NESSUN PRIVILEGIO di Edmondo Berselli

Progetto carceri Prodi NESSUN PRIVILEGIO scuola privata. Non sembra che ci si awii verso un sistema scolastico composto da una serie di ghetti dorati, e neppure da luoghi di «secessione sociale», dove si sperimenta l'isolamento soddisfatto dei ceti privilegiati. In questo senso, le critiche che si sentono nel centrodestra («Una presa in giro»), soprattutto nei settori più legati all'idea di una divisione netta fra pubblico e privato, di una liberalizzazione più esplicita, o comunque di un'autonomia molto più spinta delle scuole cattoliche, danno l'idea che la riforma Berlinguer è lontana dal prefigurare le libertà di un Far West scolastico. Detto questo, tuttavia, sarà bene che alle parole di Prodi segua qualche fatto, perché quando si parla di scuola statale non si deve mai dimenticare che essa non produce soltanto istruzione e diplomi: produce anche beni pubblici che non sono facilmente quantificabili. La scuola statale infatti è stata, e in futuro dovrebbe continuare ad essere, un'istituzione chiamata a produrre integrazione sociale e nazionale. Non è una fissazione giacobina vedere nella scuola statale un'agenzia in grado di temperare le differenze nella società e di ridurre le diseguaglianze culturali, di identità, di benessere e status. In un Paese segnato da forti squilibri (quello fra Nord e Mezzogiorno è solo il più vistoso), la funzione della scuola pubblica ai fini della costruzione di un'appartenenza nazionale condivisa e del raggiungimento di una matura cittadinanza democratica rimane .msos,tìf.uibile. C'è da sperare quindi che proprio l'innescarsi di processi di concorrenza determini un miglioramento spontaneo della qualità della scuola pubblica. Ma a questo scopo occorre che tutti siano in condizione di competere alla pari, e quindi che la scuola statale non venga abbandonata a se stessa. Chi ha assistito al degrado dell'istruzione pubblica negli ultimi anni fa fatica a essere fiducioso. Ed è inquietante il pensiero che per inerzia o per incuria possa svilupparsi una situazione in cui la scuola pubblica continuerà a decadere, sostituita (per chi può) da scuole di élite indifferenti alla comunità circostante. Va bene la riforma, quindi, e andrà anche meglio quando si potrà verificare il suo contenuto in termini finanziari. Ma non dimentichiamoci che l'istruzione non ha bisogno solo dei grandi progetti, che di solito fanno rumore per un giorno. C'è bisogno, ed è un bisogno ormai quasi da ultima istanza, di una politica per la scuola: costante, assidua, paziente. Perché una riforma, per quanto innovativa, non esaurisce il problema dell'istruzione, cioè il problema cruciale dell'Italia di fine secolo. Edmondo Berselli

Persone citate: Berlinguer, Prodi

Luoghi citati: Italia