«I mercati rispondono alla ripresa» di Massimo Giannini

Economia replica ai critici: il nostro debito non sarà un problema «I mercati rispondono alla ripresa» Ciampi: ora attenti ai passi falsi sul Welfare INTERVISTA LA PRUDENZA PEL TESORO SUPERLIRA, superborsa. Sembra tutto «super», in questo luglio italiano. Se i mercati sono un buon termometro, il Belpaese pare in salute. E manifesta sintomi di diffusa «euroeuforia». La stessa che, qualche giorno fa, il commissario Mario Monti ha giudicato pericolosa, perché se troppo estesa indurrebbe la nazione al rilassamento. E sembra aleggiare su di noi un'altra minaccia di esclusione dal Club della moneta unica: il debito pubblico, troppo alto in rapporto al Pil e in valore assoluto. Il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi scorre il monitor sulla sua scrivania, osserva gli indici di Borsa e l'andamento della giornata valutaria, e sorride: «Questa è la miglior risposta ai dubbi che ancora sento circolare sull'Italia». Quale, ministro Ciampi? «Ecco qui, oggi il differenziale tra i tassi a lungo termine dei titoli italiani e i bund tedeschi sta intorno ai 95 punti, dopo il record di 88 punti di qualche giorno fa. Se me lo avessero detto qualche mese fa, che saremmo arrivati a questo punto, ci avrei messo dieci firme, non una sola. Perché capisce, questo, insieme all'andamento della Borsa, è il segnale che sta crescendo la fiducia...». Eppure Monti ci avverte che Francia e Germania, nonostante tutto, punteranno ad escluderci comunque per via del debito. E' così? «Guardi, io non faro mai polemiche dirette con nessuno, meno che mai con il commissario Monti di cui ho la massima stima. Ma dico che in una vicenda complessa come l'Unione monetaria noi, pur non lasciandoci andare ai facili entusiasmi, non dobbiamo nemmeno indulgere nell'autolesionismo, che è un altro, antico vizio italico». Che vuol dire? «Vuol dire che all'Ecofin del 7 luglio scorso a Bruxelles siamo stati elogiati per i progressi straordinari che ab¬ biamo fatto, e siamo stati invitati a proseguire sulla via della stabilità, elemento fondamentale al quale abbiamo ancorato l'azione di risanamento, come dimostrano sia il Dpef, sia il piano di convergenza. Ci è stato chiesto, come è giusto, di rispettare gli obiettivi fissati da quei documenti, ed è quello che faremo nei prossimi mesi. Ma nessuno, né da parte francese né da parte tedesca, ha sollevato il problema del nostro debito pubblico». Certo, ma che il problema del debito pubblico esista è un dato oggettivo, no? Non possiamo pensare di rispettare ù criterio del 60% sul Pil! «Ma questo è chiaro. Sappiamo tutti, e non da oggi, che l'Italia ha un debito pubblico elevato. Ma dobbiamo tener conto di due fatti, noti anche ai nostri partner europei. Il primo: di fronte a un alto debito, l'Italia ha un enorme volume di risparmi che lo finanzia e lo copre. E' vero che c'è una quota di risparmi esteri esressi in lire, ma è marginale ed è ampiamente compensata dalla quota dei risparmi italiani investiti in valuta straniera. Risultato: la nostra posizione debitoria netta verso l'estero sarà pari a 0 quest'anno, e tornerà addirittura positiva l'anno prossimo». E il secondo fatto qual è? «Il secondo fatto è che questo debito alto lo stiamo riducendo comunque in rapporto al Pil, al contrario di quel che accade in altri Paesi. E ci stiamo riuscendo nel corso di un ci-. ciò congiunturale che vede il denominatore molto fiacco, e che ci costringe quindi ad agire solo sul numeratore. Ma adesso che anche il denominatore dà segnali di recupero, quel rapporto potrà migliorare ancora di più». Lei «vede» la ripresa? «Mi pare che il ciclo dia segnali chiari di un'inversione, no? Io dissi tempo fa che la congiuntura sarebbe migliorata nella seconda metà dell'anno. Ora la stessa reazione dei mercati ne è una conferma». Eppure, nonostante la situazione brillante sui mercati, il timore di un attacco speculativo è sempre in agguato. Non è in questa chiave che va letta la sua battuta all'incontro con i sindacati, quando ha invitato tutti ad evitare «passi falsi» sulle pensioni? «Vede, io all'inizio di quel vertice a