La Chiesa: l'uguaglianza? Rimane ancora lontana

La Chiesa: l'uguaglianza? Rimane ancora lontana La Chiesa: l'uguaglianza? Rimane ancora lontana L'INTERVISTA MONSIGNOR MAGROLINI COMO DAL NOSTRO INVIATO I vescovi sono contenti? Forse, ma sono prudenti, e ribadiscono i loro «paletti». Risponde monsignor Alessandro Maggiolini, vescovo di Como: «Mi pare che siamo all'inizio di una soluzione che è da raggiungere». E poi enuncia: «Il primo problema è un'uguaglianza di diritti allo studio che è propria di tutti i cittadini che si preparano a una professione e alla vita. Secondo: riconoscere che non è lo Stato che deve diventare pedagogo, ma sono i soggetti dell'educazione che devono essere messi nella condizione di poter esercitare un dovere. Soprattutto la famiglia; poi gli studenti quando sono nella condizione di poter scegliere, motivatamente; e le aggregazioni sociali e culturali, purché non vadano contro il bene comune». Non c'è pericolo di abusi? «Fino a quando i diplomi avranno valore legale e sindacale, è ovvio che lo Stato avrà il diritto e il dovere di controllare i programmi, la serietà dello studio e il valore delle promozioni o delle bocciature». Anche con ispezioni ad hoc? «Ah certo, per vedere se si svolge il programma, non il metodo con cui lo si svolge; ma anche per controllare i servizi igienici e il materiale didattico; a una sola condizione, però. Che non si pretenda dalla scuola privato-sociale e dalla scuola libera ciò che non si pretende dalla scuola gestita dallo Stato. Se no capita che pretendano tutto dalla scuola libera e lascino passare tutto alla scuola statale». Sembra di capire che uno dei nodi sarà il reclutamento. «Il problema forse più importante sarà la scelta degli insegnanti. Se in modo anche surrettizio si imporranno gli insegnanti da parte dello Stato alla scuola privato-sociale, ciò significherà che si è statalizzata la scuola, e la si è dichiarata libera». Come potrebbe accadere? «Per esempio obbligando la scuola ad assumere gli insegnanti in base unicamente, o quasi, alla graduatoria dei concorsi. Perché lì è chiaro che non vale solo il concorso; vale anche un'impostazione di scuola che i genitori hanno scelto». Come suggerite di superare questo ostacolo? «Bisogna arrivare al buono-scuola, in modo che sia la famiglia a spendere, unicamente per la scuola, ciò che viene dato; oppure a creare buoni fiscali. Purché però non si obblighino le scuole libere ad avere insegnanti che non condividano il piano educativo della scuola». Il corpo docente di molti istituti privati è reclutato senza concorso. Quello statale sì. Non c'è rischio di disparità? «Credo che, se si entra in una vera parità, bisognerà che anche gli insegnanti della scuola libera abbiano i loro diplomi e le loro brave lauree. E, a partire dall'identico piano raggiunto in base alla valutazione scolastica, di rendimento scolastico, allora varrà l'impostazione del piano educativo». Insomma, la vostra è una valutazione positiva 0 no? «Mi pare davvero che ci sia un altro elemento. Da parte di alcuni laici si è temuta una spaccatura verticale del Paese, sotto il profilo della cultura. A un'obiezione come questa si può rispondere in questo modo. Primo: forse la spaccatura c'è già. Fra laici e non laici, 0 laici in un modo e laici in un altro. Quelli del "Manifesto" non sono certo quelli di "Liberazione" 0 di "Liberal" 0 delTUnità". C'è già pluralismo. Secondo: nessuno obbliga i cattolici ad andare alla scuola cattolica, e i laici alla scuola laica. I cattolici potranno benissimo andare anche alla scuola gestita dallo Stato, se la famiglia ritiene che questo sia utile per un confronto di idee». Non temete di creare dei ghetti? «E' una paura non fondata. Per poter dialogare non a slogan, ma argomentando, ci si deve abituare a partire da una propria fisionomia, e nello stesso tempo a conoscere le impostazioni culturali degli altri. E soprattutto bisognerà educare gli alunni a un dialogo corretto. Essere intransigenti sulle idee, ma rispettosissimi nei confronti delle persone. Testa dura e cuori teneri, non cuore duro e testa tenera». Cade l'ultimo resto di contenzioso con il Risorgimento? «No. A parte il fatto che la situazione che si è avuta finora dipende e dal Risorgimento e dal socialismo e dal liberalismo e dal fascismo, che hanno utilizzato la scuola per creare senza riuscirci un'unità di fondo, lasciando da parte il cristianesimo, che è sempre stato penalizzato». Lei prevede tempi lunghi anche per quel che riguarda il Parlamento? «Certo, certo. Ma sono convinto, e questo lo metto per ultimo, e non per primo, che, se a una scuola privato-sociale dovessero dare anche il 75% di ciò che danno a una scuola statale, io sono convinto che la scuola privato-sociale riuscirebbe a cavarsela benissimo perché lì c'è dentro oltre che gente competente anche gente appassionata. Cosa che invece... lascio a lei tirare le conseguenze. Questo sarebbe un utile anche economico per lo Stato». Ma il problema dei professori in esubero? «Questo sarà un problema politico che non può essere risolto da un vescovo». Marco Tosarti

Persone citate: Alessandro Maggiolini

Luoghi citati: Como