Eltsin melte il veto aIla legge anti-cattolici

Dopo l'appello del Papa (e degli Usa) Dopo l'appello del Papa (e degli Usa) Eltsin melte il vele «Ila legge anti-cattolici E' scontro aperto con il Parlamento e la gerarchia della Chiesa ortodossa MOSCA NOSTRO SERVIZIO Boris Eltsin dice niet alla legge che restringe la libertà religiosa in Russia. Ieri il Presidente russo, dopo una riflessione di alcuni giorni, ha comunicato dalla sua residenza sul Volga di aver respinto la legge approvata dalla Duma che di fatto bandiva dal territorio russo tutte le religioni «non tradizionali», tra cui il cattolicesimo e il protestantesimo. Una decisione attesa da un mese, da quando la Duma ha approvato a schiacciante maggioranza il documento, provocando un'ondata di furiose polemiche internazionali. La nuova legge infatti stabilisce che in Russia esistono quattro religioni tradizionali cristianesimo di rito ortodosso, islam, buddismo e giudaismo - e di fatto assegna ai pope del patriarcato di Mosca una posizione di supremazia. Per le confessioni «nuove» è previsto un «purgatorio» di 15 anni prima di poter avere uno status giuridico. Durante questo periodo battisti, krishnaiti, mormoni e compagnia non avrebbero il diritto di predicare e svolgere funzioni in pubblico. In pratica una messa al bando di tutti i concorrenti del patriarcato di Mosca, al quale negli ultimi anni profeti venuti dall'Est e dall'Ovest stanno rubando migliaia di fedeli. L'obiettivo della legge, secondo i suoi autori, era porre una barriera invalicabile alle sette. I cattolici e i protestanti invece che non possono certo essere definiti riti «nuovi» per la Russia, anche se poco diffusi - si sono ritrovati in una situazione giuridicamente incerta che, secondo il nunzio apostolico a Mosca monsignor Bukovskij, «molto probabilmente verrebbe interpretata sfavorevolmente» dai vari burocrati che dovrebbero decidere il destino delle varie confessioni. Da alcuni giorni si sapeva che era imminente una risposta di Eltsin. Ma nessuno poteva dire con certezza di quale risposta si sarebbe trattato. Zar Boris si è trovato schiacciato tra due fuochi e in questo caso sia un «sì» che un «no» avrebbe avuto pesanti conseguenze interne ed internazionali. Il voto della Duma infatti, passato quasi inosservato in Russia, ha suscitato un'enorme mobilitazione fuori dai suoi confini. Il Papa si è addirittura rivolto direttamente al Cremlino, mettendolo in guardia contro la «discriminazione» dei credenti. Ma il colpo più duro è venuto dal Congresso Usa che ha approvato una settimana fa un provvedimento che sospende gli aiuti americani alla Russia nel caso Eltsin firmi la legge. Quasi un ricatto, che ha provocato l'ira di tutte le forze politiche russe. I deputati della Duma hanno accusato gli Usa e il Vaticano di «ingerenza» negli affari russi. Il leader del pc Ghennadij Ziuganov ha spiegato che, dopo aver capito che la vera forza della Russia era lo spirito, il diabolico Occidente ha deciso di distruggerla importando le sue eresie. Perfino il ministero degli Esteri, che di solito non condivide le posizioni dei nazional-patriottici, ha reagito con una fredda dichiarazione in cui affermava che Mosca era pienamente nel suo diritto, il patriarca di tutte le Russie Alexij II è poi ricorso a sua volta a un velato ricatto, scrivendo in una lettera a Eltsin che gli ortodossi «non avrebbero capito» se non avesse firmato la legge. AnnaZafesova

Persone citate: Boris Eltsin, Bukovskij, Eltsin, Ghennadij Ziuganov