«Stava annegando e loro lo colpivano»
Torino, in cella uno studente di 21 anni. Un testimone: «Ridevano e gli tiravano bottiglie e lattine» Torino, in cella uno studente di 21 anni. Un testimone: «Ridevano e gli tiravano bottiglie e lattine» «Shiva annegando e loro lo colpivano» Marocchino muore nel Po dopo una rissa TORINO. «Erano in tre o quattro. Ubriachi. Lo hanno inseguito per alcuni metri. Ridevano e urlavano. Lui è finito, forse è stato spinto, nel Po. Ha cercato di salire sulla sponda. Loro ridevano. E hanno cominciato a lanciargli bottiglie, lattine, cassette e pezzi di legno. Lo hanno colpito. Lui annaspava, lottava a pochi metri da riva. Il suo corpo affiorava e scompariva. Ridevano e lanciavano. Mi sono messo ad urlare, bastardi, che cosa fate. Mi sono sfilato le scarpe, per tuffarmi, per soccorrere quel ragazzo. Ma la corrente se l'è portato via». Così è morto la scorsa notte ai Murazzi Abdellah Doumi, nato a Casablanca 26 anni fa, arrivato da Modena da pochi mesi, clandestino, senza lavoro, di notte dormiva sotto i ponti. Ucciso da un gruppo di studenti, 20 anni, che festeggiavano la fine dell'anno scolastico e, per alcuni, la maturità. La morte di Abdellah è raccontata da Franco F., che lavora in uno dei locali, bar e circoli, dei Murazzi. Un testimone chiave. Le sue parole hanno portato in carcere, con l'accusa di omicidio, uno studente di 21 anni, Paolo Iavarone, ex rappresentante di classe del suo istituto. Abita a San Mauro Torinese, è figlio di un industriale grafico. E il suo racconto fa rivivere con sequenze drammatiche un delitto ancora inspiegabile. Perché, dicono gli mquirenti, Abdellah è stato aggredito «dopo un banale diverbio, all'origine del quale c'è solo uno spintone e alcuni sguardi, più o meno malignamente lanciati, dopo una notte di alcol per tutti». Ucciso per qualche bicchiere di birra in più, ai Murazzi, in quell'angolo di Torino che sembra ancora racchiudere le contraddizioni e i mali più oscuri della città. Le ore 5. Telefonata anonima in questura: «C'è stato un litigio, un ragazzo marocchino è finito in acqua, forse è annegato». Gli agenti della volante: «Quando siamo arrivati c'era molta gente, qualcuno ci ha parlato di un giovane che era scappato" 'ih' ■ mòto: " EdM abbiamo bloccato in piazza Vittorio Veneto». Era Paolo Iavarone. Arresto in flagranza. Gli agenti: «Era visibilmente alterato dall'alcol». Le prime indagini. Sul posto c'era ancora una decina di maghrebini. Tra gli altri un cugino dell'annegato, Ahmed Jlali, 22 anni: «Ci hanno circondati, poi ci hanno spinto- nati. Gridavano di lavarci. Siamo scappati, Abdellah si è trovato sulla riva del fiume. Lo hanno spinto in acqua. Lui cercava di afferrarsi alla sponda. Loro lo colpivano. Hanno anche usato una cassetta della frutta. Abdellah non sapeva nuotare. Urlava, si dibatteva. Ha perso i sensi, è scomparso nel buio». La polizia ha trovato anche due studenti: «Siamo amici di Iavarone, tutti ex allievi del Bodoni, un istituto tecnico di arti grafiche e fotografiche. Abbiamo trascorso una serata assieme. Poi noi ce ne siamo andati via. Non è vero quel che dicono questi marocchini». Tutti sono stati fermati, portati in questura. E per il vicequestore Claudio Cracovia, capo della sezione omicidi, è iniziata la difficile ricerca della verità. Racconta il funzionario: «Paolo Iavarone non era in grado di parlare, si è addormentato su una sedia. Le parole di alcuni extracomunitari erano imprecise. E qualcuno ha anche Darlato di una tentata raDi- na, ma non si capiva bene a chi. Una pista subito caduta». Poi quel supertestimone, che ha visto e che ha tentato di salvare il marocchino. E le sue parole hanno trovato riscontro in quanto dicevano alcuni studenti, compagni di serata di Paolo Iavarone: «Sì, abbiamo trascorso la serata assieme, in un locale di corso Cairoli, abbiamo mangiato e bevuto. Grande festa. La scuola è finita, le vacanze sono iniziate». Tra loro c'era anche il fratello di Paolo, Piero Iavarone, 25 anni. Conferma: «Sì, Paolo ha bevuto molto. Poi, verso le tre siamo tornati a casa». Solo in cinque o sei sono scesi ai Murazzi. «Andiamo a festeggiare la maturità», ha gridato Iavarone. La rissa, l'aggressione e il terribile tiro a segno, verso il giovane che lottava, disperato, contro la corrente. In questura Iavarone ha mormorato: «Non ricordo, non so che cosa sia accaduto. Ma per favore non dite niente a mio padre, mi ammazza». I genitori stavano trascorrendo il week-end nella loro casa di Mentone, in Francia. Al telefono papà Germano si limita a dire: «Non ci posso credere, è un bravo ragazzo». Stupore anche tra i professori del Bodoni: «Uno studente serio, lo scorso anno è stato rappresentante di classe». E mentre si indagava su Paolo e si dava la caccia agli amici (uno o due?) che gli erano accanto quando il giovane marocchino è morto in Po, i vigili del fuoco hanno recuperato il corpo di Abdellah Doumi. Cento metri dopo il ponte di piazza Vittorio. Su quella piazza il 10 giugno scorso Abdellah era stato arrestato dagli agenti delle volanti: per spaccio, aveva tre dosi di droga. Quel giorno disse di chiamarsi Tarile Maiali. E mesi prima, ad un controllo, aveva detto di essere Kadir Mortar. Senza permesso, senza lavoro, senza casa. E con un nome da inventare, ogni volta che la polizia ti ferma per strada. Il giovane aveva festeggiato con gli amici la fine della scuola. All'origine della lite il troppo alcol bevuto. L'immigrato aveva precedenti per droga A fianco la vittima, Abdellah Doumi, 26 anni. A sinistra Paolo Iavarone, arrestato per omicidio. Sopra, una veduta dei Murazzi (in alto il luogo della tragedia). Nella foto grande, un'altra veduta dei Murazzi
Luoghi citati: Francia, Modena, San Mauro Torinese, Torino
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