IL 3% resta fuori portata per Parigi

La Francia rincorre Maastricht con una manovra da 9200 miliardi. Waigel: apprezzo la volontà politica La Francia rincorre Maastricht con una manovra da 9200 miliardi. Waigel: apprezzo la volontà politica di 113% resta fuori portata per Parigi PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Stangata rosa alla vigilia delle Grandi Vacanze. Per non far escludere la Francia dall'euro, uno Jospin in linea con i suoi programmi elettorali torchia le imprese per 32 miliardi di franchi, 9200 miliardi di lire, risparmiando (ma in autunno si prevedono la manovra bis e possibili ripercussioni sulla previdenza sociale) le famiglie e la piccola industria. E se il 3 per cento tondo rimane l'obiettivo finale, il Bilancio '97 lo supererà con il placet germanico. A quattr'occhi Kohl definiva «inaccettabile» il 3,4 per cento? Eccolo accontentato: Parigi gli scodella, nelle previsioni, il 3,3. Anche meno, volendo. A condizione, tuttavia, che lo sviluppo - non penalizzando i consumi, Jospin vorrebbe preservarlo - mantenga le ottime prospettive attuali, Si lasciano dunque nel vago le cifre. Unica certezza, ritiene la Francia jospiniana, è l'ingresso «alle condizioni e nei tempi previsti» tra i cavalieri dell'euro. Parigi invoca qualche indulgenza sul brevemedio termine. Ma promette: «Non deluderemo». Sia pure a malincuore, il coriaceo Waigel abbozza. Secondo il ministro delle Finanze tedesco, il piano salvaMaastricht che il suo omologo transalpino Dominique Strauss-Kahn ha messo in cantiere, è - sia pure con riserva - accettabile. Lodandone la determinazione, la Germania pone in rilievo la «chiara volontà politica» transalpina. Nessun dubbio, insomma, che Parigi voglia rispettare «impegnandosi al massimo» i criteri di convergenza. Ma, nel contempo, Herr Waigel gela Jospin, riservandogli le docce scozzesi cui finora sottoponeva solo Palazzo Chigi. Nel temperare l'imprimatur con un sostanziale scetticismo, asserisce: «Nessuno può dire, oggi, come finirà». Critica verso l'austerity in chiave gauchiste (paga il capitale) l'opposizione rpr-udf, nonché una Confindustria apparsa comunque rassegnata alle misure governative tartassatone nel Paese «dal prelievo pubblico record nel mondo». Tace, nondimeno, Chirac. E il silenzio - in particolare dopo l'incontro, ieri, con una delegazione franco-tedesca di «patrons» - mostra come l'Eliseo rinunci a dare battaglia. Il 14 Luglio era sceso in campo per ribadire che Maastricht non richiedeva ulteriori sacrifici. «Basterà condurre a termine le privatizzazioni e non incrementare la spesa pubblica» spiegò. Ma Lionel Jospin ha deciso altrimenti. E all'Eliseo non resta che piegarsi risparmindo le forze in attesa di un round favorevole. Taciturni entrambi, Alain Juppé e Jacques Chirac pagano la loro oggettiva debolezza. Non ignora, il primo, che l'interventismo di Strauss-Kahn sarà discutibile ma corregge la sua inefficacia. Juppé puntava al tre per cento secco entro l'anno. E si guardò bene dall'avvenire i francesi nella folle primavera elettorale: «Non ce la faremo». Lo incastra, oggi, la perizia contabile che il neopremier Jospin richiese dopo l'exploit presagendo il peggio. Mancano, alla Francia, 32 miliardi di franchi per rientrare sulla dirittura che il 1° gennaio '99 laureerà con la moneta unica gli eurovincitori. I rimproveri alla gestione Juppé sono, in definitiva, blandi. L'ex primo ministro definì «calamitosa» l'eredità economica del suo predecessore - nonché, si presumeva, amico - Edouard Balladur. Ma Jospin tempera i veleni contro Alain Juppé: coabitazione oblige. Due gli assi del risanamento. Le economie, per cominciare: 10 miliardi. I tagli faranno male nella Difesa, ove comunque Chirac salva il costoso jet Rafale, come promesso ai militari. Per gli 8 residui, la scure affonderà in tesorerie attive e dimenticate, mungendole. I 22 da tassazio¬ ne li dovranno invece sborsare le società. Il fisco si conferma sempre più famelico sulle plusvalenze (dal 19 al 41,6 per cento). E Strauss-Kahn inasprisce del 15% il regime societario. Solo nel 1999, con la benedizione di Maastricht, il padronato vedrà ridursi la campagna impositiva. Chi ha un budget inferiore ai 50 milioni di franchi schiva il colpo. Nella rete finiscono dunque per rimanere solo i grossi pesci, cui la gauche attribuisce «le risorse necessarie» per non farsi destabilizzare dal salasso. E i ricchi? Malgrado il pcf l'attendesse con impazienza, l'ora non è ancora venuta per spillare le «fortune personali». La tassa ad hoc non conoscerà maggiorazioni estive. Ma la tregua è solo provvisoria. Enrico Benedetto B TRE 6RANPI VERSO MAASTRICHT / ■■■-jXgl...-..L.... —————— » — ...É—I« L DEFICIT'96 MANOVRA-BIS (% r-l.i.) (miiiardi di lire) GERMAN IA 3,8 10.000(0,25%) FRANCIA 4,2 9.200 (0,4%) ITALIA 6,8 15.500 (0,8%) Ultimo obiettivo Deutsche DEFICIT 1997 PREVISIONI (luglio) Previsioni governo 3,0 3,2 3,0 Bank 3,2 3,3 3,0 (giugno) (aprile) OCSE FMI 3,2 3,2 3,2 3,3 3,3 3,3 ***** * ★ * ¥ premier francese Lionel Jospin La manovra-bis annunciata ieri dal suo governo grava in particolare sulle imprese