Falsa donna di Picabia esposta a Verona di Mirella Appiotti

Falsa donna di Picabia esposta a Verona Enrico Baj smaschera la goffa contraffazione Falsa donna di Picabia esposta a Verona •71 VERONA N falso dentro a un falso. Lo scandalo in due atti (per I I ora) riguarda la Femme aux \J \allumettes di Picabia che campeggia sul manifesto della mostra Dadaismo/Dadaismi. Da Duchamp a Warhol, aperta da venerdì a Palazzo Forti in Verona. Atto primo: subito dopo l'inaugurazione si sa che il collage, scelto anche per la copertina del catalogo Electa, è stato bollato come un falso da Olga Picabia, vedova del precursore del dadaismo, da studiosi come Pierre Arnauld, dell'Università di Bordeaux, e da William Camfield rappresentante del comitato Picabia. Fax di protesta, di rabbia, di stupore inondano la scrivania di Giorgio Cortenova, direttore della sinora molto apprezzata sede espositiva nonché curatore della rassegna. Atto secondo: la Femme veronese sarebbe addirittura un falso realizzato, senza neppure troppa prudenza, con un mix tra un falso «storico» e un'opera autentica: è quanto ha scoperto Enrico Baj, forse l'ultimo erede almeno concettualmente dei Duchamp, degli Arp, dei Grosz, dei Picabia (del quale è stato il «padrino» italiano), quindi di diritto presente nella mostra con opere proprie o realizzate in tandem con Manzoni, Fontana, Man Ray e con lo stesso Duchamp. «La prova - ci dice - mi è venuta dal catalogo della retrospettiva di Picabia a Dusseldorf dell'83 che riproduce 9 Femmes alcune delle quali ritenute contraffatte. Una di esse, numero 91/d, è presentata con il titolo di Babette mentre al numero 90 è riprodotta la Rocking chair, la cui autenticità è accertata. Il falsario n. 2 ha commesso l'errore di riportare sopra la testa infilzata dai fiammiferi, in una sorta di prosecuzione, i seni e la spalla che figurano nella Rocking: ed è ciò che si vede a Verona. Non solo: come ha osservato il pittore-poeta JeanJacques Lebelle, sugli occhi della signora invece delle originali forcine ha piazzato due clips portasoldi che non esistevano nel 1924. Facile, direi, da smascherare». Ma un incidente che ha messo in agitazione mezzo mondo dell'arte: «Anche perché, la mostra non sembra perfettamente centrata. Un solo esempio: dei 28 Grosz esposti nessuno può definirsi dadaista e che dire del "dada" Warhol illustrato con ritratti di Enrico Coveri»? Mirella Appiotti

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