Migliaia di minatori avvelenati nel Terzo Mondo di Tito Sansa

Migliaia di minatori avvelenati nel Terzo Mondo Migliaia di minatori avvelenati nel Terzo Mondo DA quando, una ventina di anni fa, in diversi Paesi del Terzo Mondo è esplosa la febbre dell'oro, alcune zone fino allora incontaminate in Africa, in Asia e nell'America Latina sono state inquinate rapidamente dal mercurio. E' successo che improvvisati e sprovveduti cercatori nelle zone pivi povere e impenetrabili dei tre continenti hanno adottato, per estrarre l'oro dalla ganga, il metodo della arnalgamazione con il velenosissimo mercurio, per il motivo che è il più economico e semplice dei sistemi. Così viene prodotto circa un quarto dell'oro mondiale. Milioni di persone che si sono dedicate a questa tecnica antica e insieme nuova rischiano di ammalarsi di mercurialismo, una malattia che può portare alla pazzia e alla morte. Essendo il loro lavoro scmiclandestino, fuori di ogni controllo, nessuno sa quanta gente è in pericolo. Si sa soltanto che coloro che ricavano l'oro con metodi artigianali (differenti da quelli industriali adottati dai grandi produttori in Sud Africa, Stati Uniti, Australia, Russia, Canada) sono circa un milione in Sud America, altrettanti in A^ia, tre quarti di milione in Africa. Tutta povera gente che impasta l'cmalgama mortifera n le mani nude (perché i guanti di gomma «sono scomodici prcvocando già a temperatura normale la vaporizzazione dei gas di mercurio che si disperdono nell'atmosfera e anche dopo molto tempo ricadono sulla terra sotto forma di Riscoun'anticdi estrmolto p Riscoperta un'antica tecnica di estrazione molto pericolosa perta a tecnica azione ericolosa pioggia, inquinando terreni e acque. Scienziati di una ventina di Paesi riuniti a Vienna per una conferenza della Unido (l'organizzazione delie Nazioni Unite per lo sviluppo industriale) calcolano che negli ultimi vent'anni, da quando è cominciato il gold rush, soltanto nell'Amazzonia brasiliana il mezzo milione di cercatori locali abbia messo nella natura cinque milioni di chili di mercurio. In pericolo, secondo gli esperti, sono non soltanto quelli con «la mano in pasta», ma almeno cinque o sei volte tante persone, quelle che bevono l'acqua inquinata e mangiano gli animali e i pesci intossicati. Dice Marcello Veiga, della università della Colombia britannica di Vancouver, che l'inquinamento da mercurio, «uno dei meno conosciuti ma più seri problemi dell'ambiente», dovuto all'ignoranza e all'estrema povertà dei cercatori d'oro («la loro non è stata una scelta di piacere, è stata dettata dalla disperazione»), viene sottovalutato. I minatori (in parte donne analfabete) non credono al rischio, in quanto l'argentovivo, l'unico metallo liquido allo stato naturale, affascina da sempre le anime semplici, che lo considerano fonte di magia e dotato di poteri soprannaturali. Tanti che perfino un loro sindacalista, il brasiliano José Aitino, furente con i medici e gli scienziati ammonitori, ne ingoiò un paio di cucchiai per dimostrare quanto fosse innocuo. Si ignora quale fine abbia fatto. Ma anche coloro che co¬ noscono il pericolo poco se ne curano. L'importante è fare soldi, rapidamente e con poca fatica, per nutrire le famiglie, in genere assai numerose. Dei posteri, ai quali lasciano un ambiente inquinato, se ne infischiano. Lo stesso si può dire (con poche eccezioni) dei governi, ai quali fa comodo che alcuni milioni di persone siano uscite dalla miseria nera e che il gold rush abbia frenato l'inurbamento. Poco importa ìmm<®mm ai governi hanno denunciato gli scienziati convenuti a Vienna - se oltre alla deforestazione, alla distruzione del suolo, all'inquinamento delle acquo, all'avvelenamento di pesci e persone, lo sfruttamento dell'oro ha portato tutta una serie di fenomeni negativi, come diffusione di droga, delinquenza, prostituzione, malattie infettive, perfino conflitti armati. Come frenare la diffusione del mercurialismo, chiamato anche «malattia di Minamata» (dal nome di una baia a Sud di Tokyo dove nel 1962 vi fu un avvelenamento collettivo di milioni di persone), a mano a mano che la domanda di oro sui mercati mondiali va aumentando, tanto che attualmente supera del 44 per cento la produzione totale annuale di tutte le miniere del globo? La soluzione ideale - ha detto il relatore dell'Unido e organizzatore del convegno, ingegner Beinhoff - sarebbe l'adozione di sistemi industriali di estrazione, che comportano pochi rischi. Ma nel caso dei Paesi del Terzo Mondo ciò è per il momento impossibile, Un'intosche palla pe alla Un'intossicazione che porta alla pazzia e alla morte icazione orta azzia morte perché le falde aurifere sono in posti di difficile accesso, e perché occorrerebbero investimenti colossali, in contrasto con gli interessi di diverse categorie. Che fare dunque per salvare milioni di vite umane, e non soltanto nelle zone di produzione ma anche altrove, anche a migliaia di chilometri di distanza, dove piogge tossiche possono venire scaricate da nubi «al mercurio» o pesci -s»™**^ «all'argentovi111111111 vo» possono venire inscatolati da produttori poco scrupolosi? L'Unido vede un solo mezzo: ridurre la emissione di mercurio. Con tutta una serie di misure, e giuridico-amministrative e pratiche, concertate da organismi internazionali. Occorre controllare e possibilmente bloccare il traffico illegale di mercurio; poi legalizzare l'attività dei garimpeiros brasiliani e dei «lavatori d'oro» asiatici e africani mediante la creazione di appositi «centri di estrazione» (una sorta di cooperative già sperimentate con successo in Venezuela). Infine - ed è una specie di uovo di Colombo portato qui a Vienna nel Palazzo delle Nazioni Unite - se proprio mercurio deve essere, bisogna far conoscere e diffondere uno speciale alambicco che permette di catturare i mortiferi vapori. Per questo e per altri progetti (si incomincerà dalla Tanzania) la Banca mondiale ha destinato 17 milioni di dollari, circa 29 miliardi di lire. Ma è soltanto un inizio. Tito Sansa

Persone citate: Marcello Veiga