Controffensiva di Berlusconi

Controffensiva di Berlusconi Controffensiva di Berlusconi «Il leader pds è incorreggibile Isuoi metodi sono stalinisti» Gianfranco Fini ROMA DALLA REDAZIONE Dopo una giornata in cui sembrava che il Polo volesse in qualche modo frenare lo scontro, la polemica con l'Ulivo si infiamma. Il duello si è riacceso in serata. «Io credo che si possa essere garantisti senza essere d'accordo con Berlusconi - ha attaccato D'Alema -, che il garantismo di Berlusconi assomiglia troppo alla pretesa di impunità dei potenti». Immediata la replica del Cavaliere: «Vedo che D'Alema è incorreggibile. Continua infatti a praticare la tecnica, di memoria staliniana, di attribuire all'avversario tesi e comportamenti antitetici a quelli reali per attaccarlo su questi falsi presupposti. D'Alema - continua il leader azzurro insiste nel capovolgere la verità accusando Forza Italia di attaccare l'intera magistratura, quella magistratura che F'orza Italia invece difende perché la vuole, come deve essere, autonoma, indipendente ed imparziale». In mattinata, prima del testa a testa tra i due leader, il presidente dei senatori di Forza Italia, Enrico La Loggia, aveva sventolato la bandiera della pace: «Da parte nostra non è cambiato nulla, ma c'è la preoccupazione forte che sia cambiato D'Alema». Anche i dirigenti di An si erano mossi per fare i pompieri e sgomberare il cammino delle riforme dagli ostacoli che potrebbero nascere dall'attacco di Berlusconi ai magistrati di Mani pulite. L'aveva detto sabato Gianfranco Fini: «Sulla giustizia ora noi dobbiamo essere protagonisti come sulle riforme». Le linea politica del presidente di Ai è quella di difendere il cammino delle riforme costituzionali dagli sbalzi d'umore di Berlusconi. Quindi, l'ultimissima parola d'ordine è: basta con le polemiche e rimbocchiamoci le maniche. «Non c'è dubbio che il problema della giustizia è aperto e che, se ci dovessero essere degli irrigidimenti da parte di D'Alema, i nodi verranno al pettine spiega Maurizio Gasparri -. Tuttavia la materia è già stata affrontata proficuamente in Bicamerale e la redazione di ben cinque bozze lo testimonia. Il dibattito non è concluso ma io scommetto più sull'accordo che sulla rottura». E' un modo indiretto per manifestare fastidio per la ripresa di tensione sul tema della giustizia innescata da Forza Italia. «Finora ci sono state molte polemiche ma nessun fatto - aggiunge Giulio Maceratine presidente dei senatori di An -. Adesso è giunto il momento di riprendere il dialogo e il confronto, partendo dalla consapevolezza che gravi e numerosi sono i mali della giustizia e lasciare le cose come stanno non è più consentito». Insomma, parte del Polo comincia a rassegnarsi al passaggio di Di Pietro con l'Ulivo, una autentica tegola in testa per il centro-destra. Ormai è cosa fatta, dice di fatto Giuseppe Calderisi di Forza Italia, ma almeno il pds non faccia un passo indietro nelle scelte che «sembrava avere acquisito sui problemi della giustizia in Bica- merale». Il Polo, in effetti, non ha ancora ben capito per quale motivo D'Alema ha alzato i toni polemici. Anche se Franco Frattini, di Fi, una spiegazione plausibile ce l'ha: «Molti, all'interno dell'Ulivo, hanno appreso della candidatura di Di Pietro dai giornali. Vi sono malumori forti. Ecco perché D'Alema ha alzato i toni delle accuse a Berlusconi: vuole ricompattare l'Ulivo». E aggiunge la raccomandazione di «non alzare il livello dello scontro». In effetti nel centro-sinistra continua ad essere contestata la possibile candidatura di Di Pietro per il Senato. Rifondazione comunista è la più intransigente. «Di Pietro mi sembra introduca un elemento di turbativa che accentua le difficoltà della maggioranza - avvisa Fausto Bertinotti -. Sono molto preoccupato per l'autunno che verrà. Sarà un autunno molto difficile». Ma Franco Marini, segretario dei popolari, è sicuro che «prima di far fallire la Bicamerale ci penseranno un po' tutti». Gianfranco Fini

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