Il re delle salite di Raffaella Silipo

Il re delle salite Il re delle salite Quando salvò l'Italia in quel Tour del '48 Altro che Colle dell'Izoard. Stavolta a «quel naso triste come una salita» tocca affrontare una fatica ben più perigliosa del Tour de France: sarà Gino Bartali - pare - lo sfidante di Tonino Di Pietro nel collegio blindato del Mugello. Una tappa impossibile, anche per un «grimpeur» d'altri tempi come 0 Ginettaccio. Affidando le proprie sorti al vecchio leone del ciclismo, quelli del Polo hanno in mente ben altra circostanza: quando Bartali, vincendo provvidenzialmente il Tour, distolse l'attenzione degli italiani dall'attentato a Togliatti. Si era di luglio anche quella volta, il 14. Era il 1948, in un Paese appena uscito dalla guerra e diviso da odi profondi, pronto a incendiarsi dopo lo sparo al leader pei. Ma pronto anche a ricomporsi sotto la bandiera nazionale nella grande avventura dello sport, con «i francesi che si incazzano e le balle ancor gli girano». Così raccontava Bartali quei giorni: «Ero amico di De Gasperi, ci si dava del tu. Dunque, lui mi chiamò la sera prima della tappa Cannes-Briancon. Gino, mi fa, non avrai mica perso il Tour? Guarda,'De Gasperi, gB^rispondo, domani ai francesi devono dargli la sveglia per contare i distacchi perché non gli basterà il cronometro. ETJe Gaspéri;„Gino, se puoi fare qualcosa, fallffiJiJjÉc'è una gran confusione. Come andò, lo sapete». Quasi cinquantanni dopo, quanta strada nei sandali d'Italia: eppure c'è chi pensa che un pericolo per la Repubblica ci sia davvero, nell'ascesa di Antonio Di Pietro. E la risposta è sempre la stessa, Gino Bartali, anche se non ha più i garretti di un tempo e i giovani lo ricordano soprattutto per le comparsate a «Striscia la notizia». Gino Bartali, che proprio ieri ha compiuto 83 anni. Bartali contro Di Pietro, dunque. «Lo sguardo allegro da italiano in gita» che sconfisse l'infanzia povera pedalando, contro lo sguardo furbo del contadino che ha sconfitto la giovinezza da immigrato in Germania diventando prima giudice, poi simbolo di Tangentopoli. Il «che c'azzecca?» del molisano Di Pietro contro il «gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare» del toscanaccio Bartali. Di Pietro è uno abituato a correre da solo. Di Bartali, tutto si può dire tranne che non sia abituato ai duelli: quello tra lui e Coppi divise l'Italia per un ventennio, altro che Guerra Fredda. La speranza del Polo è, evidentemente, che gli riesca di fare altrettanto con il Mugello. D'altifinde a lui le salite non hanno mai fatto paura. Politicamente è un moderato, uno con il distintivo dell'Azione Cattolica dal 1940. «Berlusconi? - diceva tempo fa - Non sarà un genio. Ma i geni non fai a tempo a piazzarli sopra una poltrona che ti accorgi che sono dei cretini. Ci sono tanti senatori vagabondi...». E chissà che non fosse una premonizione. Raffaella Silipo Gino Bartali uno fra i più grandi campioni nella storia del ciclismo A sinistra: Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Germania, Italia