«Quel Diario è di Montale»
polemica. Annalisa Cima risponde alle accuse lanciate da Isella polemica. Annalisa Cima risponde alle accuse lanciate da Isella «Quel Diario è di Montale» SESSANTASEI poesie in cerca di certezza. Invece, sono scaraventate in una bufera antipatica: «Sono apocrife» seppur firmate Montale, scriveva Dante Isella sul Corriere della Sera di ieri, confrontando i versi quale illustre filologo, e analizzando quale grafologo la scrittura del poeta. Alla fine, Isella denuncia un diabolico gioco letterario che indica quale imputata Annalisa Cima, poetessa, giovane autrice nel '73 di un libro-intervista accusato d'essere un collage di dichiarazioni poetiche rapinate da Autodafé. 11 nuovo reato: maneggiamenti astuti, rapine e alterazioni di versi con conseguente attribuzione a Montale, il tutto preso per buono da Mondadori, che l'anno scorso ha pubblicato Diario postumo, e quindi dalla curatrice, la filologa Rosanna Bettarini. Annalisa Cima, da Lugano, dice alla Stampa: «Quante inesattezze, quanti passi falsi». E chiude tutto in tre punti: «D E' una guerra tra filologi e io non entro nel merito. 2) Chi nega l'originalità di quei versi poteva chiedere di visionare gli originali. 3) Si dice che Montale contestasse un mio libro-intervista in una lettera a Contini: pubblicherò quello che lui a Contini scrisse insieme a me». La «costruzione» che Isella ha pubblicato sul Corriere della Sera di ieri è il lavoro di uno scalpellino sottile e acuminato fin quasi a parer sadico. Isella parte dal concetto di «falso» tra «imitazione, plagio e rifacimento d'autore». Poi si incunea in un'analisi linguistica tanto minuziosa quanto ineccepibile, con repechage d'autore. Un alone, poesia firmata Montale del 1969, così come altre, è riportata scrivendo in neretto i versi estrapolati o rimaneggiati di altre opere del poeta, in una continua ricerca di ricostruzione a tavolino. E, per picchiare più forte, a proprosito del volumetto-intervista, Isella aggiunge che, in una testimonianza inedita, Montale disse: «Quel libercolo più scemo che deludente fu progettato e stampato a mia insaputa». Fino alle stoccate ultime: un notaio ha vidimato i testi? certo, ma ha soltanto detto che si stampava qualcosa conforme al manoscritto, non che il manoscritto era originale. Insomma, seppur non detto a chiare lettere, il senso è: cara Cima, hai scritto tu 66 inediti di Montale e li hai spacciati per suoi. Signora Cima, che risponde a Isella? «Da buon filologo usa la parola "apocrifo", giocando sul doppio significato di occultato, così da mascherare l'implicita diffamazione». Ma questi manoscritti sono inaccessibili oppure no? «Esiste un'ampia descrizione fatta da Rosanna Bettarini nell'apparato del volume uscito da Mondadori, nel 1991 e poi nel 1996. Lì compaiono date, correzioni, materiali, grafia». E non era più semplice, come dice Isella, mostrare gli ori- ginali? «Non ha mai chiesto di vederli. Io pensavo si fidasse del parere della filologa che con Contini ha curato L'Opera in versi nel 1980». 11 dubbio più pesante è sulla autenticità dei versi. Si lascia intendere l'ombra di una manipolazione astuta: «Isella cita dei versi che molti studiosi hanno citato prima di lui per dimostrare, in positivo, quanto fossero evidenti i repèchages montaliani». Ma questo discorso viaggia insieme con le accuse al volumetto Incontro Montale del 1973, ritenuto una specie di collage di memorie naturali o registrate e trasformate in intervista: «La partecipazione diretta di Montale può testimoniarla l'editore che vide le schede scritte da lui stesso». E questa lettera a Contini, citata da Isella, dove addirittura si dice che lui era ignaro dell'operazione editoriale? «Ho molti dubbi, giacché Montale scrisse, proprio con me, una lettera molto divertente a Contini, che a tempo debito pubblicherò». Ma, considerato il rigore di Isella, come spiega un attacco così diretto? «Penso a una guerra tra filologi che non mi riguarda. Ci siamo sentiti più volte prima che uscisse Diario postumo e si disse pronto a curare la prefazione e l'apparato critico del volume». E poi che è accaduto? «Quando si stipulò il contratto con Mondadori, nel quale si dichiarava l'autenticità delle lettere-legato di Montale, non fece eccezioni. Ma soltanto quando uscì il libro con apparato critico di Rosanna Bettarini e prefazione di Angelo Marchese nacquero in lui i dubbi. Il perché non lo so». Lui dice anche che le autentiche notarili non dimostrano la originalità dei testi ma soltanto la conformità delle copie al testo al notaio sottoposto. «E' un ennesimo abbaglio. Le autentiche non riguardavano la scrittura di Montale, non ce n'era bisogno, era una prassi perché potesse quei materiale circolare all'estero e far parte di un fondo di pertinenza straniera». Amico di Montale e di Annalisa Cima, dice Vanni Scheiwiller, poeta ed editore: «L'unica cosa che mi fa male è che tutto questo venga da Isella. Lo stimo e gli voglio bene. Ma questa volta mi pare che abbia azzardato troppo. Parla di apocrifo per manoscritti che erano a disposizione e non ha visto. Bastava chiedere. Ma forse usa apposta apocrifo, così come fac-simile, perché apocrifo vuole anche dire sommerso, nascosto». Aggiunge Scheiwiller: «Quelle poesie sono state lette e giudicate. Poi anche timbrate dal notaio. E oggi, guarda caso, vediamo sul Corriere un fac-simile senza il timbro. Come mai? C'è un'intenzione? Se volete l'originale venite a vederlo, nessuno lo manderebbe in giro al primo che lo richiede». E il biglietto a Contini, dove si parla di un libretto assurdo? «E' datato, perché allora non inserirlo nel carteggio? E perché tirarlo fuori adesso? Mi pare una guerra tra filologi, dove non c'entrano Montale e la Cima. E, comunque, non le ha scritte lui? Sono un falso? Allora l'autore del falso è un genio. Non per la calligrafia, bensì per la poesia, per l'immedesimazione in Montale». Marco Neirotti q «Gli originali sono a disposizione di tutti Chi mi attacca non ha mai chiesto di vederli» Secondo il critico i versi postumi potrebbero essere un apocrifo costruito a tavolino Scheiwiller: «Se fossero falsi, l'autore sarebbe più geniale di Eugenio» Sopra, Annalisa Cima qui accanto, Dante Isella e Montale visto da Levine
Luoghi citati: Lugano
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