«La lezione delle teste vuote »
La lezione delle teste vuote La lezione delle teste vuote » «Bisogna riempire di valori il loro mondo» T ESTE vuote. Il procuratore di Tortona Aldo Cuva li aveva definiti così, subito dopo i primi interrogatori, le prime ore passate faccia a faccia con quei ragazzi accusati di omicidio volontario. E oggi, il giorno dopo le richieste di rinvio a giudizio, sette mesi dopo la morte di Maria Letizia Berdini, il suo giudizio è cambiato, procuratore? «Io ho cambiato giudizio solo sugli arrestati che hanno dimostrato un qualche ravvedimento, confessando la verità, senza ripensamenti. Devo invece purtroppo confermare quel mio giudizio per chi, ad esempio, confessò subito di aver partecipato al lancio, e dopo qualche tempo ritrattò. Ecco, questo comportamento è inaccettabile. Tirarsi indietro così... non dare alcun segno di ravvedimento... Sono atteggiamenti che mi lasciano stupito sia come rappresentante della giustizia, sia come semplice cittadino». Allora per lei rimangono «teste vuote»? «Sì». Lei li ha incontrati spesso, ha parlato per ore con loro, li ha interrogati a lungo. Pensa che questo vuoto si possa in qualche modo riempire, che - sempre che siano condannati - questa storia possa servire da lezione? «Anche su questo aspetto della vicenda io resto perplesso. Le dico che, via via che raccoglievamo prove contro di loro, mi aspettavo comportamenti diversi, cenni di pentimento. Invece niente. Quello' mi avrebbe fatto ben sperare in un loro recupero sociale. Il nostro compito di magistrati è di reprimere i reati, ma esiste anche uno scopo preventivo, moralizzatore, tendente al miglioramento degli uomini. L'azione della giustizia serve insomma a distogliere i malintenzionati da altre azioni devianti. In questo senso la vicenda di Tortona, che è esemplare, può servire da lezione». Perché la definisce una storia esemplare? «Guardi, purtroppo di sassi ne sono stati lanciati ancora molti altri, da cavalcavia magari lontanissimi dal Piemonte. Ci sono stati molti episodi, ma nessuno come questo. Può capitare che qualche isolato cerchi di imita- re questa moda criminale dei sassi, ma non si è mai saputo di altre dieci persone, che si siano trovate di notte su un cavalcavia, e che per scommessa abbiano cercato di ammazzare qualcuno. E' singolare per le modalità dell'azione, certo. Ed è diventata una storia chiave: perché non è solo un fenomeno localizzato a Tortona, succede in tante altre parti d'Italia...». Una storia emblema, insomma... «Sì, un caso importante, di quelli che devono far riflettere. La società deve riflettere. Tutte le persone preposte alla formazione ed educazione dei giovani devono interessarsene. Qui bisogna che gli educatori rivedano i loro metodi pedagogici, e bisogna che si rifletta su una società che propina ai giovani esempì di violenza gratuita, attraverso il cinema, e certi giochi. Il movente di questa banda - se movente lo si può definire è talmente futile che non può non inquietare. Tanta indifferenza per la vita altrui, e poi il fatto che ci scommettessero, su quelle vite... E' un mondo in cui non c'è spazio per i valori». L'inchiesta è chiusa, adesso là palla 'passÉ'f rgl|, e poi si vedrà, al processo, se ci sarà un rinvio a giudizio. Ma lei, procuratore Cuva, è contento? «La mia soddisfazione personale è stata quella di smascherare gli autori di un crimine, e di lavorare affinché la vicenda potesse servire da monito. In questo senso sì, mi ritengo soddisfatto. La pista intrapresa era buona, il gruppo è stato identificato, e anche gli ultimi aspetti oscuri sono stati chiariti grazie ad alcune recenti scoperte. Ma non sono contento di aver scoperto l'esistenza di un fenomeno che giudico allarmante. Nessuno lo sarebbe stato, al mio posto». Brunella Giovara n e «uno me Gianespinge nno mai ponte: ancesco . mettono uella cco, a La «Bisog A sinistra il procuratore Aldo Cuva Maria Letizia Berdini, uccisa da un sasso lanciato dal cavalcavia «Da alcuni di loro non sono arrivati neppure segni di pentimento»
Persone citate: Aldo Cuva, Aldo Cuva Maria Letizia, Bisog, Brunella Giovara, Cuva, Maria Letizia Berdini
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