Notti d'inferno ai Murazzi

Comefarfalle impazzite tra birra, luci e fumo RETROSCENA Notti d'inferno ai Murazzi Comefarfalle impazzite tra birra, luci e fumo SOTPASSEDIO TORINO successo qui?». Sì, sotto questo quadro di Casorati, ritratto di Silvana Cenni, 1922: una donna con gli occhi chiusi, vestita di un abito bianco, e alle spalle ha una finestra aperta sulla chiesa dei Cappuccini e la collina fresca di Torino. Dalle finestre dei palazzi che si affacciano sui Muri il quadro è quello, una visione calma e perfetta di estate antica, quando tutto doveva ancora succedere e le signore amiche del pittore si facevano il ritratto davanti alla finestra spalancata sul verde del fiume, il paradiso. E' estate, ai Muri, e fa fresco la sera, e se anche nella testa hai il ritmo e la birra, alle spalle hai i muraglioni di pietra, e davanti hai ancora quella chiesa bianca, appesa nel verde di luglio, e sotto il fiume. n quadro è sempre lì, ma il fiume l'altra sera era nero, e c'era una luce strana perché mancava meno di un'ora all'alba, e in quell'ora speciale Abdullah Doumi, 26 anni, cioè Kadir Mortar, 21 anni, cioè Tank Maiali, 25 anni, è caduto in acqua con un tonfo, uno splash solitario da una riva piena di rifiuti, bottiglie vuote, cicche e pezzi di pane, ultimo palcoscenico per uno nato a Casablanca, domiciliato da qualche parte a Torino, fermato e fotosegnalato tre volte con tre nomi diversi, morto annegato come un vecchio topo di quelli che la mattina presto corrono per i Muri in cerca di un avanzo di pizza, e magari cascano nel fiume, e si perdono in quel nero, giù, nel gorgo. «Di notte qui è romantico, i locali accendono le candele sui tavoli, e la luce si riflette sull'acqua, ed è pieno di gente». Dice così la ragazza che porta i genitori in visita sul luogo del delitto, ore tre del pomeriggio, e così pensa il fotografo da matrimonio che ha portato sposo e sposa proprio lì, dove fino a qual- che ora fa c'era ancora l'impronta di fango bagnata di Abdullah. Di notte qui è il raduno, la gente, il casino, la musica, sgomitare per camminare, e le ragazze perbene in visita alle vecchie rimesse delle barche, e le ragazze con le camicie strizzate, i vestiti anni Settanta, la musica che batte e ribatte, gli ombrelloni spalancati, e i ragazzi partiti da Milano, o da Asti, per ima birra nel girone qui sotto, «vale la pena farsi un'ora di macchina», «sembra di essere a Parigi», «no, a New York», «a Cuba», «ti senti libero», «c'è bella musica», «c'è bella gente», «peccato che non si trovi parcheggio». Evviva, e chissà come erano felici quelli che tiravano le bottiglie di birra all'uomo con un destino di morte da topo, davanti a quel fiume così scuro, un'acqua infernale per Abdellah, che pure aveva ancora sopra la testa quella chiesa, quella collina fresca, la luna piena, e un centinaio di persone, i resti della folla che la notte d'estate la passa ai Muri, e si fa tutti i locali in fila, «Giancarlo», «Canoa Kayak», «Alcatraz», «Pier 7-9-11», «Aqua». Dribblando i ragazzi tunisini che sorridono e dicono «fuma, fuma», aprono la mano e mostrano una stagnola che luccica sotto il lampione. Annusando l'odore forte del «shis kebab» che brucia da qualche parte, e quello dolce dell'hashish fumato su una panca di pietra che dà sull'acqua, e ascoltando il tumtum-tum della musica che batte sullo sterno come nelle discoteche, e guardando il fiume che sembra fermo, ma ti tira giù nel fondo, tra le alghe e i rottami, e ci muori prima di aver detto «aiutatemi». Seguendo l'onda della folla che raduna ogni notte d'estate ragazzi a migliaia, migliaia di farfalle impazzite dalla luce dei Muri, dalla birra, dal fumo, che hanno fatto un'ora di coda per parcheggiare da qualunque parte pur di poter arrivare a quel girone lì in basso, che spinge per scendere le scale che portano al fiume, per tuffarsi nell'onda che si diverte, mangia, beve, ride, non pensa a domani, si ubriaca, ribeve, magari poi si riprende e se ne torna alla macchina, la trova bloccata da un fuoristrada troppo grosso da spostare, si siede sul marciapiede e vomita, nel punto esatto in cui uno ha appena pisciato con grande soddisfazione i suoi due litri di birra, sul portoncino della British School o al cancello del San Paolo, o al portone dove abita la gente che si può permettere di aprire le finestre su un quadro, intatto, del 1922, senza però guardare giù in basso, Muri del 1997. E magari mvece si spazzola ben bene il fondo dei pantaloni, si riprende la ragazza e cerca di risalire in superficie per non andare a letto troppo tardi, e intanto pensa che in fondo 50 mila lire per cenare in due sono un'esagerazione, però non sono male i Murazzi, se non fosse che c'è tutto questo casino, e troppa gente che grida, però meno male che c'è la polizia che controlla, e andiamo a dormire che domani si lavora. E magari invece litiga, di quei litigi tra ubriachi, si prende due ceffoni, urla un insulto, che però è in arabo e chissà se mi ha detto figlio di puttana o che cosa, e allora ti viene voglia di fargli fare un bello splash nell'acqua nera, gli facciamo paura eh?, guarda come scappa, un tonfo e ti si riempie la bocca di acqua nera, il gorgo ti porta giù, la luna è sparita e sono le cinque del mattino, ai Muri. Brunella Glovara liPlilIll Ahmed Jlali, 22 anni, cugino della vittima, fissa il Po disperato

Persone citate: Abdellah, Abdullah Doumi, Ahmed Jlali, Brunella Glovara, Casorati, Kadir Mortar, Silvana Cenni, Tank Maiali

Luoghi citati: Asti, Cuba, Milano, New York, Parigi, San Paolo, Torino