Lo show cancella la morte di Giuseppe Culicchia
Ventiquattr'ore dopo ai Murazzi l'annegato è già dimenticato Ventiquattr'ore dopo ai Murazzi l'annegato è già dimenticato Lo show cancella la morte RITUFFIAMOCI nel Po», c'è scritto sui manifesti che tappezzano i Murazzi: l'invito riguarda la campagna per la pulizia del fiume, promossa da verdi e democratici, ma leggere adesso quella frase, a poche ore e a pochi metri di distanza da quanto è successo da queste parti nella notte di venerdì, fa un certo effetto, una certa impressione. In testa ai manifesti campeggia una fotografia. Ritrae sorridenti nuotatori, immortalati tanti anni fa accanto alle loro canoe, sotto il Monte dei Cappuccini. Lo scatto, un po' sfocato, è in bianco e nero: i due colori che da qualche anno a questa parte hanno reso a suo modo celebre anche nel resto d'Italia questa fetta di città, bianchi da una parte, neri dall'altra, a interpretare parti diverse a seconda delle occasioni, clienti o spacciatori, cacciati o cacciatori, alternandosi talvolta nei ruoli. La sera successiva alla morte del giovane nordafricano nelle acque chimiche del Po, tutto prosegue come se nulla fosse accaduto, in base ai tempi e alle battute di un copione mandato a memoria e, si direbbe, non più modificabile. E' sabato, del resto, e lo spettacolo deve andare avanti comunque; in fondo è venuto a mancare un personaggio secondario, poco più di una comparsa, a cui le vesti del protagonista, indossate per sbaglio e suo malgrado, sono risultate fatali. I tavolini dei lo- cali che si affacciano sul fiume sono affollati dall'abituale stuolo di ragazzi, ma anche da famiglie con tanto di bambini; la musica che fuoriesce dai diffusori non è ancora troppo alta, e permette di conversare a lume di candela, circondati dal consueto trillare dei cellulari. Parrebbe insomma di stare in un qualsiasi angolo di Torino, e non nel luogo delle tensioni e della perdizione. La mezzanotte però è appena trascorsa ed è necessario spingersi oltre, arrivare alle due o alle tre, per avvertire che nel frattempo un impercettibile ricambio è avvenuto all'interno della moltitudine, e che poco a poco altre facce sono arrivate a popolare il buio squarciato dalle luci artificiali dei lampioni. Non troppo lontano, il traffico sul ponte che unisce piazza Vittorio Veneto alla Gran Madre scorre indifferente. Ad un ragazzo scivola di mano una bottiglia, e al rumore del vetro che si infrange sull'asfalto qualcuno si volta di scatto, salvo poi tornare a chiacchierare. Quanti tra i presenti o tra i passeggeri di quelle auto che corrono nel caldo erano qui l'altra notte? E quanti, pur non essendoci stati, avrebbero voluto esserci, in modo da poter assistere, nel luogo deputato alla «trasgressione», alla diretta dell'avvenimento di cui ora parlano i giornali e le televisioni? Impossibile saperlo. Per il momento, tra un cocktail e l'altro, ci si limita ad aspettare il prossimo numero d'attrazione, sperando magari inconsciamente in una qualche novità, o contando perlomeno su una replica. Giuseppe Culicchia Tra i frequentatori dei locali lungo il Po l'unico rammarico è non aver assistito alla morte in diretta
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