«Stato, vergognati»
«Stato, vergognati» «Stato, vergognati» IIpadre di una vittima «Ci ha abbandonati» NAPOLI. La sua morte è stata classificata in un freddo dato statistico: il delitto di camorra n. 88 dall'inizio dell'anno a Napoli e provincia. Ma, con ogni probabilità, Antonio Valida, il diciassettenne ucciso in un agguato venerdì notte alla periferia orientale della città, ha pagato da innocente e al prezzo più alto l'amicizia con un ragazzo che aveva fatto altre scelte, finendo nella spirale dei clan e diventato il vero bersaglio dei killer. Ma i residui dubbi sui perché dell'omicidio hanno tenuto ieri mattina lontano le autorità cittadine dalla chiesa di Portici dove si sono celebrati i funerali di Valida. E l'assenza dello «Stato» ha aggiunto una dose di rabbia sorda al dolore dei familiari. «Dobbiamo vergognarcene tutti», ha mormorato tra le lacrime il padre della vittima, Mariano Valida, titolare di un negozio di oreficeria. Mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando la bara bianca è comparsa per l'ultimo viaggio sul sagrato della chiesa del Redentore, a Portici. L'estremo omaggio di circa 500 tra amici e parenti e della gente del quartiere è stato un prolungato applauso. Dall' altare, anche il parroco, Giuseppe De Crescenzo, non ha risparmiato critiche al Palazzo: «Quest'ora - ha detto - è una sconfitta per tutta la città: si parla troppo, cominciando da noi preti e dai vescovi, s'invia l'esercito, ma poi si abbandonano quartieri come il nostro nel peggiore degrado». L'omelia del parroco si è trasformata in un atto di accusa nei confronti delle autorità locali: «Quel che è grave - ha aggiunto - è soprattutto l'assenza di interventi nel nostro rione: il sindaco di Portici spende ottocento milioni per il Natale in città, ma non stanzia nulla per questa zona». La «zona» è il rione più abbandonato e negletto della città vesuviana. Case popolari, pochi negozi, zero servizi: l'unico punto di riferimento per i giovani è il campo di calcetto della parrocchia. Difficile, se non impossibile, per un giovane come Antonio - che tutti descrivono come un bravo ragazzo, che lavorava come apprendista nel settore del padre - riuscire a selezionare amicizie diverse da quelle che offre la strada. L'amicizia tra Antonio e Carmine Improta, il diciottenne che era con lui al momento dell'agguato, era nata sui banchi della scuola media. Quattro chiacchiere al bar il sabato sera, la domenica al campo di calcetto, forse Antonio non sospettava che si trattasse di un'amicizia pericolosa. Improta è infatti figlio di un pregiudicato del rione Villa, ucciso lo scorso anno ed è stato più volte denunciato per rapina. Gli mquirenti sono orientati a credere che fosse lui il bersaglio dei sicari, i quali hanno aperto il fuoco da un'auto in corsa. Anche se nelle ultime ore si è affacciata l'ipotesi che l'obiettivo della spedizione di morte potesse essere un misterioso «terzo uomo» che si è dileguato subito dopo la sparatoria. Enzo La Penna LE FÒRZE IN CAMPO STATO 19 pm della direzione distrettuale antimafia 15 mila appartenenti alle forze dell'ordine 600 militari dell'operazione «Partenope II» 200 fra agenti e carabinieri (inviati ieri) CAMORRA 81 clan censiti 6000 affiliati
Persone citate: Antonio Valida, Carmine Improta, Enzo La Penna, Giuseppe De Crescenzo, Improta, Mariano Valida
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