Palazzo Chigi ho detto questo: abbiamo di fronte a noi una trattativa molto delicata, stiamo attenti ed evitiamo di condurla in modo garibaldino. Rinunciamo alle minacce, allo stillicidio delle dichiarazioni quoti¬ diane di chi dice "bisogna fare questo", o "guai a fare quest'altro". Questi, ho spiegato, sono i "passi falsi" pericolosi: di previdenza si parla troppo, è il momento di tacere, e di agire». L'impressione è che, col sistema dei tavoli separati, prendiate tempo, e nel vivo si entrerà a settembre. «Ma siamo già entrati nel vivo! Guardi che questa separazione tra previdenza e assistenza è un fatto importante...». Non un'altra retromarcia, un altro cedimento alle pressioni dilatorie del sindacato? «Dov'è la retromarcia? Ecco qua, legga, pagina 77 del Documento di programmazione: "Un principio fondamentale è la separazione fra assistenza e previdenza: la prima da finanziare con imposizione fiscale, la seconda con forme contributive... Dovranno esser definiti: la natura delle integrazioni al minimo... il mantenimento nel sistema previdenziale di elementi di mutualità..." eccetera. Come vede, tutto quello che stiamo facendo risponde ai piani e agli obiettivi che ci siamo dati col Dpef: io mi attengo sempre a quello, perché è il testo condiviso e approvato da tutti, parti sociali e forze politiche». D'accordo, ma il nocciolo «duro» della trattativa non è la separazione, è la dinamica della spesa previdenziale, è la pensione d'anzianità... «(Anche su questo vale quello che c'è scritto nel Dpef: ci sono voci di spesa che vanno al di là della dinamica del tasso di sviluppo nel prossimo quadriennio. Su quelle dobbiamo intervenire: ma con correzioni, non con tagli. E avendo presente che sono correzioni da fare per il bene delle generazioni future e nell'interesse del Paese». Eppure Bertinotti alza i soliti muri sul «Welfare». «Non credo che ci sia qualcuno disposto a mettere in gioco il bene e l'interesse del Paese per 0 gusto di conservare posizioni "barricadere". E penso che alla fine l'importanza delle cose fatte finora e l'evidenza dei risultati che abbiamo ottenuto sulla finanza pubblica, sull'inflazio- ne e ora anche sui mercati, contribuiranno a mantenere un clima costruttivo nella trattativa e ci aiuteranno a raggiungere un buon accordo. Oltre tutto sappiamo bene quanto conti, quest'ultimo sforzo, nel nostro cammino verso l'Euro». Appunto. Secondo lei non c'è il rischio di arrivare a settembre con un clima incerto, e di incappare in un'ondata speculativa? E' per questo che circola l'ipotesi che a Bruxelles si anticipi a ottobre la decisione delle future parità tra le monete e l'Euro? «C'è in tutti i governi d'Europa la preoccupazione di passare questa transizione verso la primavera del '98 senza traumi sui mercati, ma per ora richieste formali di anticipare le decisioni non ce ne sono». In compenso, viste le difficoltà di bilancio in Francia e in Germania, si torna persino a parlare di rinvio dell'Euro. «Quanto ai deficit pubblici aspettiamo: il 21 luglio la Corte dei conti di Parigi si deve esprimere sulla finanza pubblica francese, mentre la Germania ha annunciato nuove misure. Vedremo. Ma oggi più che mai vale quello che ripeto da mesi: i criteri di Maastricht sono semplici riferimenti, che confluiranno in un giudizio globale. Oggi posso dirlo con più serenità, visto che la questione riguarda più altri e meno l'Italia: non esiste che un grande Paese possa restare fuori dall'Euro per pochi decimi di punto». Quindi? «Quindi la moneta unica si farà nei tempi prestabiliti, perché il rinvio sarebbe un danno incalcolabile. E noi faremo la nostra parte per far nascere un Euro forte, confermando con atti concreti la nostra cultura della stabilità. Ci credono già i mercati, perché mai non dovrebbero crederci gli italiani?». Massimo Giannini «Sulla previdenza siamo già nel vivo Separare l'assistenza non è un dietrofront» «La moneta unica partirà di certo nei tempi previsti Gli operatori della finanza già dimostrano di avere fiducia» Economia replica ai critici: il n

Persone citate: Bertinotti, Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Mario Monti