Vìa all'Europarlamento degli sprechi di Cesare Martinetti

Costato duemila e ottocento miliardi si apre tra le polemiche e un'indagine per tangenti Costato duemila e ottocento miliardi si apre tra le polemiche e un'indagine per tangenti Vìa all'Europarlamento degli sprechi La nuova faraonica sede di Bruxelles BRUXELLES DAL NOSTRO INVIATO Il dado è quasi tratto, il 25 si firma, la cerimonia di inaugurazione non si farà mai, un po' per vergogna, un po' perché questo Caprice des dieux diventerà come il Duomo di Milano, mai finito e mai pagato fino in fondo. Ma ormai tutto funziona: le docce per i deputati, le sale di meditazione, le palestre per la ricreazione. I ficus sono stati piantati, i vetri azzurrati e antischegge fabbricati in Lussemburgo con tecnologie australiane e sostenuti da comici italiane in granito sono al loro posto. Per quanto riguarda i parametri di Maastricht, nessuno sa dire, ma difficile che la somma di mille e 400 milioni di Ecu (2 mila e ottocento miliardi di lire) possa rientrare dentro qualsivoglia parametro che non sia quello della follia. L'Europa tira la cinghia per stare dentro le regole di Bruxelles, e Bruxelles spende e spande violando le sue stesse regole. Due mila e ottocento miliardi di lire non sono uno scherzo, ma la cifra che il Parlamento europeo pagherà per la sua nuova sede, ribattezzata, per l'appunto, Caprice des dieux, capriccio degli dei, come il formaggio francese. E di fatti qui intorno si avverte un certo odorino, non di camembert, ma di un film già visto mille volte in giro per l'Europa dove questo tipo di «integrazione» è ben più avanti della moneta unica: appalti sbrigativi, costi che si dilatano oltre le previsioni, regole urbanistiche violate, direttive «europee» ridicolizzate, inciuci tra poteri e comunità (i socialisti valloni hanno costruito, i democristiani fiamminghi finanziato). Sull'immenso Caprice (che il Sunday Times con un po' di ironia ha definito «la più colossale opera di ingegneria civile europea dopo il tunnel sotto la Manica») indaga un giudice belga anche perché un suo ex collega francese ora parlamentare europeo, Thierry JeanPierre, ha calcolato che il giro di tangenti è stato di almeno di trenta miliardi. Ma intanto il dado è quasi tratto e tra qualche giorno, il 25 luglio, il Bureau del Parlamento firmerà la «messa a disposizioni» dell'immobile. Resta solo da capire se i 1400 milioni di Ecu saranno pagati in 10,15 o 20 anni. Ed è un'altra bella questione, perché le regole prevedono che il Parlamento programmi le sue spese solo anno per anno. C'è poi sotto una guerra non troppo celata con la Francia che ha la seconda sede del Parlamento, a Strasburgo, dove l'assemblea si riunisce una settimana al mese. Anche laggiù si sta costruendo un nuovo palazzo, temendo i francesi che il Caprice finisca per attrarre stabilmente a Bruxelles il Parlamento, ora itinerante tra Belgio ed Alsazia. Nel Caprice ogni parlamentare ha una specie di mini-appartamento: ufficio, saletta per l'assistente, bagno (con doccia). I mobili (chissà perché) sono fissi, non si possono spostare, come nelle carceri. Ma la qualità non è carceraria e nemmeno monacale: sono in faggio e sono costati quasi 25 milioni (a deputato); più cari invece i bagni, 37 milioni. Sofisticate le attrezzature, come l'impianto elettrico che si spegne automaticamente se nella stanza non vi sono movimenti. Una ricercatezza for- se eccessiva che ha causato una preoccupazione funzionale. Mettiamo che un parlamentare si concentri nella lettura al punto tale da rimanere immobile. Dopo un certo numero di secondi, la luce si spegne. Scomodo. S'è pensato allora di installare un piccolo braccio elettronico che in qualche angolo del locale garantisse il movimento e dunque la luce. Ma allora che scopo avrebbe la sofisticazione dell'impianto? La questione non è ancora del tutto risol¬ ta, ma già si sa che non è per risparmio: il continuo accendersi e spegnersi consuma più energia di una luce dimenticata accesa. Ogni particolare del Caprice è gigantesco: 15 sono i saloni da conferenza, 52 per le riunioni. Il complesso è costruito per essere un msieme autosufficiente con negozi, palestre e campi da squash. Una grandiosa serra (con gli alberi nell'atrio), un acquario all'interno del quale conservare e mescolare nel loro intero ciclo le esistenze di alcune migliaia di persone e quasi di preservarle da questa Bruxelles che vista dal quartiere europeo appare come un mostruoso trasformer, col profilo sfigurato dalla metastasi urbanistica che è anche una metafora politica dell'Europa. I verdi hanno chiesto una commissione di inchiesta e protestato per un'urbanistica «anti-sociale». Tra l'altro, sotto il Caprice c'è un parcheggio per 2300 posti, ma solo 900 sono autorizzati. Si sta trattando e bluffando nell'obscurité totale, come scrivono gli abitanti del quartiere Léopold, che vorrebbero una ricaduta sulla loro vita dell'insostenibile peso «europeo» provocato dai cinquantamila che lavorano da quelle parti e ogni mattina arrivano con la loro vettura e si infilano dentro i garage degli altri caprices che hanno preceduto l'ultimo, alieni pionieri di una nuova razza che parla molte lingue, ma non quella di Bruxelles. Cesare Martinetti In Belgio lo chiamano «Caprice des dieux» Lussuosi mini appartamenti per i deputati e 15 saloni per le conferenze A sinistra l'aula dell' Europarlamento di Buxelles Sopra, l'esterno del palazzo

Persone citate: Thierry Jeanpierre