«Ho visto Cunanan la vigilia del delitto»

«Ho visto Cunanan la vigilia del delitto» «Ho visto Cunanan la vigilia del delitto» MIAMI DAL NOSTRO INVIATO «Certo che me lo ricordo. Come avrei potuto dimenticare quelle sopracciglia alla Joan Crawford!». John Roberts è il manager di Twist, un ritrovo notturno frequentato dalla comunità gay e che si trova ad appena due isolati dal palazzo di Gianni Versace. E finora Roberts è l'unico a Miami Beach che ammette di aver visto Andrew Cunanan, il ventisettenne sospettato di aver ucciso lo stilista martedì con due colpi alla nuca. Roberts racconta che Cunanan è venuto al locale in varie occasioni la settimana scorsa. «L'ho visto per l'ultima volta lunedì sera», cioè la sera prima dell'omicidio. «Aveva un'aria strana e mi chiesi chi poteva essere. Se n'è andato via tardi, mi sembra in compagnia di qualcuno. Sa com'è...». La testimonianza di Roberts, che gestisce il locale assieme ad un italo-americano, Frank Santini, è importante perché Twist è uno dei pochi locali gay che Versace frequentava. Ed è possibile che Cunanan si sia recato lì proprio per agganciare lo stilista, per insinuarsi nella sua vita prima di ucciderlo. Dalle interviste condotte in questi giorni pare che Versace preferisse trascorrere le serate a casa. Ogni tanto usciva fuori a mangiare — al Caffé Milano, per esempio, un locale italiano ad appena cento metri da casa sua — ma non faceva «il giro» dei bar gay. Un'uscita ogni tanto, al Twist appunto. Anche nei giorni scorsi? Roberts dice di no, che non vedeva Versace da qualche mese. E questo coincide con la ricostruzione dei movimenti dello stilista prima di martedì. Versace arrivò a Miami la sera di giovedì scorso. Fece una festa a casa sua sabato sera. «Una festa rumorosa. Alcuni vicini si lamentarono per le grida», dice una persona che vi partecipò. Ma nessuno si ricorda di aver visto Cuna- nan alla festa. La sera successiva, domenica, andò a mangiare al Caffè Milano, il ristorante di proprietà del suo amico Massimo Barraca. Quella sera Barraca non c'era — era in vacanza in Italia ed è tornato solo l'altro ieri — e Versace gli lasciò un biglietto per dirgli che era passato e che sperava di vederlo appena tornava. Fbi e polizia di Miami lavorano da tre giorni per stabilire se Cunanan e Versace si conoscevano e se si sono frequentati qui a South Beach nei giorni che hanno preceduto l'omicidio. Ma finora non è emerso nulla per confermare questa ipotesi. «E South Beach è come un piccolo villaggio», dice Barraca. «Se fossero stati visti insieme si sarebbe saputo in giro». L'affermazione che i due si conoscessero è stata fatta nei giorni scorsi da una giornalista del mensile Vanity Fair, la quale ha scritto che Cunanan e Versace si videro al Teatro dell'Opera di San Francisco due anni fa. In quell'occasione lo stilista avrebbe detto al giovane killer: "Ah, mi ricordo di te. Ti ho incontrato a Como"». A rafforzare questa ipotesi è arrivata ieri la dichiarazione di Erik Greenman, un giovane gay che condivise un piccolo appartamento con Cunanan a San Diego fino ad aprile, cioè fino a quando il killer non partì per il suo folle viaggio omicida. «Cunanan mi disse che aveva conosciuto Versace», ha detto Greenman allo Star Tribune di Minneapolis, la città dove cominciò la serie di omicidi. «Era una delle tante storie con le quali amava farsi bello. Aggiunse che era stato un incontro passeggero, una presentazione». L'ex coinquilino ha poi riferito che Cunanan aveva parecchi vestiti griffati Versace, che considerava come una sorta di idolo. Gli inquirenti invitano a trattare con grande cautela ogni dichiarazione perché molta gente è semplicemente interessata a farsi un po' di pubblicità. Ma l'impressione, a tre giorni dall'omicidio, è che comunque i due non si siano frequentati qui a South Beach e che più che conoscersi si erano forse sfiorati in passato, [a. d. r.] Il manager del Twist club per gay vicino alla casa di Versace: «E' venuto l'ultima volta lunedì: aveva un'aria strana»