Ambiente, andiamo sempre peggio

Ambiente, andiamo sempre peggio Ambiente, andiamo sempre peggio ■ LWwf Intemazionale ha lan1 ciato la campagna mondiale I «Wwf 2000 - The Living Pianet». Ancora una proposta, da parte del mondo ambientalista, nel momento in cui la World Conservation Union di Washington pubblica la lista rossa degli animali in pericolo di estinzione in cui figurano ben 911 specie. A correre i pericoli maggiori sono i mammiferi di cui è minacciato ormai il 25%, contro il 18% del 1994. La ricerca ha messo in luce che 169 specie sono fortemente minacciate (4%) 315 minacciate (7%) e 612 vulnerabili (14%). Per gli uccelli la Lista indica nell'I 1% le specie a rischio, mentre i dati per rettili, pesci, invertebrati, sono incerti. La stessa fonte sta per pubblicare la Lista rossa delle piante a rischio di estinzione da cui emerge che sono 33.730 le specie vegetali superiori a rischio, pari al 13% di quelle conosciute. Intanto dall'Università di California rimbalza in tutto il mondo la ricerca pubblicata su «Nature» da Camille Parmesan che avrebbe individuato la prima specie che sta scomparendo da alcuni dei suoi habitat caratteristici a causa dell'effetto serra. Si tratta della farfalla di Edith (Euphydryas Editila) la cui popolazione, particolarmente sensibile alle variazioni climatiche, è scomparsa per tre quarti dalle latitudini più basse dove si è registrato un aumento della temperatura. Il ri¬ scaldamento del pianeta annuncia i suoi effetti nefasti anche nella vicina Svizzera. La Scuola Politecnica di Zurigo che tiene sotto costante osservazione l'Eiger, teme il distacco di grandi masse glaciali dai due grandiosi ghiacciai dell'Eiger e dell'Allalin. Gli stessi ricercatori fanno previsioni catastrofiche nel caso in cui, senza inversioni di tendenza, la temperatura sulle Alpi aumenti dai 2 a 4 gradi entro i primi quindici anni del nuovo millennio. Che il futuro non sia roseo a causa della cattiva gestione dell'ambiente planetario è ormai cosa nota. Ciò nonostante le misure da attuare per arrestare questa corsa folle verso conseguenze drammatiche per la vita, sembrano essere ignorate. Più di ima strategia messa a punto per il riequilibrio tra sviluppo e sostenibilità, lascia labile traccia negli atti concreti e va a rimpinguare una letteratura che rischia di diventare una biblioteca della stoltezza dell'umanità. Nonostante queste premesse poco incoraggianti il Wwf ci riprova e rilancia il concetto di sostenibilità, vale a dire la necessità ormai inderogabile di calibrare i comportamenti e i consumi umani alla capacità di carico del pianeta. Per calcolare questo delicato rapporto tra uomo e ambiente sono stati messi a punto nuovi parametri, l'impronta ecologica e il Ribes (sigla inglese che in italiano sta per nuovo indice di benessere economico). L'impronta ecologica misura la superficie di ecosistemi produttivi (terre coltivabili, foreste, mare) necessaria a soddisfare i consumi della società e ad assorbirne i rifiuti. Il concetto, messo a punto da Mathis Wackernagel e William E. Rees dell'Università della Columbia Britannica, è il contrario di quello della capacità di carico, cioè la massima popolazione di una specie che può essere sopportata da un habitat. Qui viene calcolata invece la quantità di territorio per persona. Su dimensione planetaria oggi consumiamo il 30% in più del territorio disponibile. Una situazione che può esistere solo in presenza di uno squilibrio territoriale tra Nord e Sud del Mondo. Di questo 130% calcolato con l'impronta ecologica il 100% viene infatti sfruttato dalla parte ricca del pianeta, circa un quinto della popolazione, a scapito dell'80% della popolazione della Terra che deve accontentarsi del rimanente 30% di risorse territoriali. Cosa accadrà quando un indiano che oggi è costretto ad accontentarsi di 0,40 ettari pretenderà la sua giusta quota? O quando 200 milioni di cinesi cercheranno di allinearsi agli standard americani? Domande inquietanti che dimostrano come il nostro modello di sviluppo non possa continuare a reggersi sul Fumi industriali alla periferia di Tacoma, nello Stato di Washington, Usa In aumento le specie a rischio di estinzione animali e vegetali sottosviluppo di una parte del pianeta. Per ridurre l'impronta ecologica sono necessari interventi su diversi fattori a cominciare dai consumi energetici ai trasporti su cui ogni cittadino può mtervenire con scelte coerenti e opportune. Basti segnalare, ad esempio, che i prodotti agricoli fuori stagione comportano per la coltivazione in ambiente protetto, consumi energetici e di fertilizzanti da 10 a 20 volte maggiori di una coltura tradizionale. Nel nuovo scenario che si prepara per il secolo alle porte occorrerà rivedere profondamente i modelli che oggi segnano l'inarrestabile consumo delle risorse del pianeta e l'aumento della popolazione mondiale. Anche il Pil, il Prodotto interno lordo, parametro di riferimento principale per l'economia mostra segnali di inefficienza e inadeguatezza. Non solo non è più una misura del benessere, ma non dà alcuna informazione sulla sostenibilità dell'economia, vale a dire sulla sua incidenza nel lungo periodo sulle risorse naturali non rinnovabili che pure la alimentano. Per questo ancora il Wwf, insieme alla Fondazione Mattei dell'Eni, propone un nuovo indice del benessere economico, il Ribes, che tiene conto dei fattori ambientali e sociali. E che diverge rispetto al Pil, che continua a crescere pur in assenza di un aumento del benessere degli italiani. Cade dunque il luogo comune che vorrebbe associare il benessere ai maggiori consumi. La sfida per il nuovo millennio diventa quella di produrre e consumare in maniera diversa, rallentando i ritmi, diminuendo l'uso delle risorse naturali, per scoprire che meno è meglio. E che la qualità della vita non passa necessariamente attraverso la maggior circolazione di denaro. Il Wwf avverte che questa non è una possibilità, una scelta di vita, ma una necessità. A supportare queste indicazioni viene la ricerca dell'Istituto Wuppertal sull'Europa sostenibile che impiegando l'analogo parametro dello «spazio ambientale» vale a dire del quantitativo di risorse naturali che può essere usato in modo sostenibile senza recare danni irreversibili agli ecosistemi e senza compromettere il diritto a fruirne delle generazioni future, ha raggiunto analoghe conclusioni. Applicato all'Italia, il programma di sostenibilità, elaborato da Enea e Amici della terra segnala la necessità di ridurre entro il 2010 di circa 118 milioni di tonnellate/anno le emissioni di anidride carbonica (diminuendo del 26% l'uso dei combustibili fossili e aumentando del 190% quello delle fonti rinnovabili); diminuire di 10 volte il consumo di cemento e ahurninio e di 6 volte quello della ghisa; ridurre del 25% il consumo dell'acqua e drasticamente quello del cloro. Walter Giuliano

Persone citate: Camille Parmesan, Living, Ribes, Wackernagel, Walter Giuliano, William E. Rees

Luoghi citati: Europa, Italia, Mathis, Usa, Washington, Zurigo