Non chiamate gioco un rito da ripudiare

PANEALPANE PANEALPANE Non chiamate gioco un rito da ripudiare L silenzio durato qual, che mese sul delitto del cavalcavia di Tortona cominciava a diventare inquietante. Ma le indagini non si erano arenate e c'è da sperare che siano diventate più stringenti, se alla fine è stato chiesto il rinvio a giudizio per dieci persone. Le motivazioni addotte per il tragico gesto della banda, per i sassi scagliati sulle auto in corsa, sono le stesse affiorate fin dall'inizio. Il procuratore generale Cuva parla di un futile gioco dettato da uno sbalorditivo vuoto mentale. Ma nel frattempo - misteriosa iterazione e permeabilità della follia e del crimine - è accaduto un altro episodio analogo. Con diverso scenario, con protagonisti di altra estrazione sociale. Una ragazza è stata uccisa da un colpo di pistola, si direbbe casualmente, nel cortile dell'università di Roma. Gli indiziati sono due ricercatori, due studiosi del diritto, e anche loro avrebbero agito per gioco: sia che sparassero temerariamente contro una grondaia, sia che avessero scelto per esercitarsi un bersaglio vivo. La Cavallosa, con il' suo retroterra di opacità provinciale, come la Sapienza con il suo riverbero di spirituale elezione. Il caso indurrebbe a pensare che il vuoto della mente e il troppo pieno possano riuscire a una funesta equivalenza. A Roma, per la verità, le indagini non sem-* brano avere ancora trovato riscontri inappellabili. Ma resta comunque significativo che l'ipotesi del gioco macabro, pur deprecata, non venga razionalmente ripudiata. D'altra parte, non possono essere inclusi estensivamente in questa specie di gioco, nell'assenza di corresponsione, nell'espressione di proterva e gratuita sfida, gli stupri che costellano le nostre cronache? Sembra assurdo che si parli di gioco per esecrabili delitti. Ma poi ci avvertono che è arrivato in Italia da Paesi singolarmente permissivi un videogioco - e dunque un indubitabile mezzo di intrattenimento ludico - fatto apposta per bambini e adolescenti. Non | si tratta di uno dei tanti stiI molatori della stupidità collettiva. Qui fa più punti chi, manovrando col pulsante un'auto veloce, riesce ad abbattere più pedoni: inseguiti implacabilmente, e massacrati, perfino sui marciapiedi. Sfasciando in alternativa altre macchine, specialmente quelle della polizia. Con visibile effusione di sangue, colorato di verde anziché di rosso, come se le vittime fossero marziani. Per ipocrisia o eventuale alibi contro i rigori della legge. Un gioco propedeutico alle imprese della Cavallosa e della Sapienza. Ci chiediamo perché si perda tempo a meravigliarsi e a discutere, anziché provvedere subito alla messa al bando della nera trouvaille. Perché sarà vero che certe teste «vuote» non hanno bisogno di essere riempite di spazzatura per mettersi all'opera; ma per riguardo alla zona grigia della specie umana ogni indulgenza risulta dissennata e colpevole. Sono già troppi gli esempi di sadismo che ci vengono proposti, a generazione per così dire spontanea, perché vengano proposti possibili incentivi. E' così diffusa e vertiginosa la caduta di valori, nell'ambito della famiglia e della vita associata, perché si lascino proliferare impunemente le male piante dell'indifferenza, del cinismo, della perversione. Per intanto registriamo, tra i tanti malefici che ci insidiano, questo sfiguramento, questa regressione bruta dell'«homo ludens». Una dimensione giocosa chiamata a rivestire, a corazzare, di leggerezza e gioia la nostra fragile vita: nelle espressioni dell'amore e dell'amicizia, nell'esercizio dell'intelligenza, nelle pratiche salutari e competitive dello sport... Teniamocele strette, queste impareggiabili risorse del gioco vero, mentre batte alle nostre porte l'assalto dell'inumano. Lorenzo Mondo do |

Persone citate: Cuva, Lorenzo Mondo

Luoghi citati: Italia, Roma