«Amo e soffro per il Toro»

Il presidente del Senato: mi divertono le cose semplici, le trasmissioni leggere Il presidente del Senato: mi divertono le cose semplici, le trasmissioni leggere «Amo e soffro per il Toro» Mancino: segno di una mia contraddizione IL presidente Mancino è seduto nel salotto antistante il suo studio su un sofà, vestito in doppiopetto blu, camicia azzurra, cravatta rossa a piccoli disegni; scarpe nere e rigorosamente lucide. Presidente, come trascorre la sua domenica? «La domenica mi alzo presto come in un qualsiasi altro giorno: è questione di abitudine, non riesco a dormire a comando. Quando, poi, sono dalle mie parti la gente vuole salutarmi. Mi alzo tra le sei e un quarto e le sei e mezzo; vado a Messa alle otto o al duomo di Avellino o in una piccola chiesa vicino casa a Montefalcione». Lei è religioso? «Sono cattolico, con difetti e virtù, un uomo normale cresciuto in una famiglia religiosa». Anche nella politica? «La politica non è un atto di fede: sia quando eravamo De, sia oggi siamo inadeguati rispetto al messaggio cristiano». Conosce bene il Papa? «L'ho incontrato solo alcune volte. E' un uomo di grande carisma e di estremo rigore sui princìpi. Un Papa che suscita ovunque partecipazione ed entusiasmo». Lei lavora molto presidente? «Sì, le mostro il "callo" dell'amanuense. Le cose preferisco farmele da me». Scrive a penna? «Avevo una "Aurora" che è stata per lunghi anni la mia penna da lavoro. Nel 1992 il gruppo parlamentare che ho presieduto per otto anni mi ha regalato una penna stilografica d'oro, con incisa la data della mia elezione a capogruppo e quella della cessazione dall'incarico: 4.7.84-4.7.92. Questa è diventata la mia nuova penna». Lei è stato il più longevo presidente di gruppi parlamentari? «Sì, per mia scelta. Ho sempre preferito di fare il capogruppo rispetto ad incarichi di governo. Nel 1992. fui nominato ministro del l'Interno, a cavallo tra l'assassinio di Falcone e quello di Borsellino. Quando sono andato a Palermo dopo via d'Amelio, ero al Viminale da appena 18 giorni. La gente, che era accorsa numerosa, mi grida va: "Mancino vai via". Mi sentii colpito, ferito. Avvertivo dentro di me colpe oggettive dei passati governi e anche del mio partito, e un bisogno di Stato da riaffermare sul territorio». Lei ha avuto paura? «Non ci ho mai pensato. Chi guida il ministero dell'Interno non può avere paura». Quindi lei è un uomo tranquillo? «Tranquillo e ansioso insieme. Quando c'è un problema grave e serio ho ansia». Lei è un uomo di disciplina? «Seguo regole, non amo la dema- gogia e l'improvvisazione». Chi sono i suoi maestri? «Sono sturziano: ritengo Sturzo il più grande pensatore politico del secolo. Tra gli uomini politici di casa nostra ho ammirato De Gasperi per la scioltezza del linguaggio, la grande intuizione, il coraggio delle scelte. Ero molto legato ad Aldo Moro». Lei legge molto? «Leggevo di più quando l'impegno politico era minore. In vacanza leggo romanzi, saggistica e scritti giuridici». Quando legge? «Quando debbo approfondire un tema, di notte: quando devo scrivere, all'alba, perché il pensiero è più fresco e la penna più scorrevole». Dorme poco? «Cinque ore mi bastano». Fa la «siesta»? «Non più, da un po' di anni». Beve molti caffè? «Tre o quattro, la mattina». Le capita di andare al bar? «No. Mi manca il tempo e non ho più l'occasione. Ne ho nostalgia, era un luogo di incontri e di distensione». Telefona molto? «Sì». Le piace mangiare bene? «Una volta, oggi quanto basta, anche perché non c'è tempo per la "siesta"». Le piacciono i vini delle sue parti? «Ovviamente sì. Mi piace anche farli conoscere. Li trovo fra i più gradevoli che il Paese produca». Bianchi? «Negli ultimi anni, soprattutto bianchi». Perché è tifoso del Torino? «E' il segno di una mia contraddi¬ zione. Da ragazzo tifavo per Ettore, il debole, non per Achille. Invece sul piano calcistico tifavo Torino perché era imbattibile. Adesso la squadra mi fa soffrire, ma rimango fedele. Anche se è avara per il Torino, la prima pagina di giornale che guardo ogni mattina è quella sportiva de "La Stampa"». Lei va alla partita? «Quando posso, ultimamente j. sempre più raramente. Nelle competizioni internazionali, tifo per le nostre squadre, indistintamente: Juve, Milan, Inter, Roma, Fiorentina. Poiché il Torino non vince da tempo lo scudetto, ogni anno scel- go una squadra a simpatia. Sono stato contento per quest'anno che la da me non amata Juventus abbia vinto quasi tutto: i meriti vanno riconosciuti». Parla di calcio con il senatore Agnelli e con il senatore Cecchi Gori? «Qualche volta. Soprattutto con Agnelli che mostra il distacco del competente. Cecchi Goti è solo un tifoso». Lei è un uomo elegante. Lo è per suo piacere? «Vesto benino... L'abito scuro è spesso più una divisa che una scelta». E le cravatte? «Ne ricevo così tante in regalo che posso permettermi di sceglierle». E' vero che lei è un padre molto affettuoso? «Ho seguito mia figlia negli studi, la sera, quando doveva laurearsi in legge. Desideravo che prendesse la laurea bene e da giovane. Si è laureata a 22 anni con il massimo dei voti. Ora sta a Dublino a studiare inglese». Cosa la diverte? «Le cose semplici. Per esempio una trasmissione leggera, uno spettacolo sportivo. Seguo alcuni dibattiti politici e qualche programma più impegnativo». Cosa le manca di più? «La privacy. Qualunque cosa faccia diventa oggetto di commento». Cosa le dà più fastidio? «Le critiche ingiuste, i pregiudizi». Che rapporti ha con i suoi amici? «Con i veri amici ottimi. Spesso li incontro a casa mia la domenica». Lei vive a Palazzo Giustiniani, la residenza ufficiale del Presidente del Senato? «No, lo trovo opprimente e perciò a Roma vivo in una casa d'affìtto». Si occupa molto del suo cane? «(Il presidente sorride). Lo subisco. E' di mia figlia. Sono costretto a viverci insieme e mi sono affezionato». Non ha paura di perdere il potere? «Proprio no, anzi. Per la verità preferisco ritirarmi che essere bocciato». Le piace l'esercizio del potere? «Non mi eccita». E' contento di quest'anno di presidenza del Senato? «Che si può dire? Sono soddisfatto, anche se non è stato un anno facile». Alain Elkann «Mi considero un uomo tranquillo e ansioso allo stesso tempo» «Io dormo poco. In genere 5 ore mi bastano e non faccio la siesta» «Subisco il cane di mia figlia Sono costretto a viverci assieme» «Sento la mancanza della privacy A Roma vivo in casa d'affitto» «Mi considero uomo tranquillo e ansioso o stesso tempo» Io dormo poco. In genere 5 ore i bastano e non faccio la siesta» DOMENICA CON

Luoghi citati: Dublino, Falcone, Montefalcione, Palermo, Roma, Torino