NON E' SOLTANTO BARICCO

LS LS CRIVIAMO in riferimento all'articolo I giovani romanzi nascono in biblioteca firmato da Giovanni Tesio, apparTuttolibri in data u del sistema internazionale, per una crescente «evanescenza» delle politiche estere dei singoli Stati, in un mondo sempre più condizionato dall'interdipendenza economica e politica. Con una conclusione che Bonanate definisce «persino imbarazzante», pur ponendola sotto forma di domanda: «Sia pure lentamente e tra mille difficoltà lo Stato dispotico si trasformò in Stato democratico: non potremmo immaginare lo stesso destino per la politica internazionale?». Due opere, come si vede, totalmente diverse, e tuttavia emblematiche, ciascuna per suo conto. Da una parte la Realpolitik allo stato puro (col rischio di diventare essa stessa astratta per eccesso di realismo). Dall'altra, l'analisi politologica che non si chiude alla speranza di un mondo migliore (che però dovrà sempre fare i conti con i rapporti di forza tra le realtà tuttora esistenti, che sono gli Stati nazionali, con i loro interessi magari miopi ma tenaci). E, in mezzo, meludibile, il 1989, che certamente non è stato la fine «della storia», secondo una formula peraltro troppo banalizzata dai suoi critici, ma è stato comunque la fine «di una storia». Per l'altra, si vedrà. so su 3/7/1997. Non è nostra abitudine replicare a quanto scrivono su di noi, ma in questo caso ci sembra necessario per dare la possibilità al lettore di avere un'informazione corretta ed equa. La scuola Holden non è la scuola di Alessandro Baricco, ma di 5 soci, tra cui Baricco, con diversi collaboratori e una trentina di insegnanti. L'identificazione della scuola con uno solo dei suoi rappresentanti è un modo di svilire il lavoro di tutti. Non si tratta di avere un maestro ma dei maestri. La Scuola Holden non è una scuola di scrittura ma di narrazione, che vuole dire insegnare tecniche inerenti a diverse discipline (cinema, teatro, pubblicità, giornalismo ecc.), tra cui anche racconto e romanzo. Non formiamo precipuamente scrittori, ma gente capace di lavorare in diversi ambiti, che vanno appunto dal giornalismo alla sceneggiatura televisiva e cinematografica, dal lavoro redazionale a quello pubblicitario. Grazie alle competenze acquisite nel corso del Master, molti dei nostri allievi hanno cominciato a misurarsi in diverse professioni. La realtà dei fatti è a disposizione di chi abbia voglia di fare una verifica puntuale. Quanto alla pubblicazione di romanzi o racconti, il nostro obiettivo non è pubblicare a tutti i costi, dal momento che, ci pare, il mercato sia sufficientemente inflazionato. Vorremmo, non importa quando, pubblicare pochi ma buoni. Ci piacerebbe essere valutati e magari anche criticati sulla base della nostra impostazione didattica o su quello che facciamo e non sul sentito dire. Peggio ancora sulla simpatia o antipatia verso uno dei soci. La Scuola Holden Quelli della «scuola Holden» l'hanno presa un po' alta, ma nella loro lettera c'è un unico punto degno di considerazione: l'insegnamento delle «tecniche inerenti a varie discipline». Ciò che pur non spostando la questione la precisa (e precisare va sempre bene). Il resto son vaghezze. Uno: Baricco non è certo tutta la scuola, ma la sua immagine alla scuola fa molto comodo, no? L'antipatia o la simpatia non c'entrano proprio per niente. Due: «5 soci, diversi collaboratori, una trentina di insegnanti» sono una forza, ma io ribadisco che più piccolo vuol dire a volte più a buon mercato e non sempre più sprovveduto. Tre: alle narici schizzinose di quelli della «scuola Holden» valgono solo i «pochi ma buoni» (questo significa che gli altri sono «molti e cattivi»). A me pare, forse, eccessivo. Presuntuoso di sicuro. Ig. t.] Aldo Rizzo PREMIO TERAMO A Grande e Anonilli TERAMO. La giuria del Pre mio letterario Teramo per un racconto inedito, composta da Michele Prisco (Presidente) Attilio Danese, Renato Mino re, Raffaele Nigro, Giuseppe Pontiggia e Gianmario Sgatto ni, ha scelto i vincitori della XXX edizione. Sono, ex aequo, Carlo Gran de giornalista della Stampa (con «Grazie a Dio c'è chi muove le acque»), e Tiziana Ano nilli, con «Prigionieri».

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