E il Mugello rispose obbedisco

m E il Mugello rispose: obbedisco Ipidiessini doc con lui lavori e pubblicità LE REAZIONI NEL COLLEGIO BARBERINO PEL MUGELLO DAL NOSTRO INVIATO Sotto un sole che schianta, c'è questo Paolo Cocclu' - quarantenne di buon umore, nonché sindaco, nonché dalemiano con occhialini, camicia da ragazzo e orecchie assai rotonde - che entra al bar Da Gigi, ordina il caffè («un 'affé stellina!»), va dritto al pergolato e fingendo burbanza fa: «Chi è che 'un lo voterebbe il Di Pietro?». Al tavolo, dietro ai giornali, spuntano in quattro. Pensionati, tutti ex partigiani, tre pds e un rifondatore. I primi tre ridacchiano, sbuffano. Uno dice: «Io sì, perché?». Il secondo: «Se ne dovrà discorrere». Il terzo: «L'ho saputo all'alba, oh-che-tu lo sapevi?». Il quarto s'aggiusta la camicia: «Bertinotti ha già detto no. Ma che cosa strana ci è capitata in capo!». Il Cocchi acchiappa il caffè, beve, si siede e addiziona il sondaggio richiesto: «Ha capito? Lui lo vota, lui anche, lui pure. Il Pinelli no, o forse sì, che dici Pinelli, telefoni al tuo Bertinotti? Va bè... Per male che vada siamo al 75 per cento. Tolga i rari del Polo, gli stravaganti e scendiamo al 65. Ecco fatto l'incasso di Antonio Di Pietro». Ecco fatto. A squadernare il Mugello, vallone di 200 mila anime che scala il lussureggiante Appennino a Nord di Firenze, potrebbe persino bastare una mattinata al Caffè Da Gigi, piazza bollente di Barberino del Mugello, 9 mila abitanti, paese circondato dai viadotti autostradali, dai fili d'acqua che sgocciolano dentro al Sieve, e poi nell'Arno, fino a Firenze, che qui è guardata con attaccamento e disincanto come tutto il resto della rossa Toscana. Una cassaforte, il Mugello, che allo stato contiene 105 mila voti tatuati ulivo e che dall'altra mattina si è svegliata con uno specchio ficcato dentro a ogni prima pagina di ogni giornale nazionale. Una cassaforte con una combinazione a sorpresa: via Arlacchi, arriva Di Pietro. Perciò: dopo una sgroppata lungo il famoso Valico Appenninico, dove da una ventina d'anni tutto il metallo pesante dell'Autosole va ottusamente a incastrarsi in un disordine rovente, eccoci nella nuova patria della politica italiana, un nordico Molise, dove Di Pietro riverbera di poggio in poggio, di bar in bar, di cellulare in cellulare. A essere precisi i cellulari sono quelli dei sindaci ulivisti. Alle 9 del mattino Paolo Cocchi dice di aver appena sentito Antonio Margheri, sindaco di Borgo San Lorenzo. Alle 12 Antonio Margheri si inette in caccia di Roberto Campomori, sindaco ppi di Palazzuolo sul Senio. Tutti hanno chiamato Firenze, federazione pds, segreterie, amici, amici di partito. Tutti i giornalisti locali hanno chiamato loro. «Un inferno», dirà Antonio Margheri, quarantenne dai capelli grigi, che fuma tra una telefonata e l'altra e non spegne il sorriso. «Mai fatto tante interviste». Per dire che? «Le domande sono sempre quelle: le piace Di Pietro? Cosa dice delle polemiche?». Vabbè, cominciamo dalle polemiche. Senza farla troppo lunga va raccontata così: qui nessuno sapeva niente di niente e la cosa, si capisce, un po' li scoccia. Se n'è lamentato persino il numero uno del pds provinciale Guido Sacconi che ha ti¬ rato la giacchetta di D'Alema: «Ha fatto di testa sua». Ma a mitigare la seccatura, arriva il ragionamento: «Tolto il metodo - dice Margheri -, l'uomo ci piace. La sua