L'ira: «Tregua nel Nord Irlanda» di Fabio Galvano

Riprende la trattativa con Londra Riprende la trattativa con Londra Lira: «Tregua nel Nord Irlanda» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Da mezzogiorno, oggi, le armi taceranno in Irlanda del Nord. L'Ira, il clandestino esercito repubblicano, ha annunciato ieri di avere accolto l'invito del suo braccio politico, il Sinn Féin, proclamando «un inequivoco ritorno alla tregua dell'agosto 1994». Da mezzogiorno, precisa il breve comunicato, s'interromperà qualsiasi azione militare: «Tutte le unità dell'Ira hanno ricevuto gli ordini necessari». Si apre la strada della speranza, per la seconda volta in tre anni. Se tutto andrà bene, il 15 settembre si awierà un negoziato che per la prima volta comprenderà davvero tutte le parti del sanguinoso puzzle nordirlandese. L'annuncio dell'Ira, ha detto ieri Tony Blair, può creare «un nuovo clima di speranza nella ricerca della pace e di una duratura soluzione politica». Ma sia lui, sia il ministro per il Nord Irlanda Mo Mowlam, sia in modo più polemico e antagonistico - la controparte protestante insistono che occorre tenere gli occhi bene aperti. «Vogliamo vedere un definitivo alt alla violenza e un irrevocabile impegno a mezzi pacifici», ha detto il primo ministro dalla residenza di campagna dei Chequers. L'importante, gli ha fatto eco la Mowlam, è che «la genuinità della decisione presa dall'Ira sia dimostrata con le parole e con i fatti». Ma gli unionisti, questa volta, non si fidano. < • Si sentirono ingannati quando la precedente tregua fu revocata nel febbraio 1996, con i 2 morti e 100 feriti della bomba che dilaniò i Docklands di Londra; e più ancora quando si scoprì che durante i 17 mesi di armistizio l'Ira aveva continuato a preparare attentati e azioni paramilitari, a confeziona¬ li leader del Sinn éin Adams (a sin.) re bombe, ad addestrare i suoi uomini. «Un ritorno a una tregua fasulla è quindi del tutto insoddisfacente», ha detto ieri Peter Robinson, numero due degli unionisti democratici. «E' la vecchia strategia di fare uso del processo democratico», ha aggiunto Ken Maginnis, del partito unionista: «Non possiamo dimenticare le difficoltà che abbiamo avuto nel 1994, quando l'Ira a ogni passo chiedeva con le minacce altre concessioni». Questa volta l'Ira ha già avuto molto. Non dovrà disarmarsi per dare al Sinn Féin un posto al tavolo negoziale: quel processo, invece, si svolgerà in parallelo, quando anche i lealisti protestanti dovranno deporre i loro arsenali. E' un gioco politico sul filo del rasoio: delicato, difficile. Bene lo sa Blair, che ieri ha espresso l'auspicio di «riuscire a tenere tutte le parti coinvolte nel processo di pace». Perché all'ingresso dell'estremismo repubblicano potrebbe corrispondere l'uscita dell'estremismo lealista, se appena ci fosse il sospetto di concessioni sotto banco ai cattolici, o se altri gruppi armati decidessero di raccogliere il testimone lasciato dall'Ira e di avviare altre campagne di terrore. Ma c'è anche una difficoltà politica di fondo. I protestanti sanno che, rispetto alla loro posizione dominante di qualche anno fa, storicamente possono soltanto scendere di qualche gradino. Le richieste dei cattolici, sia pure attraverso un processo democratico, restano formidabui. «Il nostro obiettivo primario - ha detto infatti Gerry Adams, presidente del Sinn Féin - resta una repùbblica irlandese unita». «Quando andremo al tavolo negoziale - ha aggiunto Martin McGuinness - sarà come repubblicani irlandesi». Fabio Galvano li leader del Sinn Féin Adams (a sin.)

Persone citate: Adams, Gerry Adams, Ken Maginnis, Martin Mcguinness, Peter Robinson, Tony Blair

Luoghi citati: Irlanda Del Nord, Londra, Nord Irlanda