«Inghilterra col rock tornerai grande»

«La vecchia industria è finita, è l'ora di design, musica, cinema, televisione» «La vecchia industria è finita, è l'ora di design, musica, cinema, televisione» «Inghilterra, col rock tornerai grande» Blair racconta la rivoluzione della creatività INTERVENTO IL PREMIER INNOVATORE L LONDRA A Gran Bretagna era nota una volta come (d'officina del mondo». Diede il via alla rivoluzione industriale. Primeggiava nei cantieri navali, nelle estrazioni e nell'industria pesante. Ancora oggi, se un deputato preme perché si tenga un dibattito in Parlamento sulla cantieristica navale, ha buone probabilità di ottenerlo. Ma se ne propone uno, ad esempio, su industrie come quella del design, è probabile che lo veda snobbato come una questione dozzinale. Eppure, ormai, sono più quelli che lavorano nei film o per la tv che nella produzione di auto - per non parlare di quella di navi. L'export britannico di musica rock è più elevato di quello dell'industria dell'acciaio. Credo che ci troviamo a metà di una seconda rivoluzione industriale, caratterizzata non solo dalla tecnologia informatica, ma anche dalla creatività. Anche stavolta la Gran Bretagna può vantarsi di essere all'avanguardia. Possiamo definirci con orgoglio «l'officina del design del mondo» alla guida della rivoluzione della creatività. Ieri sera ho accolto a Downing Street una delegazione di alcuni dei migliori talenti della moda, dell'architettura, del design industriale, della grafica, dell'animazione e della cinematografia. Li ho voluti incontrare perché rappresentano altrettante storie di successo britanniche e spesso non raccolgono il credito che meritano. Nell'economia britannica stanno diventando una potenza. Il design britannico fattura 12 miliardi di sterline (35 mila miliardi di lire) all'anno e occupa 300 mila persone; sette delle otto maggiori società mondiali di design sono britanniche. Molti dei nostri stilisti sono stati presi dalle più illustri case di moda: Stella McCharty da Chloe, John Galliano da Dior, Alexander McQueen da Givenchy. Gli architetti britannici primeggiano nel mondo per quantità e qualità di lavoro - da Norman Foster e Terry Farrell a Zaha Hadid e Kate Heron. E' in corso un rinascimento della nostra produzione cinematografica: la Gran Bretagna ha vinto quattro Oscar, con Nick Park, rea- lizzatore di Wallace e Gromit, a fare da battistrada. La nostra musica rock sta prendendo d'assalto l'Europa e l'America. Al momento, nostri musicisti sono in tournée in oltre venti Paesi. E Londra è diventata la città del mangiare bene, dei grandi ristoranti e dei grandi chef Prodotti innovativi ci stanno conquistando nuovi mercati. Nove auto di Formula 1 su dieci sono disegnate e costruite in Gran Bretagna. H personal organizer Psion, i giochi elettronici Bullfrog, le pile Duraceli, gli aspirapolvere di James Dyson, gli arti artificiali di Blatchfords illustrano la varietà della produzione britannica. Coloro che ci lavorano sono gli ambasciatori della Nuova Gran Bretagna. Personificano caratteristiche britanniche valide oggi come sempre: know-how, creatività, innovazione, coraggio di correre rischi, e soprattutto originalità. Le cose che ci posero all'avanguardia 150 anni fa tornano a darci oggi im vantaggio competitivo. Un cinico potrebbe dire che promuovere i designer o i cineasti britannici sarebbe una buffonata. Io rispondo che questi nuovi imprenditori, creatori di ricchezza, meritano il nostro supporto. Per cui aver cambiato il nome del ministero delle Tradizioni culturali in ministero della Cultura, dei media e dello sport non è giocare con le parole. E' il simbolo del fatto che intendiamo guardare avanti, non indietro. E' per questo che ho chiesto al nuovo dipartimento di mettere assieme alcuni talenti creativi, come Alan McGee di Creation Records e lo stilista Paul Smith, per discutere come promuovere le nostre industrie della creazione. Voglio che tutte le agenzie governative britanniche propagandino questi successi. Voglio che la British Tourist Authority lavori sul contributo che hanno dato nel rimodellare l'immagine della Gran Bretagna all'estero. Naturalmente, gli stranieri vogliono gustare palazzi, castelli e monumenti. Ma anche l'eccitazione delle nostre città - e non solo di Londra. Molte delle nostre città sfoggiano oggi architettura britannica contemporanea, moda, musica e design. L'economia beneficia di questa visione all'avanguardia, dinamica, del Paese. E' per questo che ho chiesto a chi partecipa a fiere all'estero, al British Council e ad altri, di rivedere come diffondere l'immagine della Gran Bretagna. Ma voglio fare di più. Pur attribuendo valore al ruolo della tradizione nell'industria del turismo, non credo che dobbiamo fare affidamento sulle immagini stereotipe che non riflettono più il popolo che siamo. Dobbiamo mostrare una faccia nuova al mondo. Le celebrazioni dell'avvento del nuovo millennio ci offriranno la più grande opportunità di far guardare in modo nuovo la Gran Bretagna - con la sua originalità, la sua vitalità e la sua energia. La cupola di Greenwich può aver suscitato aspre critiche, ma credo che rappresenti la miglior vetrina del Paese. Diversi dei creativi che ho ospitato ieri a Downing Street mi hanno esposto idee su come usare il design britannico nella cupola. La Gran Bretagna ospiterà diversi summit internazionali nei tre anni da qui al Duemila. Dobbiamo approfittare di questi eventi per promuovere le industrie creative in cui la Gran Bretagna eccelle, e chiederò ai designer nuove idee su come farlo. Il mondo guarderà alla Gran Bretagna. Non solo per il suo nuo vo governo e la sua nuova politica, ma perché ospiteremo i summit mondiali - quello G-7, quelli del l'Unione europea quando ne avremo la presidenza di turno, la Con ferenza euro-asiatica e radunanza dei capi di governo del Commonwealth. E nel Duemila, gli occhi del pianeta si fisseranno su Green wich. Tutto questo ci darà l'occasione irripetibile di rimodellare l'immagine che il mondo ha della Gran Bretagna. Quando parlo del nostro come di un «Paese giovane», mi riferisco soprattutto all'atteggiamento mentale. Intendo che dovremmo pensare a noi stessi come a una nazione che ha il culto delle sue tradizioni e della sua eredità culturale unica, ma che non vive nel passato. Un Paese non adagiato sui vecchi allori, ma avido di succesi futuri. Tony Blair Pubblichiamo un articolo scritto dal premier laborista britannico Tony Blair e apparso sul quotidiano «The Guardian» Le Spice Girls, il gruppo rock britannico che spopola nel mondo