IL MURO: FINE DELLA STORIA? NO, FINE DI «QUELLA» STORIA

IL MURO: FINE DELLA STORIA? NO, FINE DI «QUELLA» STORIA IL MURO: FINE DELLA STORIA? NO, FINE DI «QUELLA» STORIA di storia: 1521-1989 Luigi Bonanate, Fabio Armao, Francesco Tuccari Bruno Mondadori pp. 270 L 32.000 ON è trascorso neppure un decennio, ma il 1989 è già un anno mitico. L'anno della caduta del Muro di Berlino e del più generale «crollo del comunismo», anche se la madrepatria sovietica sarebbe soppravvissuta formalmente ancora per due anni, sino alla fine del 1991. Così è al 1989 che fanno capo, tra passato e futuro, tutte le analisi del cosiddetto sistema internazionale, dopo la Guerra fredda. Il passato, nel senso di come e perché l'impero sovietico sia così repentinamente caduto su se stesso. Il futuro, nel senso di chiedersi se, dopo il grande scontro ideologico e politico-strategico tra Est e Ovest, sia nato o stia per nascere un nuovo ordine, e di che genere e a quali condizioni (l'alternativa essendo, ovviamente, un nuovo disordine). Due libri molto complessi, di due fra i maggiori studiosi italiani delle relazioni internazionali, professori rispettivamente nelle università di Milano e Torino, Carlo Maria Santoro e Luigi Bonanate, forniscono due contributi di grande interesse a questo cruciale dibattito. Sono due contributi diversi, per genesi e struttura, e per il tipo di conclusione a cui giungono. Ma hanno in comune la volontà di sondare sino in fondo la realtà internazionale, al di là delle apparenze quotidiane, e di darne un'interpretazione sistematica, com'è del resto nel lavoro di studiosi e docenti. Avendo, appunto, il 1989 come «spartiacque» ultimo, o più recente, della storia globale. partire da Santoro. Professore a Milano, sottosegretario alla Difesa nel governo Dini, Santoro contesta subito che la sconfitta del comunismo sia identificabile col successo storico della liberaldemocrazia, come modello ormai buono per tutti; sostiene che il comunismo sia fallito soprattutto per le sue contraddizioni interne, di tipo socioeconomico, e a causa di «agenti del passato», come i nazionalismi, gli etnicismi, i particolarismi vari, agenti sottovalu ll Premesso che questa è solo una segnalazione, o poco più, di due opere che richiedono una lettura approfondita e dettagliata, si può partire da Santoro. Professore a Milano, sottosegretario alla Difesa nel governo Dini, Santoro contesta subito che la sconfitta del comunismo sia identificabile col successo storico della liberaldemocrazia, come modello ormai buono per tutti; sostiene che il comunismo sia fallito soprattutto per le sue contraddizioni interne, di tipo socioeconomico, e a causa di «agenti del passato», come i nazionalismi, gli etnicismi, i particolarismi vari, agenti sottovalutati dall'Urss, ma oggi anche dai vincitori della Guerra fredda, almeno da quelli che sognano un nuovo ordine mondiale, fondato «sulla democrazia elettorale e il libero mercato», come ricetta universale. Permeato di scetticismo «scientifico» verso le «astrazioni» globaliste e internazionaliste (dall'Onu all'Europa di Maastricht), il libro di Santoro propone o ripropone la «geopolitica» come criterio di «mappatura» dei vari interessi nazionali, sui quali vanno impostate nuove e realistiche aggregazioni politiche ed economiche. Di tutt'altro genere l'analisi di Bonanate, condotta con l'ausilio di due più giovani studiosi dell'università di Torino, Fabio Armao e Francesco Tuccari. Essa punta, con un progetto culturale del tutto innovativo, a una valutazione globale di cinquecento anni di storia internazionale, visti con occhio «politologico» più che «storiografico», cioè guardando essenzialmente ai sistemi di potere internazionale scaturiti da quattro guerre fondamentali o «costituenti», tra il 1521 e il 1914 (con l'appendice, per così dire, del 1939). Tralasciando qui l'estrema complessità, e suggestione, del modello interpretativo, serve dire che, secondo Bonanate, «il ciclo iniziato nel XVI secolo è definitivamente compiuto», dopo il 1989, nel senso che è cambiata non solo la forma, ma la natura Lettera

Luoghi citati: Berlino, Europa, Milano, Torino, Urss