PRIMA PAGINA UN MORTO SCOMODO di Paolo Guzzanti

Ma la polizia americana non ha dubbi: è il serial killer Cunanan l'assassino dello stilista PRIMA PAGINA UN MORTO SCOMODO presentante di questa Repubblica si sia precipitato a Miami, portando con sé uno straccio di bandiera, un simbolo dello Stato, un messaggio formale, magari aulico come in certi casi le circostanze richiedono, firmato dal presidente Scalfaro, solitamente così spontaneo in eloquenza. Il Papa e Scalfaro si scomodano generosamente per O'Dell, il «buon ladrone» che abbiamo adottato nel braccio della morte in Virginia, ma i primi cittadini della nostra Repubblica non hanno saputo e voluto compiere un gesto formale e riconoscente per il cittadino Versace, che ha ben meritato dalla Patria e che è stato ucciso a Miami, Florida. Nulla infatti risulta tra le iniziative del Quirinale, nulla da Palazzo Chigi, mentre l'ufficio stampa del Senato rendeva ieri noto che il presidente di turno, Contestabile, ha pronunciato alcune parole di circostanza quando è arrivata la notizia. Da Montecitorio una precisazione straordinaria: l'ufficio stampa ha detto che non si è fatto niente per Versace a causa dell'ora tarda in cui è arrivata la notizia. Ma ha anche aggiunto che la notizia era «confusa». E che quando finalmente la confusione terminò, si era fatto veramente tardi e buona notte. Ora, che cosa ci poteva essere di confuso in una notizia semplice e secca, documentata persino dalle immagini televisive fin dal primo pomeriggio? Non c'era davvero «confusione» sul fatto che Versace fosse stato ammazzato. No: la «confusione» è un eufemismo. Vuol dire che prima di commemorare Versace, bisognava accertarsi che la sua morte non fosse l'esito di una storia tra gay. Perché la natura gay, che secondo le ultime scoperte genetiche riguarda esattamente l'8 per cento dei maschi di ogni luogo e tempo, è un imbarazzo per il governo italiano e le sue istituzioni. Certo, ai tempi della guerra civile spagnola, la Repubblica poteva esaltare e rivendicare Garcia Lorca, poeta e omosessuale, trucidato dalla soldataglia di Franco proprio perché omosessuale. Ma quella era la Repubblica spagnola in armi contro i golpisti di Francisco Franco, mentre questa è soltanto la Repubblica italiana, incapace di esprimere orgoglio e cordoglio per Gianni Versace poeta del corpo umano. E omosessuale come Garcia Lorca. E come Pier Paolo Pasolini, il quale ebbe sì molte enfatiche celebrazioni da morto, ma non la desiderata tessera del pei da vivo. Ma perché citare la Spagna di sessanta anni fa, quando la Francia di oggi, appena riconquistata dalle sinistre, si è formalmente inchinata di fronte alla morte dello stilista italiano, uomo di valore universale, la cui perdita rappresenta quindi un lutto collettivo per questa Europa di cui si reclama più cultura e meno spirito bancario, ma nella quale noi italiani non sappiamo neanche riconoscere i nostri uomini eccellenti e seppellirli con l'onore che meritano. Quanto vale la morte di uno stilista che ha creato ricchezza, prestigio per il suo Paese, opere esposte nei musei, posti di lavoro e benessere? Nulla. Anzi, rompe le scatole, perché esalta quella imbarazzante figura dell'italiano all'estero (Versace viveva negli Usa metà della sua vita) che secondo il pregiudizio ideologico vigente va glassata con un sottile strato di disprezzo e prontamente ignorata. Quando siamo fuori dai nòstri confini scopriamo che l'Italia è poco conosciuta perché poco interessante. Salvo tìhe per alcune cose: la moda e il design italiano; la mafia e la cucina. Gli italiani noti all'estero sono sempre stati pochissimi. Ma tutti al mondo, assolutamente tutti, sanno oggi chi era Versace, chi è Valentino, Armani, Krizia, Ferré e gli altri. Tutti, tranne coloro cui abbia mo affidato le insegne e i sim boli di questo Paese. Paolo Guzzanti

Luoghi citati: Europa, Florida, Francia, Italia, Miami, Spagna, Usa, Virginia