Nella Miami italiana vince l'indifferenza di Stefano Mancini
Nella Miami italiana vince l'indifferenza Nella Miami italiana vince l'indifferenza MIAMI. «Le sedie di alluminio non sono più su Ocean Drive: le hanno spostate nelle vie secondarie». Le sedie di alluminio sono quelle che stanno all'aperto tutto l'anno per gli anziani che fuggono dal freddo Nord America per godersi un sole tropicale senza rinunciare all'efficienza americana. «Qui ora è un divertimentificio», spiegano gli italiani che a Miami Beach vanno a riposarsi, a lavorare o tutte e due le cose. Sono sempre di più e sempre più giovani, ricchi o acrobati dell'esistenza, ma non si contano, perché ognuno si fa i fatti propri e quando sente la parlata di qualche connazionale scantona. «Versace? Certo non veniva qui a prendere il sole. Abitava nel cuore di South Beach, cercava un certo tipo di mondo, organizzava feste, invitava tante persone», racconta un imprenditore italiano che vuole restare anonimo. «Tre giorni prima del delitto c'era stato un party molto agitato nella sua villa - avrebbero detto invece alcuni vicini di casa, anche loro sotto anonimato -. C'era gente che gridava, che andava via di corsa». L'omicidio è ancora nei titoli di apertura di giornali e televisioni locali. Ma nessuno ammette di aver paura, la vita continua, il «divertimentificio» non chiude né per ferie né per lutto: mercoledì c'erano amici e ammiratori in veglia funebre davanti al cancello dove lo stilista è stato ucciso, mentre le auto sfrecciavano su Ocean Drive come ogni giorno. La sera ha le sue regole e i suoi itinerari. «Il lunedì aprono i locali di una certa zona, il martedì ci si sposta da un'altra parte e così via - spiega un esponente della comunità italiana -. Una lottizzazione pacifica, in modo da far lavorare tutti. La concorrenza si scatena il venerdì e il sabato». Uno dei ristoranti più frequentati dagli italiani è quello del Pelican Hotel, di Renzo Rosso (patron di un grosso marchio dell'abbiglia¬ mento) e Michele Merlo: locale protettivo e ambiente internazionale, dicono i suoi clienti. Qualche sera fa hanno cenato qui i ragazzi della Benetton Basket. Degli stessi proprietari è anche il «Carlyle». Il dopo-cena comincia presto, almeno per le tradizioni italiane. «Il divertimento è meno dissennato che a Riccione - racconta un bolognese che a Miami Beach ama trascorrere l'inverno -. Non me ne abbiano gli operatori della riviera romagnola». Le discoteche inaugurano le danze intorno alle 23, i nostri connazionali vanno al «Bash» o al «Liquid», dove è facile incontrare Boris Becker e altri suoi colleghi tennisti. L'ambiente è più colto nei bar e negli altri spazi comuni dell'hotel «Delano». Non c'è tempo per aver paura: «People live to bave fun», si vive per divertirsi. E' questa la filosofia. I killer? «Non sono un problema locale», rispondono tutti. La metropoli violenta di cui tanto si parla? «Miami Beach e Miami sono due città diverse. Una è in crescita vertiginosa, l'altra sta decadendo. Lì ti ammazzano per rapinarti, qua al massimo ti rubano la macchina». Un italiano accorso davanti a villa Versace pochi attimi dopo l'omicidio riferisce di un uccellino morto trovato dalla polizia accanto al cadavere. «E' un tipico messaggio mafioso. Ma siamo poi sicuri che la soluzione di questo delitto sia così ovvia?», si chiede. L'unica certezza è che soltanto il caso ha portato a Miami Beach vittima e carnefice. Gli stranieri continueranno ad accorrere: i tedeschi a portare capitali, gli italiani a offrire servizi, soprattutto ai turisti (soprattutto italiani). Un grattacielo di 80 piani sta per sorgere. E a qualche chilometro dalla città sopravvive la parte selvaggia di questo lembo di America, tra paludi e canali dove vivono i coccodrilli. Stefano Mancini
Persone citate: Boris Becker, Liquid, Michele Merlo, Renzo Rosso, South Beach, Versace
Luoghi citati: America, Miami, Nord America, Riccione
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