storia giudiziaria si chiarirà. Mentre è già chiarissimo che un personaggio così renderà molto visibile il Mugello, i suoi problemi». Visto dal Mugello, il Mugello è l'ombelico d'Italia. Con qualche ragione. Di qui passa il progetto dell'Alta Velocità ferroviaria. Qui si va terminando l'invaso del Bilancino. Qui (soprattutto) si sbroglierà l'annosa questione della Variante di valico, per l'appunto l'ampliamento della strozzatura autostradale che taglia a metà l'Italia e il buon umore del popolo su gomma, cioè noi tutti. «Le ricorda niente? - chiede gentile il Paolo Cocchi -. Bravo. E' stato proprio Antonio Di Pietro, quando era ministro dei Lavori pubblici che venne qui a dirci: mo' apriamo i cantieri». E quasi lo fece. «Quasi... Ma stavolta ci siamo». Salvo che i Verdi... «Sì, quello fu un litigio brutto tra il Ronchi ministro e il Di Pie¬ tro ministro». Quindi? «Quindi, qui nel Mugello, tutti sono più dipietrini che verdi. Si faccia un giro e se ne accorgerà». Vero. L'unico polista incontrato - «Mi chiamo Biagione Giampiero, commercialista» - ha un'aria spavalda da minoranza ereticale: «Oh-chelledevo dire, qui i comunisti sono padroni. Se candidano una capra, eleggono anche quella». Allude? «Per carità! Anche se Di Pietro non mi piace. Ha ragione Berlusconi, ha gettato la maschera, e comunque doveva aspetta- re l'inchiesta...». L'inchiesta, come no. Nella piazza di Borgo San Lorenzo: «Berlusconi ha una bella faccia tosta a dire che Di Pietro si candida per l'immunità. Lui ne ha fatti eleggere una mezza dozzina dei suoi. Lui compreso». Nella biblioteca di Palazzuolo sul Sieve: «Ma io non penso che Di Pietro sia così cretino - va dicendo Roberto Campomori - da agguantare tanti potenti pronti a vendicarsi per poi mettersi a intascare soldi. Qui non ci crede nessuno». Il «qui» è per l'appunto Palazzuolo, paese perso nell'Appennino, dove un giorno Di Pietro apparve davvero. Era il 7 settembre 1996. Si sposava sua nipote Valeria. Lui testimone di nozze. «Fu un giorno magnifico», ti raccontano. Venne, comprò i giornali all'edicola della piazza. Si fece fare la barba. Parlò, benedì. Sparì. Commenti: «E' un gran personaggio». «Poverino, sempre inseguito da voi giornalisti». «Ma si rende conto di quanto bene potrà fare?». «E' un gran lavoratore, uno spiccio». «E poi sa quanta pubblicità per noialtri». Pubblicità? «In senso buono». E dunque: straniero per straniero - «Arlacchi nessuno lo ha più visto» - ben venga il più famoso degli italiani. «Scusi sa, e se ci mettevano un Quirino qualunque?». Qui nessuno ha dubbi e chi ne ha compresi gli sbuffi e le alzate di spalle - li tiene per sé. Il vallone, al momento, non vede l'ora di godersi il prime time della politica. Pino Corrias «Tonino è un gran lavoratore oltre che un tipo spiccio Ma vi rendete conto di quanto bene potrà fare?» Dice un polista: «I comunisti qui la fanno da padroni Anche se candidano una capra riescono a farla eleggere» iVoiano Barberino del Mugello LPRAT0 t I 200.000 abitanti della zona, il 21 aprile '96 hanno votato così: il 66,5% per l'Ulivo e il 26% per il Polo «Vaglia # il 11 Sanloìrenzo^ i Dicomcno §: m Nella foto, una veduta del Mugello un vallone di 200 mila abitanti che da sempre è considerato una cassaforte di voti sicuri per il partito della Quercia

Luoghi citati: Barberino Del Mugello, Borgo San Lorenzo, Firenze, Italia, Molise, Palazzuolo Sul Senio, Toscana