di Edison affinché sviluppasse con celerità le sue ricerche, mentre in solitudine, senza aiuti economici, l'italiano Cruto metteva una scintilla di sole in un'ampolla. La nascita ufficiale della lampadina è del 21 ottobre 1879, ma è ancora un'invenzione che non può essere sfruttata commercialmente. Un filo di cotone carbonizzato, ottenuto ponendo la fibra su una forma di nichel sagomata come una forcina per capelli e riscaldata in un forno per parecchie ore, messo in un bulbo di vetro sottovuoto, veniva reso incandescente dalla corrente elettrica e produceva una luce giallognola per circa quaranta ore. Edison, che aveva una solida rendita annua e mezzi tecnici messi a sua disposizione da un gruppo di società, giurava che sarebbe arrivato a 100 ore. Dopo aver assistito ad una conferenza del prof. Galileo Ferraris, il 24 maggio 1879, Alessandro Cruto scopre di avere tra le mani il filamento con le caratteristiche descritte da Ferraris per risolvere il pro¬ blema dell'illuminazione elettrica. Dopo innumerevoli esperimenti, infatti, inseguendo il sogno di produrre il diamante artificiale, aveva realizzato delle lamine di carbonio, che brillavano alla luce del sole. Senza mezzi e con il solo aiuto del suo ingegno e di un amico riesce ad arrivare al laboratorio di fisica dell'Università di Torino, dove, il 14 marzo 1880, mette a punto una lampadina con laminette di carbonio riscaldate con la corrente elettrica e capaci di produrre una bella luce abbagliante. E' un sistema ingegnoso, sfruttabile dal punto di vista commerciale. Il bambino Cruto aveva superato il gigante Edison, ma sarà una soddisfazione di poco conto. All'Esposizione di Parigi del 1881 sarà l'americano il protagonista: nel frattempo Edison aveva sostituito il cotone con il bambù. Le lampadine italiane erano di qualità superiore a quelle americane, ma ci sarebbero voluti fortissimi investimenti per far crescere la società di Cruto ai livelli del sistema che Edison aveva potuto creare sull'onda del trionfo parigino, un sistema, cioè, in grado di fornire un «pacchetto» completo di apparecchiature per l'illuminazione elettrica, dalla dinamo alla lampadina. Gli stessi industriali italiani scelgono Edison. Nello stesso anno, a dicembre Edison muminava a festa Place de la Concorde * l'entusiasmo della Ville Lumière faceva dimenticare che già in aprile piazza Carlo Felice di Torino era stata illuminata da Cruto. Ma proprio a Piossasco (pochi lo sanno), toccò l'onore del primo esperimento di ùluminazione pubblica in Italia. Cruto lo realizzò il 16 maggio 1883. Alessandro Cruto muore a Piossasco nel 1908, al cimitero c'è pochissima gente, fa molto freddo, è il 16 dicembre.