Al Mugello spunta il nome di Bartali
Ma c'è chi vorrebbe votare l'uomo di Rifondazione e chi abbandona il campo: tanto è inutile Ma c'è chi vorrebbe votare l'uomo di Rifondazione e chi abbandona il campo: tanto è inutile Al Mugello spunta il nome di Boriali Di Pietro come Coppi? E il Polo pensa al vecchio campione ROMA. Classe 1914, inconfondibile accento toscano, grinta e modi spicci come quelli dell'avversario, grande radicamento nel territorio (per forza: è nato a Ponte a Ema, in provincia di Firenze) ma al contempo grossa visibilità nazionale (per forza: quanti italiani hanno tifato per lui). Potrebbe essere questo l'identikit dell'anti-Di Pietro. Un identikit che si attaglia alla perfezione a Gino Bartali, il famoso ciclista noto per i suoi duelli con Fausto Coppi. «Ginettaccio» candidato del Polo contro l'ex pubblico ministero di Mani pulite? L'ipotesi circola da ieri nella capitale e anche se a tutta prima sembrerebbe una boutade, non deve trattarsi di un'idea tanto peregrina se a parlarne con un amico è stato un uomo politico solitamente bene informato come Giulio Andreotti. «Sì - ammette l'onorevole Roberto Tortoli, coordinatore di Forza Italia in Toscana - ne ho sentito parlare pure io: lui potrebbe essere un simbolo del territorio e tra l'altro la sua non sarebbe una candidatura marcata politicamente». Se ne vedrebbero delle belle in un pubblico contraddittorio tra due tipi sanguigni come Tonino e Ginettaccio. Il primo con i suoi «che ci azzecca» e il secondo che ripete «l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare», un motto che gli era abituale e che all'epoca era famoso quanto lo è adesso quello dell'ex magistrato. Ma ancora, nel Polo, non è stata posta la parola fine alla questione. Le diverse anime del centro destra non riescono a raccordarsi tra di loro. Così fioccano le opinioni, anche se un filo comune c'è. Ossia l'idea di non candidare un esponente del Polo, perché il confronto elettorale del Mugello non viene visto alla stregua di un duello tra Polo e Ulivo, bensì come uno scontro - sono parole del senatore di Forza Italia Marcello Pera - «tra due concezioni opposte dello Stato e della giustizia, uno scontro perciò che attraversa trasversalmente i due schieramenti». Di qui l'idea che si sta facendo strada presso alcuni polisti di ammiccare agli scontenti del centro sinistra. Si guarda all'altra sponda, dunque. Ma anche in questo caso ognuno lo fa a modo suo. C'è una parte di Fi che vorrebbe spingere Berlusconi verso una soluzione «rivoluzionaria»: quella di votare il candidato alternativo che Rifondazione, verdi e socialisti dovrebbero partorire insieme (anche se questo non è ancora detto, giacché Luigi Manconi, portavoce del Sole che ride, ha i suoi problemini interni con i filo-dipietristi e alla fine potrebbe tirarsi indietro). Spiega Gianni Pilo, fautore di questa ipotesi: «Penso che noi potremmo tranquillamente votare per un personaggio della sinistra, ma indipendente, come Stefano Rodotà. E credo che in fondo i nostri elettori potrebbero appoggiare persino uno come Luigi Pintor se i dissenzienti dell'Ulivo lo presentassero». Una seconda scuola di pensiero, invece, ritiene che si possa aprire una riflessione comune con idi scontenti del centro sinistra. Un'idea, questa, che viene lanciata dal capogruppo di Forza Italia Enrico La Loggia, ma che persino un moderato dell'altra parte come Enrico Boselli respinge senza troppi complimenti. E guarda a sinistra, pur senza illudersi di fare accordi con l'altra sponda, anche Pierferdinan- do Casini. Secondo il leader del ccd il Polo deve candidare «un personaggio di rilevanza nazionale e più a sinistra possibile». L'idea sarebbe quella di mettere in contraddizione Di Pietro lì dove l'ex pm è più debole, cioè nei rapporti con un elettorato che non gli è granché affine culturalmente e politicamente come quello dell'Ulivo. Ma secondo altri, nel Polo, il vero tallone d'Achille del candidato di D'Alema è un altro: i forzitalisti Mario Valducci e Roberto Tortoli non escludono l'ipotesi di far scendere in campo contro Di Pietro «qualcuno che sia stato messo in carcere dall'ex magistrato e che sia stato poi assolto». «Un personaggio come Enzo Carra (l'ex portavoce di Arnaldo Forlani n.d.r.)», precisa Tortoli. Ultima scuola di pensiero quella dei «pragmatici», come Marco Taradash e il deputato di An Altero Matteoli. Spiega il primo: «Quello di Di Pietro è un collegio blindato, quindi è inutile trasformare la cosa in un fatto nazionale: candidiamo uno qualsiasi». «Tanto vale non candidare nessuno», dice, per lo stesso identico motivo, Matteoli. Epperò sarà difficile, qualsiasi sia la decisione del Polo, non trasformare quel duello elettorale in un evento nazionale, vista la notorietà del candidato dell'Ulivo. E allora un bello scontro come ai tempi di Bartali e Coppi rischia di diventare inevitabile. Maria Teresa Meli
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