I cespugli Dini e Maccanico «preoccupati»

I cespugli I cespugli Dini e Maccanico «preoccupati» ROMA DALLA REDAZIONE «Sul caso Di Pietro non parlo», fa sapere Prodi da Napoli. Ma il capo del governo è l'unico a tacere sulla candidatura nel Mugello, all'ombra dell'Ulivo, dell'ex pm di Mani pulite ora indagato a Brescia. E, a buttare ulteriore fuoco nella polemica, è stata anche un'affermazione dello studioso di flussi elettorali Renato Mannheimer: «Di Pietro, se si candidasse oggi per il Quirinale, farebbe l'en plein di voti, perché il gradimento che riceve è trasversale agli schieramenti politici». Di questo, nel Palazzo, sono ben consapevoli. Ieri mattina Cesare Salvi ha cercato di serrare le file nel pds, dove la candidatura non ha trovato solo consensi. Ha detto chiaro e tondo che Di Pietro sarà l'unico candidato dell'Ulivo nel collegio di Firenze 3: «La convergenza sul nome del candidato, vedrete, sarà ampia». Gli ha fatto eco il ministro Pierluigi Bersani difendendo la strategia di D'Alema: «Non sono tra gli scontenti per questa decisione: quella di D'Alema è una strategia che tende al bipolarismo, e dunque al cambiamento». Un altro ministro, Rosy Bindi, parla dopo che il vicesegretario dei Popolari Franceschini ha commentato con un «vedremo» l'ipotesi che Di Pietro, una volta in Senato, si sieda nei banchi del ppi. Bindi precisa che «Di Pier tro non merita l'accusa di trasformismo che gli viene rivolta». Ma nel Polo il possibile sbarco in Senato dell'ex pm di Mani pulite nelle file dell'Ulivo brucia ancora parecchio. «Se Di Pietro è diventato il simbolo della degenerazione dello Stato di diritto, allora il Polo deve saper contrapporre un simbolo della rigenerazione della libertà»: il linguaggio che Marcello Pera usa è volutamente professorale. Si tratta di motivare la proposta di candidatura di Pannella, con cui peraltro Berlusconi non è più in amicizia come un tempo. Si vedrà. Comunque, il capo dei senatori di Forza Italia La Loggia l'ha raccolta solo in parte. E, per il Polo, si esprime Mastella, che si dichiara addirittura «indifferente» a che Di Pietro cerchi di essere eletto nelle file del centrosinistra: «Semmai, questo creerà problemi all'Ulivo». Difficile dargli torto: ieri, ben due ministri del governo Prodi, e autorevoli esponenti dei cosiddetti «cespugli» dell'Ulivo, hanno preso posizione contraria. Dini e Maccanico, che hanno avuto Di Pietro come collega di governo quando era ai Lavori pubblici, hanno espresso «preoccupazione»: per loro Di Pietro non rafforza affatto l'area centrista dell'Ulivo. Stesso tono tra gli ex socialisti che aderiscono al rassemblement di centrosinistra. Del Turco ha notato che gli elettori del Mugello saranno soddisfatti «di un candidato che ha lo stesso spessore di Arlacchi»: e bisogna ricordare che Del Turco ha preso il posto di Arlacchi alla presidenza della commissione Antimafia. E poi ha aggiunto che però «Di Pietro non appartiene a nessuna delle tradizioni storiche della sinistra italiana». Boselli si è spinto ancora più oltre: «La candidatura di Di Pietro è un ostacolo alla nascita della Cosa 2». Perché, è il ragionamento del segretario del Si, si tratta di un uomo che ha una visione «populista e giustizialista». Un giudizio su Di Pietro condiviso anche da Marco Boato dei Verdi. E mentre il caso Di Pietro infuria, un segnale di pace arriva da an: «La scelta di Di Pietro è coerente», ha detto Tatarella in controtendenza con quanto dichiarato da Fini. Il problema, ha aggiunto, è il dopo-Di Pietro, «perché D'Alema ha fatto questa scelta per raggiungere il massimo dei consensi, e far diventare cespuglietti gli altri».

Luoghi citati: Brescia, Firenze, La Loggia, Napoli, Roma