Il 513 in aula di R. I.

Il 513 in aula Il 513 in aula Accordo solo a sinistra? ROMA. Potrebbe profilarsi un accordo, almeno all'interno dell'Ulivo (Rifondazione compresa) sul prowedimento di riforma dell'articolo 513 del Codice di procedura penale che arriva in aula domani alla Camera, accompagnato da forti polemiche anche esterne al Parlamento e dal carico dei 1200 emendamenti della Rete. Il progetto di riforma, così come uscito dal Senato, rende inutilizzabili in un processo le dichiarazioni dei pentiti, testimoni o imputati di reato connesso che non si presentino a confermarle in dibattimento. L'intesa - ma fi e an non sono d'accordo - dovrebbe riguardare l'obbligo del coimputato che abbia reso dichiarazioni nella fase predibattimentale (istruttoria), di rispondere nella fase del dibattimento. Tale modifica ricalca le indicazioni contenute nella lettera inviata la scorsa settimana al presidente della Commissione giustizia della Camera Giuliano Pisapia dai presidenti dell'Anni e dell'Oua Pacioni e Mati. «Se questa modifica verrà approvata in aula noi ritireremo i nostri emendamenti - afferma Giuseppe Scozzali, della Rete relatore di minoranza del provvedimento -. Mi sembra una proposta molto positiva. C'è una trattativa in corso all'interno della maggioranza. Vediamo cosa succede domani mattina». Tuttavia l'ipotesi si scontrerebbe con la netta opposizione di Forza Italia, che sùbito solleva eccezioni, di merito e di procedura. «Se si vuol fare rientrare dalla finestra la possibilità di non far espletare il diritto alla difesa noi non possiamo votare a favore afferma Donato Bruno capogruppo di fi in Commissione giustizia -. La filosofia del provvedimento è quella di riequilibrare il rapporto tra difesa ed accusa e quindi di rendere inutilizzabile tutto quello che viene reso dal coimputato senza la presenza del difensore di colui che viene chiamato in correità, a meno che colui che ha fatto la chiamata in correità renda di nuovo la sua dichiarazione in presenza del difensore». Polemiche anche sul fronte degli avvocati. Infatti è ormai netta la spaccatura tra le camere penali e i vertici dell'organismo unitario dell'avvocatura. In particolare i penalisti puntano l'indice contro il presidente dell'Oua, Giovanni Mati, «artefice - spiega il presidente dell'Unione camere penali, Gaetano Pecorella - di un accordo con il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Elena Paciotti, che ha per oggetto la giustizia penale. Un accordo, su cui noi siamo in totale dissenso, stipulato da Mati di propria iniziativa, senza che fosse stato aperto alcun dibattito all'interno dell'avvocatura e senza informarci», [r. i.]

Persone citate: Donato Bruno, Elena Paciotti, Gaetano Pecorella, Giovanni Mati, Giuliano Pisapia, Giuseppe Scozzali, Mati

Luoghi citati: Roma