«Paolo? Non ha fatto nulla Il vero guaio è dimostrarlo» di Lodovico Poletto

«Paolo? Non ha fatto nulla Il vero guaio è dimostrarlo» «Paolo? Non ha fatto nulla Il vero guaio è dimostrarlo» LA MADRE DEL GIOVANE ARRESTATO LE tapparelle di casa lavarone sono abbassate fino a nascondere, quasi completamente, le finestre della villetta che si affacciano sulla strada. E se non fosse pei Adolf, il boxer che gira per il cortile, e il furgone pick up bianco parcheggiato davanti al cancello, sembrerebbe davvero che in casa non ci sia nessuno. Germano e Rosa lavarone, invece, sono chiusi nella grande cucina della villetta alla perifera di San Mauro. Siedono attorno al grande tavolo di legnò con il marmo e guardano la tv accesa sui «tg» che continuano a parlare del «Caso Murazzi» dì Torino e del loro figlio, Paolo, dall'altra notte in carcere alle Vallette. Il telefono continua a squillare e loro rispondono a tutti allo stesso modo: «Si, purtroppo è in carcere. Ma no, non ha fatto nulla. Il guaio è riuscire a dimostrarlo». Già, dimostrare l'innocenza di Paolo, è il primo problema: alle 11 di ieri Germano e Rosa lavarone avevano già contattato almeno due volte l'avvocato difensore, Loredana Gemelli. La risentiranno altre volte nel pomeriggio, per farle sempre la stessa domanda: «Ci sono novità? Ha potuto vedere nostro figlio? Le ha detto qualcosa?». Ma Paolo è in carcere e, forse, solo oggi pomeriggio potrà incontrare il suo legale, prima di essere interrogato dal gip. Mamma Rosa è distrutta. Ma riesce a parlare senza piangere, non si arrende e fruga nei ricordi alla ricerca di tutti gli elementi utili a scagionare U figlio. Paolo aveva un precedente per lesioni: aveva dato un __„pugno a un finanziere. Ma è davvero violento? «Niente affatto. Paolo è buono e altruista. E la storia del pugno al finanziere è tutta da ridere. Paolo e quel militare si erano detti qualcosa all'uscita di una discoteca. Poi il finanziere ha continuato a guardare male mio figlio, che si era avvicinato e gli aveva dato un pugno. Mi diceva: "Mamma, guarda che l'ho colpito perché quello mi guar- dava in modo strano. Non sapevo cosa mi volesse fare". Per fortuna lo hanno prosciolto, prima ancora del processo». Un supertestimone sostiene di averlo visto, l'altra notte, lanciare bottiglie contro il giovane marocchino in acqua, che stava annegando... «Guardi, Paolo quella sera aveva bevuto un po'. Ma posso assicurare che se fosse stato sobrio sarebbe stato il primo a cercare di salvare quel ragazzo. Avrebbe agito così, d'istinto, è sensibile e buono. Non ci ha mai dato problemi..». E in casa? Che cosa faceva, oltre a studiare? «Lavorava con noi nella tipografia. E'stato lui a installare i computer e sistemare la linea della fotocomposizione. E'un mago dell'informatica: pensi che a scuola ha organizzato an- che l'archivio del computer del preside». E quando non era a scuola o in tipografia, che faceva? «Aveva i suoi amici, la fidanzata, Nadia. Oppure stava su in mansarda a giocare tutto il giorno con i videogiochi. Non usciva molto, non è vero che le notti le passava da un locale all'altro». Ai Murazzi, però, ci andava. Alcuni gestori di locali lo ricordano benissimo... «Certo. E noi lo sapevamo. Suo padre gli diceva: "Ma ragazzi, perché andate sempre lì? Ci sono risse, può essere pericoloso". E lui a dire che ormai quei tempi erano finiti, che adesso c'era la polizia e lì si stava bene. Invece, guarda cosa gli è capitato». E l'esame di maturità, com'era andato? «Il giorno dopo gli orali era euforico. Quando è arrivato a casa mi ha detto: "Mamma, li ho stracciati tutti". Gli avrebbero dato anche un buon voto: almeno 48. Povero Paolo, aveva studiato davvero tanto, con i suoi amici, ogni giorno qui da noi, nel giardino o in mansarda». Che cosa avrebbe voluto fare dopo? Andare all'università, lavorare qui con voi? «Lavorare. Adesso sarebbe andato un po' in vacanza, ci avrebbe raggiunti a Mentone, forse si sarebbe fermato lì qualche giorno». Voi avete saputo dell'arresto mentre eravate in Costa Azzurra. Chi vi ha avvisati? «Ci hanno fatto una telefonata, saranno state le cinque del po¬ meriggio. Siamo partiti subito. Tre ore di viaggio senza dire una parola: non ci era mai parsa così lunga, la strada del ritorno». E adesso, che farete? «Cosa possiamo fare? Abbiamo sentito la polizia, l'avvocato, gli amici. Chi ha passato la serata con lui ci conferma che era un po' brillo, ma quando quel ragazzo era in acqua, lui era distante almeno 300 metri. Ci sono tante persone che possono testimoniarlo e noi li abbiamo implorati: andate dalla polizia e dite che nostro figlio è innocente». Di questa vicenda - la rissa, il morto - che ne pensate? «Che ci dispiace per quel che è capitato. Che un essere umano non merita proprio di fare quella fine...». Lodovico Poletto £ t Mio figlio è buono e altruista Ull pugno alfinanziere? Aveva bevuto tanto, altrimenti Un episodio tutto da ridere sono sicura che si sarebbe L'hannoprosciolto subito tuffato a salvarlo quel ragazzo ij p senza neanche processarlo p j

Persone citate: Loredana Gemelli, Povero Paolo

Luoghi citati: San Mauro, Torino